I temi e i progetti della XX edizione
29 6 2016
I temi e i progetti della XX edizione

In attesa del programma completo, un itinerario nel Festival che verrà

Festivaletteratura arriva quest'anno alla sua ventesima edizione. Il corteo festoso con cui si è pensato di accompagnare questa speciale ricorrenza si è avviato già da febbraio di quest'anno: scrittori e artisti da tutto il mondo sono scesi a Mantova – insignita del titolo di Capitale Italiana della Cultura 2016 – per colorare di Festival già i mesi invernali e primaverili di questo ventesimo anno. Tra questi incontri fuori stagione, in particolare i Fantafestival, in cui alcuni dei più fedeli amici della manifestazione – Lella Costa, Bruno Gambarotta, Beppe Severgnini, Luca Molinari, Beppe Finessi – si sono divertiti a cucire insieme voci e interventi da diverse edizioni del Festival, hanno posto le migliori premesse per provare a rispondere a una domanda fondamentale: come siamo arrivati a questo punto?

Da questi sondaggi nel vasto corpo dei documenti nell'Archivio di Festivaletteratura e dal personale montaggio che ciascuno degli autori ne ha realizzato non sono uscite delle agiografie della manifestazione, ma piuttosto una serie di inattese riflessioni sul suo funzionamento. Osservato da questo punto di vista, Festivaletteratura si dimostra una lingua viva, che ha saputo sviluppare una sua grammatica in costante evoluzione nel tempo, fatta di forme, relazioni, costruzioni di senso, pratiche d'uso che la rendono unica e riconoscibile. Una lingua che non teme di contaminarsi, di prendere a prestito, di disporsi su più registri, di inventare parole nuove, e che in vent'anni decine di migliaia di persone hanno imparato a parlare facendone uno strumento di confronto e condivisone.

Mettere scrittori e lettori in uno stesso discorso: questa senz'altro è l'unità di base su cui si regge ancor oggi la grammatica del Festival. Traducendo una fortunata formula anglosassone, Festivaletteratura ha annullato le distanze tra chi scrive e chi legge senza confondere i ruoli e ha aperto una relazione a doppio senso di percorrenza. In ogni incontro gli autori sono chiamati a mettersi in gioco di fronte a un pubblico che ascolta, chiede, rilancia. Attraverso questa formula semplice e oggi ampiamente diffusa, Festivaletteratura ha saputo soprattutto intercettare e dare espressione a un sentito bisogno di confronto su questioni che la letteratura propone e mette in discussione.

Da questa spinta è venuto il coraggio per provare modalità d'incontro sempre più originali. Con blurandevù sono saliti sul palco a far domande agli autori ragazzi con meno di vent'anni, con le lavagne si sono portati in piazza esperti a spiegare i fondamenti delle proprie discipline, si è chiesto agli scrittori di donare una parola della propria lingua e ne è nato il vocabolario europeo, e ancora si è dato vita alle retrospettive sugli autori, ai translation slam, e a cento altre formule mutuate poi felicemente da altre manifestazioni in tutta Italia.

Ancora più ardito è stato il lavoro sui bambini: il Festival – fin dalla prima edizione – non solo ha rivolto una particolare attenzione a questa fascia di pubblico, ma ha accuratamente evitato di fare degli appuntamenti per i lettori più giovani una sezione a parte. Gli incontri per adulti e ragazzi – più di mille dal 1997 al 2015 – si presentano nel programma volutamente mescolati, con un travaso di autori e formule da un pubblico all'altro. Non è un caso che proprio a Festivaletteratura un premio Nobel come Toni Morrison si sia confrontata con i bambini per la prima volta nella sua carriera, o che si sia scelto di aprire a piccoli e grandi insieme un significativo numero di eventi.

Arte, design, architettura, cinema, teatro sono alcuni dei linguaggi da cui Festivaletteratura più ha cercato di prendere a prestito in questi vent'anni. Rassegne come Pagine Nascoste o i dialoghi di la scrittura in scena sono solo una delle facce di questa continua interazione. Anche in questo caso l'intento non è stato quello di creare delle collateralità o recinti riservati a pubblici specialistici, ma di sparigliare le carte. Che il dialogo non sia mai stato convenzionale e che l'invito mandato dal festival sia stato accolto come una sfida lo dimostrano ad esempio i mesi di lavoro – e l'emozione – che maestri come Angelo Mangiarotti o Achille Castiglioni hanno dedicato ai loro interventi.

La ricerca di connessioni inedite tra passato e presente è stata un'altra delle soluzioni che hanno permesso al Festival di fare scoperte e generare nuovo significato. Al Festival non si è semplicemente parlato di autori del passato. Primo Levi nel 2007 è diventato una scuola; l'Orlando Furioso una festa che nel 2012 ha posto a cimento oltre quaranta scrittori; nel 2010 Ennio Flaiano addirittura una biblioteca. A ogni edizione in modo diverso le idee e i testi dei secoli passati vengono ripresi per la loro sconcertante attualità o per mettere alla prova la tenuta e il valore delle trasformazioni culturali in atto nel nostro tempo.

Negli anni la definizione del programma si è trasformato in un lavoro di produzione aperto ogni volta a collaborazioni diverse, grazie al quale Festivaletteratura ha potuto proporre contenuti, spazi laboratoriali e officine progettuali svincolati dalle logiche del libro in uscita e con un coinvolgimento del pubblico sempre più attivo. Esempi di questo modo di operare sono i quaderni di scuola (2011), le biblioteche sulle favole d'autore e sul gotico italiano (2014 e 2015), progetti di ricerca storica partecipata come le genealogie, i soldati negli archivi, la storia della mia casa, o la più ambiziosa e futuristica sfida lanciata a partire dal 2015 con prototipi, lo spazio di progettazione di neo-libri con cui il Festival ha voluto affrontare di petto la questione fino a oggi elusa del libro nell'era digitale.

