Fear of the Dark
7 9 2017
Fear of the Dark

“Se le paure, la notte, i mostri, le visioni, le vertigini dell’incubo mi hanno accompagnato in questo anno faticoso e fortunato, è grazie ai lettori e ai librai che ho incontrato”

Uno spazio riservato agli appassionati di giallo, protagonisti gli autori internazionali e italiani di questo genere.


«Cito Donato Carrisi: non sai davvero cos’è la paura finché non senti un colpo di tosse provenire da sotto il tuo letto» ha dichiarato Mirko Zilahy, gettando immediatamente il suo pubblico nel clima da brividi del suo ultimo thriller, La forma del buio (Longanesi, 2017), la dimensione della paura più profonda.

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Zilahy, che ha esordito l’anno scorso con È così che si uccide (Longanesi, 2016), ha presentato il secondo capitolo di una trilogia che vede protagonista Enrico Mancini, un commissario di polizia dalla personalità metamorfica, alle prese con un passato doloroso ed efferati omicidi da risolvere. Mancini cerca le tracce dell’assassino attraverso la Roma dei grandi parchi e delle maestose ville che nascondono un lato inquietante; si tratta di luoghi che Zilahy, confessa a colloquio con Luca Crovi, giudica protagonisti della sua infanzia e complici delle sue paure. Le statue di Villa Borghese si sono trasformate in mostri, che il romanziere ha cercato di esorcizzare e tramutare nella creazione letteraria, in una commistione di spunti biografici, tessere del reale e dell’immaginario. Oltre l’atmosfera dickensiana che permea il thriller, quello che colpisce di La forma del buio è la dimensione figurativa del delitto, che ricorda scene del crimine alla Dario Argento.

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Abilmente modellato dal killer nel momento del rigor mortis, il cadavere diviene opera d’arte, linguaggio d’espressione di un perverso scultore che tenta di imporre la propria straniante visione della realtà; solo il commissario Mancini sa leggere ogni dettaglio di questo cupo alfabeto, allievo di quel paradigma indiziario inaugurato da Poe e portato avanti da Doyle, Chandler o Stevens.

Nelle références letterarie di Zilahy, ex accademico a Dublino, si intravede il professore universitario di letteratura che coniuga alla detective story di ispirazione vittoriana le tinte fosche del thriller e dell’horror attuali, dimostrando che la tradizione si armonizza perfettamente con il gusto del grande pubblico. Come sottolinea a più riprese l’autore, le barriere tra letteratura alta e letteratura di consumo possono crollare in un ottimo prodotto di Popkultur. Non stupisce che la trilogia sia destinata anche a una trasposizione cinematografica, probabilmente sotto forma di serie tv – così ha dichiarato il romanziere in una precedente intervista. Espressionistico e preciso Mirko Zilahy non rinuncia mai a una narrazione di qualità, dove l’attenzione figurativa e la ritmica concitata coinvolgono a pieno il lettore.

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