L'amica ritrovata
10 9 2017
L'amica ritrovata

«Nulla mi ha mai interessata quanto la vita delle persone»

La condivisione di una parola, di un'emozione, di un silenzio, di uno sguardo crea quella potente connessione, quel momento cangiante che Elizabeth Strout definisce «momento di grazia», l'attimo rivelatore di un mondo altro: il mondo degli altri. Sotto un cielo nuvoloso le parole dell'autrice di Lucy Barton, accompagnata da una trascinante e a tratti commossa Lella Costa, colpiscono al cuore e regalano ai numerosissimi spettatori di Piazza Castello un momento di estasi, che fa sedere tutti un po' più vicini, compiendo uno dei piccoli grandi miracoli della letteratura: farci sentire meno soli.

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Elizabeth Strout parla di Charlie, Patty, Lucy... di questo mosaico di personaggi che compongono il suo ultimo libro Tutto è possibile, uomini e donne imperfette, che amano in modo imperfetto, che fanno scelte imperfette, che hanno vite imperfette. Sembra parlare di tutti noi. L'autrice presenta le storie di queste persone come un prisma a più facce che si svelano lentamente attraverso le pagine del libro. Una singola storia non può spiegare una vita, ma si può tentare di conoscere una vita attraverso le sue storie. La Strout invita i lettori a fare questo, a soffermarsi sulle sfumature, ad accettare mancanze e imperfezioni, abbandonando il bisogno di sentirsi superiori per provare a cercare di capire realmente cosa si prova ad essere un'altra persona, perché «il bisogno di sentirsi superiori, il bisogno di trovare qualcuno da snobbare, è il fondo del barile di chi siamo».

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Questo sguardo profondamente umano che innerva le opere della Strout è ciò che Lella Costa definisce concezione etica della letteratura «un pungolo alla coscienza delle persone, non giudicante o colpevolizzante, che affronta i grandi temi senza bisogno delle lettere maiuscole».

Il materiale dei suoi romanzi è «cupo», le premesse sono disastrose. Violenze, abusi, silenzi, agglomerati di contraddizioni, rapporti famigliari tossici, legami madri-figlie impastati di amore e odio, incapacità di comunicare e tanta solitudine. Ma se la sofferenza è la premessa necessaria, l'effetto accumulo dettato dall'aritmetica secondo cui l'esito dovrebbe essere problematico e negativo non sempre avviene. Perché la vita si ribella alla dittatura dell'inevitabile, una zampata della vita al destino, non vi è sempre un lieto fine, ma i personaggi delle storie di Elizabeth Strout sono uomini e donne che tentano, procedono per dubbi e imperfezioni e «quel momento di estasi, di luce, di consapevolezza, di improvvisa connessione, avviene sempre» promette l'autrice.

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Potete anche ascoltare l'intervista rilasciata a Festivaletteratura

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Festivaletteratura