La parola al Festival continua a restare agli autori. Dal 1997 a oggi ne sono passati a Mantova oltre 4000. Tra maestri indiscussi della letteratura contemporanea, talenti emergenti e scrittori che nel tempo sono divenuti assidui frequentatori della manifestazione, Festivaletteratura ha puntato alla qualità della presenza, seguendo strade solo apparentemente divergenti. Se gli incontri con i premi Nobel hanno scandito la storia della manifestazione, è nel lavoro di scouting – valorizzando spesso le scelte della piccola editoria e sapendo guardare a quel che si muove al di fuori dei nostri confini (basti pensare a Scritture Giovani) che Festivaletteratura ha impegnato le sue migliori energie.

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Festivaletteratura negli anni è diventato involontariamente (ma con soddisfazione) anche un terreno dove vengono concepiti nuovi progetti destinati a svilupparsi altrove. Dagli incontri più o meno casuali tra gli scrittori presenti a Mantova nascono spesso idee per l'anno successivo o si iniziano a pensare libri, spettacoli, persino festival letterari che vedranno la luce lontano da Mantova. Il clima che si respira fa bene agli scrittori, e peraltro gli scrittori restano i migliori e più convinti ambasciatori di Festivaletteratura. È grazie a quanto raccontano del Festival che ogni anno agenti editoriali e responsabili di festival letterari di tutto il mondo chiedono di venire a Mantova.

Festivaletteratura ha in qualche modo anche riscritto la città: ha colto la vocazione dei suoi spazi storici e li ha restituiti alla loro funzione civile, ne ha interpretato la misura urbana come dimensione ideale per favorire il dialogo e la prossimità. Sono 160 i luoghi che in vent'anni il Festival ha aperto agli incontri: Mantova ne è così uscita con una mappa completamente nuova, e forse con una coscienza diversa.

E la ventesima edizione di Festivaletteratura si aprirà proprio con un grande, travolgente corteo per le vie della città imbandierate a festa: per domenica 4 settembre sono attesi a Mantova da tutto il mondo gli oltre 5000 volontari che hanno dato vita ed energia al Festival dal 1997 ad oggi. Musiche, canti, manifestazioni di gioia, tripudio di coriandoli e di fazzoletti agitati al vento per salutare e dire grazie a chi si è fatto blu per Festivaletteratura, a chi – tolta la maglietta – ha fatto fruttare l'esperienza del Festival in nuovi, entusiasmanti progetti.

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Chiusa la parata – che sarà preceduta sabato 3 settembre da un'anteprima con Jonathan Safran Foer, tornato al romanzo dopo undici anni – il Festival tornerà alla sua sorprendente normalità, nei canonici cinque giorni che quest'anno vanno da mercoledì 7 a domenica 11 settembre, ponendo la letteratura al centro e facendone ancora una volta lo spazio in cui ritrovarsi.

Se c'è un filo che accomuna molti dei narratori ospiti in quest'edizione è proprio l'affidare alla letteratura le proprie storie personali: ricongiungere i frammenti di un'esistenza, dare luce con la scrittura a un preciso istante della propria vita, seguire per ampie campiture romanzesche le intricate vicende di una famiglia. Nell'assenza di coordinate certe per la navigazione nella contemporaneità, la letteratura si offre per molti autori come uno strumento per trovare un posto nel mondo, per ricollocare la propria esperienza. Tra memoir e microstorie, saghe familiari e auto-fiction, ecco arrivare al Festival autori come l' irlandese Edna O'Brien, il premio Pulitzer americano Roger Rosenblatt, la vincitrice del Prix Goncourt Lydie Salvayre, Dany Laferrière, autore di romanzi d'impronta autobiografica e primo scrittore di origine haitiana a divenire accademico di Francia. Al proprio personale passato guardano Siegmund Ginzberg e Wlodek Goldkorn raccontando attraverso mirabolanti genealogie la storia europea del Novecento, il giudice Ennio Fassone, riprendendo in mano la corrispondenza tenuta per anni con un condannato per mafia, o Mario Fortunato, per dire di una gioventù oggi fuori da qualsiasi esperienza, come quella da vissuta a fianco di Pier Vittorio Tondelli e Filippo Betto. E nella scrittura cercano il senso delle passioni e del lavoro di una vita figure come Charlotte Rampling, Silvia Vegetti Finzi, l'antropologa Clara Gallini o Francesco De Gregori, al Festival per raccontare e per raccontarsi.

Gli autori del passato offrono sempre un approdo utile e a chi è in cerca di sé e delle domande giuste da rivolgere al proprio tempo. Nell'anno delle celebrazioni shakespeariane, Jeanette Winterson e Howard Jacobson tornano al Festival per portare la propria riscrittura di alcune delle opere del Bardo – rispettivamente Il racconto d'inverno e Il mercante di Venezia –, mentre un'articolata antologia shakespeariana e al centro del recital della poetessa Patrizia Cavalli. Cees Nooteboom si raccoglie idealmente in meditazione sulle tombe dei poeti, Senel Paz si confronta con Gabriel García Mrquez, lo scrittore argentino Alan Pauls si immerge nell'universo di Jorge Luis Borges per distillare lo specifico carattere borgesiano, Lyndall Gordon e Stefania Bertola si misurano nuovamente con l'opera di Charlotte Brontë. Alla grande letteratura si affida il giurista Bruno Cavallone per tentare una lettura antropologica del processo; così come – parlando ai ragazzi – Pino Costalunga sente l'esigenza di tornare a Roald Dahl. Nel dialogo a distanza con gli intellettuali che nel corso dei secoli hanno occupato le poltrone dell'Académie française, l'accademico di origine libanese Amin Maalouf cerca di delineare il profilo di un'identità francese oggi più che mai contesa e in evoluzione, in un anno in cui al Festival la presenza d'oltralpe è particolarmente significativa (oltre agli autori già citati, saranno a Mantova tra gli altri Christophe Bataille, Sorj Chalandon, Christophe Léon, Guillaume Musso, Olivier Rolin, Antoine Volodine). Nello stesso solco si colloca l'intima lettura di Nanni Moretti del romanzo epistolare Caro Michele di Natalia Ginzburg, nel centenario della nascita della scrittrice.

