Quando basta una matita per schiarirsi le idee
Ci sono diversi modi di raccontare e raccontarsi. Per Gusti e Nicoz Balboa, il mezzo migliore è il romanzo illustrato o graphic novel. Anche se provengono da esperienze diverse, entrambi i libri dei due autori sono diari di chi cresce un figlio attraverso gioie e difficoltà.
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Mallko e papà narra un rapporto di grande affetto tra un padre, Gusti, e il suo
bambino nato con la sindrome di Down. Per l'autore scrivere questo
libro ha avuto un valore terapeutico: «I
figli sono come i disegni, non vengono come li hai immaginati.
Inizialmente non lo accettavo, ma comporre il diario è stato una
vera e propria guarigione». Mettere se stessi su un foglio bianco
significa riflettere su ciò che siamo, poterci specchiare e decidere
di migliorare: «Ho imparato ad estrarre Excalibur, ad essere non il
più forte, ma il più puro di cuore. Anche se in questo caso non si
tratta di una spada, ma di una matita». Non può fare a meno del
lapis e del taccuino, suoi fedeli compagni di vita e nella stesura
del graphic novel l'illustrazione precede il testo, poiché la prima
lo aiuta a togliere la nebbia e il secondo funge da ulteriore
chiarificazione.
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Il
progetto di Nicoz Balboa ha una genesi molto particolare: inizia dal
suo feticismo per i quaderni, dal bisogno di comprare l'ennesima
agenda, che inizialmente pensa di riempire con un autoritratto al
giorno. L'idea di base però cambia, la paura del vuoto bianco la
porta a fare molto di più. Da diversi anni tiene un diario
giornaliero, e gli estratti dal 2011 al 2013 sono divenuti parte di
Born to lose:
«non
mi ero resa conto del percorso compiuto dal personaggio, da me
stessa, finché non ho ordinato e selezionato le tavole».
La raccolta nasce da un magma apparentemente confuso, da certi
timori, tra cui la paura di non essere una brava madre e da un senso
mancanza; ammette Nicoz di avere scritto con una sorta di
inconsapevolezza e con infelicità che non riusciva a comprendere.
Tratteggiare, mixare i colori è stato per lei molto liberatorio ed
una presa di coscienza riguardo al fatto che per prendersi cura dei
propri cari, bisogna prima saper curare noi stessi.
Per entrambi gli autori il diario è un genere molto accessibile: tutti possiamo tenere un diario, poiché non conta il giudizio altrui sul risultato, ma la nostra esperienza di elaborazione.