Il giro del mondo in 80 giorni
8 9 2016
Il giro del mondo in 80 giorni

Il giro del mondo in 80 giorni rivisitato in forma di storygame: gli strumenti sono due narratori, un tabellone in forma di planisfero e un dj

Il pubblico di Festivaletteratura parte insieme a Phileas Fogg e al suo compagno di viaggio Passpartout per questo giro (inizialmente folle) della durata di nientemeno che ottanta giorni, trasformato in un divertente e appassionante gioco di ruolo fra pubblico e attori. Intriganti quiz stile Rischiatutto hanno avuto la funzione di trait d’union tra un capitolo e l’altro della storia, senza togliere importanza ai dialoghi, a danze etniche dal sapore indianeggiante ed espressioni, sia fisiche che verbali, ben attinenti alle consuetudini del periodo storico.

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Un evento che ha conciliato storia e modernità senza risparmiarne alcun aspetto: una voce simulante una guida virtuale (molto simile a quella di un assistente di volo) ha spruzzato di ironia il palcoscenico, tentando di ricondurre sulla via della ragione i due avventurieri oramai già troppi coinvolti ed entusiasti della loro scelta. Questa prima puntata, con partenza da Londra, ha compreso una tappa in Egitto che serviva come “appoggio” per poi proseguire il viaggio ed arrivare in perfetto orario a Bombay, India. E con perfetto orario si intendono addirittura 48 ore di anticipo.

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Il personaggio di Phileas Fogg è stato analizzato in questo primo percorso: è caparbio, determinato, non vuole assolutamente perdere la scommessa. E' tutto particolare, in India non ha gustato piatti tipici, bensì pietanze inglesi dal tocco orientale, poiché ha approfittato di una sorta di “convenzione coloniale”, si può dire. E’ rimasto spazio anche per dare voce a canzoni come “What a wonderful world” che ha reso l’atmosfera ancora più aperta alla scoperta e ha incantato ulteriormente il pubblico, già affezionato ai nostri due giramondo. Un vigile del fuoco, armato della sua tenuta si è fatto strada tra il pubblico e a bordo di un sidecar ha accompagnato verso un’altra tappa del giro del mondo i due protagonisti, gli attori di Sotterraneo, lasciando il pubblico senza parole.

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“Fix” in inglese significa correggere, riparare qualcosa che è rotto o imperfetto. Fix è anche il nome dell’ispettore che da trentacinque giorni cerca di acciuffare Phileas Fogg e il suo cameriere francese nonché compagno di viaggio combina guai Passepartout, credendoli responsabili di una rapina alla Banca d’Inghilterra. «Eccoci di nuovo qui, signori e signore, al nostro viaggio intorno al mondo in 80 giorni! Obbiettivo di oggi? Yokohama,Giappone!».

Un nuovo capitolo del romanzo che ormai si è trasformato in saga si apre davanti ai nostri occhi, e il sentimento è lo stesso di quando si riprende a leggere un libro esattamente da dove il bordo presenta un piccola piega: esaltazione. Si vorrebbe salire sul palco insieme a loro, gli attori di Sotterraneo, e supplicarli di andare avanti con il racconto/quiz perché davvero non ce la si fa più ad aspettare ma…loro sono i primi ad avere fretta, 30 minuti per un viaggio che richiederebbe 20 giorni è davvero poco, perciò, non serve ricordarglielo. Il salvataggio della ragazza dal rogo sacrificale oramai è avvenuto, e quest’ultima decide di intrufolarsi nel gruppo in partenza per Calcutta. Purtroppo una volta arrivati è già tardi, la polizia riesce a catturare i due protagonisti e punirli per un errore di valutazione di Passepartout, entrato in una pagoda nella puntata precedente con le scarpe. Dopo varie prove di lingua giapponese mal riuscite, riescono finalmente a salpare per Hong Kong, dove la ragazza dice di avere un parente, venendo subito informata dalla hostess automatica che in realtà non è così. Niente è come sembra, cari amici.

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E siamo già a Shanghai! La fretta aumenta, il ritmo si fa sempre più incalzante, fa pure caldo, ma il tempo per una pausa in taverna c’è sempre: ecco che Passepartout si addentra nella foresta buia delle pipe di terracotta e delle palline di oppio, il tempo passa senza che lui possa controllarlo e il risultato è devastante.

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Dopo essersi reso conto che è troppo tardi per tornare sobri, ritrova Fogg giusto in tempo per la nave, diretta a Yokohama. Il circo, la nuova passione di Passepartout da non si sa quando prende il sopravvento anche lì, ma alla fine (ecco si,ora potete respirare profondamente) ce l’hanno fatta. Un marinaio con la bandana rosa li porta via con sé su una piccola barca, dove sollevano il cartello «See you in San Francisco». Accidenti, ci si crede per davvero.


San Francisco, United States of America. 62 giorni dopo la partenza da Londra, ma ancora in perfetta forma. O quasi. Fogg, Passepartout e la ragazza salvata rimangono incantati e, se vogliamo, un po’ scombussolati dalla quantità di carrozze, linee della metropolitana, e dalla grandezza di questa enorme città commerciale. Appena arrivati, la pace viene subito messa in discussione dall’arrivo (non ben accolto) dell’ispettore Fix, ma Passepartout cerca di mettere in chiaro subito chi comanda prendendolo a pugni e vincendo il match.

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Il quiz rivolto al pubblico non può mancare e riguarda l’orientamento politico: i protagonisti devono pronunciare ad alta voce frasi del tipo «stop alla legalizzazione delle armi!» mentre la platea deve esprimere il proprio dissenso o consenso rumorosamente. Risultato? Democracy wins! Gli imprevisti e le perdite di energia dei personaggi non sono assenti, ma su, non abbattiamoci, fa parte del gioco.

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Nel tratto da San Francisco a New York, rigorosamente compiuto in slitta a vela (esiste sul serio), entrano per sbaglio nell’area 51, e dopo esserne usciti vivi, attraversano su un treno a tutta velocità un ponte pericolante, unica soluzione per non cadere giù nel burrone; le peripezie proseguono con l’assalto del treno da parte da nativi americani, dove i due attori citano le loro descrizioni accurate con le stesse parole utilizzate da Verne guadagnando così i “punti razzismo”. Un uomo incappucciato vestito di bianco entra e consegna il simbolo da attaccare al tabellone, seguito dalle lamentele “Ma l’ha scritto Verne! Noi non centriamo nulla!”. Dopo aver eliminato i nativi, è il momento dei “quiz colonialisti” durante i quali Passpartout perde tutte le vite disponibili nel gioco ed è costretto a lasciarci, ma può tornare in vita inventando un’alternativa alla sua morte.

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Nel frattempo siamo arrivati a New York e nessuno se n’è accorto, e a quanto pare neanche la nave che doveva ricongiungerli a Londra. “Niente paura, abbiamo un altro piano”: noi aspettiamo, e intanto ci godiamo la loro uscita di scena in tavole da surf.

Festivaletteratura