Ai carteggi come forma di reciproco rispecchiamento nella scrittura, ricercato spazio di confidenza e al tempo come paziente tessitura di relazioni, trame e mondi è dedicata quest'anno un'attenzione non marginale. In anteprima nazionale, sarà rappresentata al Festival Lettere dalla notte, una scelta delle lettere tra Nelly Sachs e Paul Celan che Chiara Guidi propone come spettacolo ed esercizio di coro civile e Anna Ruchat e Giulio Busi come conversazione di poesia. Attesissimo giunge l'epistolario di Baldassarre Castiglione, affresco sofferto e grandioso della vita culturale, artistica e diplomatica al tramonto del Rinascimento presentato da Angelo Stella e Stefano Jossa; mentre nel privatissimo carteggio tra Cristina di Lorena e Caterina de'Medici Gonzaga – raccontato al festival da Maria Pia Paoli ed Elisabetta Stumpo – si assiste a un dialogo tra madre e figlia sul ruolo della donna tra limiti e opportunità dell'ordine sociale seicentesco. La scrittura diaristica vede invece un appuntamento nel programma dei ragazzi, curato da Guido Sgardoli e Fabrizio Casa.

Sugli spazi di libertà femminile, sulle scelte per affermare un'identità sempre costretta in schemi e stereotipi di subalternità, insistono molti degli appuntamenti in calendario quest'anno al Festival. Una discussione aperta sul tema della maternità accomuna gli incontri tra la francese Linda Lê e Flavia Piccinni e tra la narratrice irlandese Maggie O'Farrell e Gaia Manzini. Laura Lepetit con Ginevra Bompiani ripercorre il suo cammino di femminista atipica; Paolo Ercolani propone una riflessione sulla storia della misoginia; mentre di corpi femminili mercificati e sottomessi ai desideri maschili Michela Murgia parla con la giovane scrittrice Louise O'Neill, autrice di un distopico romanzo che ha profondamente scosso il pubblico americano. Presenze femminili di grande forza letteraria a Festivaletteratura 2016 sono senz'altro l'irlandese Anne Enright, vincitrice nel 2007 del Man Booker Prize; la gallese Sarah Waters, nuova interprete del romanzo d'epoca vittoriana; l'argentina María Teresa Andruetto, autrice crossover vincitrice nel 2012 del Premio Andersen per la letteratura d'infanzia; e Dorit Rabinyan, la giovane autrice israeliana censurata in patria per aver raccontato nel suo ultimo romanzo una storia d'amore tra un artista palestinese e una ricercatrice figlia d'ebrei iraniani. A Elena Ferrante e al suo successo negli Stati Uniti è dedicato un incontro che vede protagonista, insieme a Luisa Muraro, la giovane Jami Attenberg, tra le più interessanti voci della letteratura ebraica americana.

Anche quest'anno Festivaletteratura inserisce in programma un focus dedicato a una delle letterature che si dimostrano di maggiore vitalità e interesse nel panorama internazionale. Nel 2016 l'attenzione si concentra sulla letteratura canadese, impostasi prepotentemente alla ribalta in questi ultimi anni dopo il premio Nobel a Alice Munro. La scelta come sempre ha privilegiato autori che hanno ottenuti numerosi riconoscimenti all'estero ma forse ancora non adeguatamente conosciuti in Italia. Oltre al già citato Laferrière, saranno al Festival la poetessa e narratrice Jane Urquhart; Alan Bradley, affermato autore di storie di mistero; Frances Greenslade, scrittrice che di recente ha felicemente esordito nel romanzo; Allan Stratton, universalmente noto per i suoi libri rivolti al pubblico degli adolescenti.

Nel segno del ritorno si possono accomunare alcune delle più attese presenze di grandi scrittori stranieri al prossimo Festival. A questa ventesima edizione il pubblico avrà modo di rincontrare dopo un lungo periodo di assenza autori come Julian Barnes, Jonathan Coe, Jay McInerney e Alain de Botton. E decisamente internazionale è il tono che assume quest'anno il giallo a Festivaletteratura: gli appassionati del genere potranno soddisfare la propria sete di delitti negli incontri con Louise Doughty, seguitissima autrice inglese oltre che critico letterario, il danese Jussi Adler-Olsen e la britannica Fiona Barton, il cui ultimo thriller è stato tradotto in ventotto paesi. Narratore inclassificabile e felicemente enciclopedico è l'inglese David Mitchell, più volte finalista al Booker Prize. Sul fronte della letteratura per ragazzi, oltre ai nomi già segnalati, spiccano senz'altro quelli di Martina Wildner, vincitrice nel 2014 del Deutscher Jugendliteraturpreis, dell'islandese Thórarinn Leifsson e – per i piccolissimi – della scrittrice e illustratrice francese Magali Le Huche e di Mo Willems, popolarissimo autore delle storie di Reginald e Tina.

L'azione di scouting verso nuovi talenti della letteratura europea prosegue come sempre con Scritture Giovani, in collaborazione con l'Hay Festival e l'internationales literaturfestival berlin. Un'edizione tutta la femminile quella di quest'anno, che porterà a Mantova Ilaria Gaspari, Rebecca F. John, Mercedes Lauenstein e Nina Polak a mostrare il proprio valore nella stesura del racconto richiesto dal progetto sfidando nientemeno che uno dei capolavori shakespeariani: Much Ado about Nothing. I nuovi lemmi del Vocabolario Europeo – come sempre coordinato da Giuseppe Antonelli e Matteo Motolese – saranno scelti quest'anno da Sorj Chalandon, Jenny Erpenbeck, Gazmend Kapplani, Thórarinn Leifsson, Michela Murgia, Jo Shapcott e Fredrik Sjöberg.

Per venire alla narrativa italiana, Stefano Benni sarà al Festival per festeggiare con una folta schiera di amici i primi quarant'anni di Bar Sport. Marco Malvaldi e Chiara Valerio spiegheranno come due "scienziati" possono trasformarsi in amanti della letteratura, Hans Tuzzi e Antonio Manzini si confronteranno sullo stato dell'editoria, i suoi meccanismi e il rapporto con i lettori; degli effetti benefici della letteratura parleranno invece Marcello Fois e Fabio Stassi. A rappresentare il giallo italiano saranno Gianni Farinetti, Lodovico Festa e Alessandro Robecchi, il racconto fantapolitico Giovanni Floris, mentre a difendere un romanzo intimista, più orientato sugli affetti e sulle diverse fasi della vita saranno Beatrice Masini ed Elvira Seminara. Tra gli autori più giovani vanno senz'altro segnalati Emiliano Poddi, Stefano Trinchero e, nell'ambito della poesia, Giorgio Ghiotti accompagnato da Vivian Lamarque. Tornano al Festival per raccontare nuove storie Simonetta Agnello-Hornby, Tullio Avoledo, Roberto Calasso, Erri De Luca, Paolo Maurensig e Antonio Pennacchi.

La ventesima edizione non volge però le spalle al mondo. Quelli che stiamo affrontando sono tempi di grandi rivolgimenti in terra e nell'aria, e il Festival cerca di non essere semplice spettatore. Prima di tutto riguardo all'ambiente. Un grande scrittore sarà chiamato a interrogare un esperto come Grammenos Mastrojeni per capire che cosa può fare, oggi, la letteratura per cercare di sensibilizzare tutti noi a cambiare i nostri comportamenti quotidiani che contribuiscono ad accelerare l'inarrestabile surriscaldamento del pianeta. A molti degli ospiti presenti il Festival chiederà di suggerire una azione da tentare come donne e uomini della cultura e dell'arte per far sorgere una nuova sensibilità ambientale. Questi brevi interventi, previsti all'interno dei normali incontri in programma, saranno poi raccolti e diffusi attraverso il sito di Festivaletteratura. Alle diverse declinazioni del tema ambientale sono inoltre previsti specifici appuntamenti all'interno del programma. Carlo Petrini e Pavan Sukhdev, economista che ha lanciato il modello di Corporation 2020 per un'impresa attenta alla natura e alla società, si confronteranno su come soddisfare il fabbisogno alimentare del pianeta in un clima che cambia; Ferdinando Boero e Serenella Iovino si interrogheranno sul concetto di ecologia a 150 anni dalla sua prima formulazione; Emanuele Bompan si soffermerà sul concetto di economia circolare e rigenerativa; Daniele Pernigotti proverà a spiegare ai ragazzi le nostre responsabilità rispetto all'emergenza climatica.

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Oggi c'è un rapporto sempre più stretto tra le ripercussioni dei cambiamenti climatici – l'innalzamento del livello dei mari, la desertificazione, etc. – alle migrazioni dei popoli: alcune stime prevedono che solo tra dieci anni il clima sarà la principale causa dello spostamento di intere comunità da una parte all'altra del pianeta. All'esodo di singoli e popoli dalle proprie terre di origine, al bruciante tema delle frontiere, alle ridefinizioni identitarie in relazione alle presenze percepite come straniere è dedicato ampio spazio all'interno del programma 2016. Un infopoint sulle migrazioni, realizzato in collaborazione con Open Migration e Forensic Oceanography, sarà aperto in piazza delle Erbe per tutta la durata della manifestazione. L'infopoint punta a fornire gli strumenti di base per affrontare la complessità dei fenomeni migratori in corso e della loro storia recente, superando le letture semplificatorie ed emotive offerte dall'informazione mainstream. Attraverso dati, elaborazioni grafiche, bibliografie mirate, produzioni video, collegamenti streaming dai più caldi punti di accesso alla fortezza europea, il pubblico avrà l'opportunità di prendere coscienza dei movimenti in corso e di formarsi un'opinione più consapevole. Non meno autorevoli le voci di narratori, poeti e intellettuali presenti al Festival – Gazmend Kapllani, Alessandro Leogrande, Jenny Erpenbeck, Juan Villoro, Leonardo Zanier – che ci riportano alle tormentate storie dell'immigrazione o, come per lo scrittore algerino Boualem Sansal, agli incubi che può suscitare lo scontro culturale, o ancora alla ridefinizione dei diritti e del concetto stesso di cittadinanza, come sostiene l'ex-ministro francese Christiane Taubira. Di migrazioni parlerà anche – con i ragazzi – lo spettacolo di Maman Ida. Il Mediterraneo è il protagonista principale di gran parte questi racconti, come luogo di relazione e di erranza, di contagio culturale e di naufragio delle speranze, come riveleranno gli incontri col Prix Goncourt 2015 Mathias Énard, Franco Cardini, Alessandro Vanoli. Ad Alessandria d'Egitto, fascinoso crocevia di lingue, religioni e idee di libertà, è quest'anno la città in libri scelta da Elisabetta Bartuli e Luca Scarlini per essere visitata attraverso una bibliografia ragionata, offerta in lettura ai frequentatori del Festival presso la Tenda dei Libri. La biblioteca comprenderà testi greci, ebraici e arabi, nonché scritti di visitatori di eccezione (da E. M. Forster ad Anatole France) e romanzi e libelli legati alla presenza di una costola dell'anarchia italiana e ospiterà eccezionalmente gli interventi di due profondi conoscitori di Alessandria: Umberto Pasti ed Elia Schilton.

Le storie di migrazione sono senz'altro l'esempio più forte di una propensione al racconto del reale che si può cogliere anche in molti altri autori ospiti a questa edizione, e che a volte sfocia in una rappresentazione più viva e potente della storia recente, come accade per il Sudamerica di Juan Gabriel Vásquez e Paco Ignacio Taibo II, per il lontano oriente del coreano Jung-myung Lee, per i tropici esplorati dai ricercatori occidentali di Lily King. In quest'ambito si collocano senz'altro gli incontri di Angelo Ferracuti e Giorgio Boatti sull'Italia di profondità e di Filippo Minelli, Emanuele Galesi e Wu Ming 1 sugli scempi architettonici della pianura padana, di Concita De Gregorio sulle ragazze di oggi e di Eraldo Affinati sulle Barbiana del nostro tempo. In piazza Alberti torna Meglio di un romanzo, la call for papers indirizzata a giovani dai 16 ai 30 anni pronti a sottoporre il proprio progetto di giornalismo narrativo alla valutazione di reporter esperti e del pubblico presente. Per la prima volta quest'anno, il progetto più interessante in relazione ai temi previsti per l'edizione 2017 sarà sostenuto da Festivaletteratura e sviluppato sul sito internet www.festivaletteratura.it. La rassegna stampa mattutina delle Pagine della cultura vedrà invece impegnati Louise Doughty, Mathias Énard, Evgeny Morozov e Dorit Rabynian, intervistati da Alberto Notarbartolo e Piero Zardo.

Dal racconto dal vero alla realtà aumentata: nello spazio delle Cantine di Vincenzo Gonzaga sarà possibile quest'anno entrare in mondi virtuali, perdersi nelle simulazioni di futuri possibili, assumere identità nuove e provvisorie. Storie di videogames è la prima spedizione esplorativa che il Festival compie nelle profondità dell'universo videoludico. Grazie a un'ineguagliabile capacità di ibridare i linguaggi, di ricampionare attraverso la tecnologia le più diverse fonti di ispirazione, i videogiochi si propongono oggi come uno dei territori di maggiore sperimentazione dal punto di vista della narrazione e della creatività artistica, e per la possibilità di simulare comportamenti e soluzioni che possono orientare le scelte per il nostro futuro. Attraverso una serie di incontri, laboratori e "sessioni di avviamento critico" ai videogiochi, si affronteranno (e si giocherà su) le questioni di filosofia, semiotica ed estetica; gli aspetti di condizionamento produttivo, di libertà di espressione e di relazione con le altre arti; le opportunità di ricerca sociologica e di attivismo politico che ruotano intorno ai videogiochi grazie ai contributi di Isabelle Arvers, Andrea Babich, Matteo Bittanti, Fabio "Kenobit" Bortolotti, Andrea Dresseno, Riccardo Fassone, Gabriele Ferri, Stefano Gualeni, Mauro Salvador, Valentina Tanni e We Are Müesli e alla partecipazione straordinaria di Tullio Avoledo e Davide Morosinotto. Per tutta la durata del Festival sarà attiva una sala giochi evoluta, a cura dell'Archivio Videoludico della Cineteca di Bologna, per consentire al pubblico di avvicinarsi alle più importanti opere videoludiche dalle origini ai nostri giorni, con una particolare attenzione alle punte più avanzate della produzione indie contemporanea, ma senza trascurare l'importanza ormai archeologica delle console a 8 bit.

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Prosegue nel 2016 la ricerca di prototipi, l'officina di Festivaletteratura rivolta alla creazione di nuove forme del libro per l'era digitale. Anche quest'anno il laboratorio, che prevede la partecipazione di giovani tra i 18 e i 32 anni, inizierà la sua attività nelle settimane antecedenti al Festival, presentando nel corso della manifestazione i primi risultati della ricerca. L'idea progettuale di quest'anno, lanciata dall'architetto e designer Riccardo Blumer, invita i giovani partecipanti a lavorare su sistemi di scrittura automatica a bassa complessità e di narrazione accompagnata, in relazione alle aggregazioni di storie che i potenti algoritmi alla base dei sistemi dominanti operano quotidianamente sulle informazioni che lasciamo in rete nel momento in cui ci relazioniamo su internet. Su questi stessi temi e più in generale sull'influenza delle nuove tecnologie nella nostra vita di oggi e nella costruzione del nostro futuro, vanno segnalati in programma gli incontri con Alec Ross, già consigliere per l'innovazione di Hillary Clinton, Evgeny Morozov e Corrado Augias, che riprenderà la riflessione sul futuro del libro avviata in occasione della sua partecipazione alla prima edizione del Festival nel 1997.

Un rovesciamento del normale verso di percorrenza dell'asse temporale nel rapporto con la memoria sarà tentato quest'anno con L'immagine della città, il nuovo progetto che prosegue la consolidata collaborazione con l'Archivio di Stato di Mantova. Non più una ricerca della (propria) storia attraverso i documenti depositati in archivio, bensì una costruzione attiva della memoria comune: con L'immagine della città Festivaletteratura lancia una campagna universale di documentazione fotografica di Mantova da consegnare collettivamente alla posterità. A partire dal mese di luglio e fino alla fine del Festival, chi abita, lavora, ha relazioni e vita a Mantova, chi passa da turista o arriva proprio per Festivaletteratura, verrà invitato a consegnare non più di cinque scatti fotografici che – secondo il proprio personale giudizio – sintetizzano l'immagine della Mantova di oggi da tramandare alle generazioni future. Le fotografie – raccolte durante l'estate attraverso l'apposita interfaccia disponibile sul sito www.festivaletteratura.it e nei giorni della manifestazione anche presso la Sacrestia dell'Archivio di Stato – saranno ordinate e classificate durante il Festival e commentate "a caldo" da esperti di diverse discipline – Domenico De Masi, Giuseppe Mazza, Luca Molinari – per comprendere, attraverso le immagini che sono arrivate, che idea abbiamo di città, come fissiamo la nostra identità rispetto ad essa, che cosa vogliamo salvare del nostro tempo presente per il futuro. Un discorso sulla rappresentazione della città sarà condotto anche nell'ambito degli appuntamenti dedicati tradizionalmente all'architettura e al design da Sergei Tchoban, mentre di rappresentazione fotografica parlerà Oliviero Toscani, Stefano Boeri dell'esperienza dei giardini verticali, ancora Luca Molinari – in dialogo con Marco Belpoliti – del concetto di casa.

Dalle memorie per il futuro alle intuizioni scientifiche che trovano riscontro sperimentale dopo cento anni. L'osservazione delle onde gravitazionali annunciata all'inizio di quest'anno, che rappresenta una conferma della Relatività Generale esposta da Einstein nel 1915, è stata salutata come una delle più importanti scoperte scientifiche di tutti i tempi. Questo evento straordinario dà al Festival l'occasione per interrogarsi su che cos'è una scoperta scientifica (qual è il suo valore, la sua "tenuta", il suo rapporto con la verità) e come si opera oggi per arrivarci. Eugenio Coccia, Harry Collins e Alberto Vecchio, insieme ad Amedeo Balbi, saranno impegnati in una serie di incontri per adulti e bambini e di lavagne a illustrare, da diversi punti di vista, questa eccezionale avventura della conoscenza in cui si sono trovati direttamente coinvolti. La proposta di incontri scientifici si completa con gli interventi del neurobiologo Joseph LeDoux sull'esperienza dell'ansia, di Gavin Francis sulle meraviglie del corpo umano, di Massimo Pigliucci e Guido Barbujani sul superamento dei precetti del darwinismo, di Vittorio Gallese e Michele Guerra sulle relazioni tra neuroscienze e percezione cinematografica.

Tra meraviglia e insaziabile desiderio di conoscenza del mondo naturale si collocano i percorsi tra le collezioni scientifiche mantovane del '700 e dell''800, realizzati in collaborazione con l'Associazione per il Parco. All'interno delle incredibili wunderkammer di Palazzo d'Arco, ricolme di conchiglie, fossili, animali e minerali, narratori come Gabriele Di Fronzo o artisti come Enrica Borghi si muoveranno alla ricerca di storie curiose e di inattese connessioni con il presente. Vicine a questa sensibilità sono le performance di anatomia emotiva che Sissi terrà presso la Biblioteca Teresiana, il percorso dello scrittore ed entomologo Fredrik Sjöberg tra le teche d'insetti di Bosco Fontana, l'incontro di Umberto Pasti sull'osservazione degli animali. E di farfalle, api e altri insetti racconteranno attraverso incontri e laboratori Gianumberto Accinelli, Marco Belpoliti, Nadia Nicoletti e Claudio Porrini.

La riapertura dei giardini privati come sede d'incontri del Festival porta ad accentuare un tema – quello appunto della cura dei giardini come luoghi della natura e dell'anima – che ha avuto molto seguito nelle ultime edizioni. Ospiti al Festival saranno Andrew Hornung, uno dei massimi esperti di rose italiane; Gabriella Buccioli, fondatrice dei Giardini del Casoncello, Évelyne Bloch-Dano, puntuale catalogatrice di giardini letterari; mentre un reading raccoglierà i pensieri di Pia Pera ancora non confidati al proprio giardino.

Alla continua ricerca della verità attraverso l'interpretazione dei segni che abbiamo nel mondo intorno a noi propria della scienza corrisponde in qualche modo quella condotta attraverso l'interrogazione assidua della parola tramandata. Al Talmud come pratica esegetica che sfocia in un sapere enciclopedico sono dedicati una conversazione tra Stefano Levi Della Torre e Giulio Busi e un vero e proprio seminario di lettura talmudica. Più incentrato su una spiritualità libera e positiva, in felice dialogo con il cosmo, è il dialogo tra i teologi Matthew Fox e Antonietta Potente, mentre Frei Betto e la giornalista Rosa Miriam Elizalde Zorrilla si concentreranno sulla situazione della chiesa cattolica in Sudamerica dopo la visita di Papa Francesco. Un inusuale confronto tra la visione religiosa degli antichi e quella intervenuta con l'affermarsi dei monoteismi verrà condotto da Maurizio Bettini insieme ad Alessandro Zaccuri.

Le domande degli antichi – nella loro sconcertante attualità – tornano nelle quattro lavagne curate da Mauro Bonazzi. E sull'utilità delle discipline che riteniamo fondamentali nella formazione di ciascuno di noi – le materie classiche, la scienza, la lingua italiana etc. – interverranno nello spazio degli accenti Giuseppe Antonelli, Maurizio Bettini, Massimo Pigliucci e altri ospiti del Festival. Nel programma degli accenti – sempre ricco e variegato – quest'anno si aprirà una finestra intitolata "prossimamente", aperta alle voci di donne e uomini di pensiero, "agitatori" culturali attivi in rete o su canali alternativi, volutamente poco presenti nei sistemi editoriali e comunicativi più tradizionali.

Altri eventi legati alla produzione saggistica sono quelli sulla storia del Novecento con Antony Beevor, Guido Crainz e Benedetta Tobagi; sulla comunicazione pubblicitaria con Maria Nadotti e Giuseppe Mazza; sul linguaggio della politica con Gianfranco Pasquino e Giuseppe Antonelli; sui numeri come strumento per leggere la società con Ilvo Diamanti e Nando Pagnoncelli, su montagna e solidarietà con Giuliano Stenghel e Fausto De Stefani; sulle prospettive "rivoluzionarie" per una società disorientata con Domenico De Masi; sulla rivendicazione di un ruolo della cultura più votato alla formazione della libertà che non alla crescita economica con François Burkhardt.

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Continua il dialogo aperto ormai da anni da Festivaletteratura con i migliori autori di fumetti a livello italiano e internazionale: Manuele Fior, Igort e Leo Ortolani sono le matite ospiti di quest'edizione 2016. Ortolani, insieme a Jeanette Winterson e a Erri De Luca, sarà anche uno degli autori chiamati sul palco di blurandevù, il ciclo di appuntamenti diretti dai giovani volontari di Festivaletteratura. Sul fronte dell'arte non va dimenticata la lezione sui generis sui maestri della pittura del Novecento di Fausto Gilberti, ideatore anche di una serie di laboratori per ragazzi dal titolo artisti si diventa. Un'occasione per aspiranti artisti più adulti sono i workshop di ri-tratto, pensati per chi vuole raccogliere l'anima o la fisionomia delle persone con la scrittura con il disegno o con la scrittura: a condurli saranno lo stesso Gilberti, Simonetta Agnello-Hornby e Fabio Genovesi.

Scrivere sul cibo come mai l'avete visto fare finora: a Festivaletteratura 2016 arrivano le stampatelle proposte da Mariagiovanna Di Iorio e Kuno Prey, un laboratorio fatto di uova, farina e lettere dell'alfabeto per comporre testi brevi e brevissimi da stampare su una tagliatella tirata a mano. Parte integrante del programma del Festival sono ormai le parole del cibo, pensate per ridefinire le nostre abitudini e proposte per l'occasione da Évelyne Bloch-Dano, Alberto Capatti, Franco Cardini, Don Pasta, Franco La Cecla e Carlo Petrini. La novità di quest'anno saranno le merende delle parole del cibo dedicate a bambini e famiglie, che vedranno all'opera la coppia Carlo Carzan - Sonia Scalco insieme ad altri ospiti del Festival. A Casa Slow due nuovi incontri/degustazione, incentrati sul pesce d'acqua dolce a rischio di scomparsa – con l'ittiologo Sergio Zerunian – e sulla pasta ripiena – con Piercarlo Grimaldi e Fernando Aldighieri –.

Al racconto della moda nella letteratura italiana di Otto e Novecento è dedicata la biblioteca elegante, curata da Luca Scarlini e realizzata in collaborazione con la rete delle biblioteche ella provincia di Mantova e la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Se è conosciuto l'apporto che le avanguardie e le correnti artistiche hanno offerto allo sviluppo di una delle più grandi avventure creative e industriali del nostro paese, meno noto forse è il contributo dato al made in Italy delle confezioni da alcuni campioni della nostra letteratura. Nelle vetrine e negli ampi spazi dell'ex-cinema Bios di via Calvi saranno esposti e lasciati in libera lettura al pubblico le creazioni narrative di autori quali Alberto Arbasino, Lucio Mastronardi, Irene Brin, Gabriele D'Annunzio, Mario Soldati e moltissimi altri, e – in formato digitale – una preziosissima serie di riviste di moda d'inizio secolo conservate a Firenze al Forte del Belvedere. Piccoli incursioni di Hans Tuzzi, Elvira Seminara e altri ospiti a sorpresa faranno da ricamo ai pomeriggi all'interno della biblioteca. Nell'attigua piazza Concordia e – eccezionalmente per quest'anno – in alcuni dei negozi del centro storico di Mantova, i lettori volontari della Compagnia della Lettura leggeranno al pubblico favole e racconti presenti nella biblioteca elegante quali L'ago di Luigi Capuana, La camicia della trisavola e Il contino lustrascarpe di Guido Gozzano, il Dialogo della moda e della morte di Giacomo Leopardi e molti altri ancora. All'interno del programma non mancheranno gli incontri coordinati: dai laboratori sugli abiti da lavoro di Gentucca Bini ai workshop sui cappelli di Karin Monica e di Yujie Ding, passando per l'intervento di Maria Luisa Frisa e Beppe Finessi sulla narrazione della moda.

Riprende il discorso avviato lo scorso anno con la scrittura in scena per riportare i testi del teatro contemporaneo nei territori della letteratura. Le conversazioni condotte da Magdalena Barile sulla parola e sulla narrazione drammaturgica coinvolgeranno quest'anno autori ora giovani ora più affermati del teatro italiano come Davide Carnevali, Linda Dalisi, Marco Martinelli e Daniele Villa. Marco Martinelli condurrà altresì uno dei suoi laboratori di non scuola, costruito su un percorso di alchimia poetico-teatrale da Matteo Maria Boiardo a Majakovskij e rivolto espressamente agli adolescenti. Per quanto riguarda la poesia, oltre ai già ricordati interventi di Lamarque, Ghiotti, Ruchat e Zanier, vanno ricordati gli eventi internazionali con l'autrice inglese Jo Shapcott, con il vincitore del Premio Pulitzer Philip Schultz, con Cees Nooteboom e Jane Urquhart, e ancora gli omaggi a Giorgio Orelli – con Pietro De Marchi e Fabio Pusterla – e al poeta, teologo e logico catalano Ramon Llull nel 700esimo anniversario della morte, curato da Franco Cardini, Federica D'Amato e Sara Muzzi. Tra il curioso e il divertito l'incontro sulle poesie come s'imparavano a scuola con Piero Dorfles e Daniele Piccini.

Torna in questa ventesima edizione Pagine Nascoste, la rassegna di documentari su scrittori e letteratura che è ormai divenuta uno degli assi portanti su cui poggia il programma del Festival. Tra le proposte di quest'anno si segnalano senz'altro Notfilm, che ricostruisce la incredibile collaborazione tra Samuel Beckett e Buster Keaton nella realizzazione di un cortometraggio per lungo tempo dimenticato; Season in Quincy, omaggio a più mani dedicato a John Berger; 6 Desires: DH Lawrence and Sardinia, che ripercorre il viaggio che il poeta inglese e la moglie Frieda compirono in Sardegna nel 1921.

Festivaletteratura vive finalmente anche la notte. Nello splendido Chiostro del Museo Diocesano aprirà Festivaletteratura Music Hall, uno spazio in cui ritrovarsi finiti degli eventi della giornata, dalle 22 in poi, per godersi della buona musica e chiacchierare con chi vuol tirar tardi. Nelle tre serate si alterneranno la Banda Rulli Frulli + Bob Corn, Go Dugong + Dj Rocca, anime diverse della scena musicale indipendente italiana ed europea, adatte all'ascolto e allo scatenamento danzereccio. Un concerto e un incontro celebreranno uno dei giganti del progressive rock inglese, Robert Wyatt, di cui sarà al Festival il biografo ufficiale Marcus O'Dair. Ogni giorno all'ora di pranzo, nella cornice del Teatro Bibiena, sarà invece offerto un momento di rinfresco musicale cameristico dai giovani maestri francesi del Quatuor Hermès. Il programma sonoro del Festival prevede inoltre l'improbabile e stonata esibizione dell'orchestra Bogoncelli diretta da Paolo Nori; il concerto per due contrabbassi e slogan di protesta di Giuseppe Antonelli, Ferruccio Spinetti e Raffaello Pareti; la ricerca tra musica e matematica di Eugenia Cheng; lo spettacolo di Moni Ovadia su Enzo Jannacci; il confronto sull'interpretazione tra diritto e musica che vedrà Gustavo Zagrebelsky al pianoforte e Mario Brunello al violoncello; il duetto operistico tra Bruno Gambarotta e Giovanni Bietti; le Preghiere degli animali dell'Arca lette da Milena Vukotic e accompagnate al pianoforte da Angela Annese; la soirée son et lumière di Luca Scarlini su Sara Copia Sullam, il ritorno di Massimo Puglisi e naturalmente la serie serale delle lavagne musicali in piazza Mantegna.

Un intero viaggio intorno al pianeta in quattro puntate (e in quattro diverse location del Festival) è quello tentato dal Teatro Sotterraneo partendo da uno dei più famosi romanzi di avventura – Il giro del mondo in ottanta giorni di Jules Verne – e proseguendo tra incontri sorprendenti e spettacolari uscite di scena. Per i più piccoli sarà anche quest'anno aperto il Teatrino della Chiesa di Santa Carità con gli spettacoli Un piccolo passo di Kosmocomico Teatro e Le stagioni di Pallina, l'atteso ritorno dello spettacolo di Dario Moretti che esordì a Festivaletteratura nel 2002. Sul far del giorno Chicca Gagliardo e Giacomo Cecchin andranno a svegliare le statue della città, raccontando la loro vita incredibilmente movimentata. Guido Catalano aprirà appositamente per il Festival una casella di posta del cuore, commentando sul palco le lettere d'amore infelice ricevute. Un grande gioco a squadre sarà quello proposto dai ragazzi da Marco Magnone e Fabio Geda sulla saga di Berlin, mentre Carlo Carzan e Sonia Scalco terranno agili le menti dei ragazzi con i loro esercizi ludici per la mente.

Vent'anni rappresentano per Festivaletteratura un traguardo giovane e importante: per celebrare questo passaggio, con la complicità di Federico Taddia, il Festival ha chiesto a venti degli ospiti presenti al Festival – di età e di paesi diversi – di raccontare nell'ottagono di piazza Concordia il libro che ha accompagnato i loro vent'anni, che ha permesso a ciascuno di loro di prendere coscienza delle aspirazioni, dei sentimenti e delle paure che attraversano quell'età, il libro la cui sola lettura segnava allora (o ancor oggi) l'ingresso ufficiale nella gioventù. Beppe Severgnini ricorderà invece gli amici assenti, tutti gli autori che sono passati al Festival e che oggi non ci sono più, attraverso le immagini e le registrazioni video conservate presso l'Archivio di Festivaletteratura.

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