Si può essere felici anche vivendo da topi
9 9 2017
Si può essere felici anche vivendo da topi

Celo, manca

I piccoli volontari della redazione junior sono più che pronti. Saranno loro a raccontare gli eventi con nuove prospettive e presentare i laboratori della Casa del Mantegna, dedicati al nostro pubblico più giovane.


Marilù Oliva ha condotto la chiacchierata con il caporedattore della Gazzetta dello Sport Luigi Garlando, oltre che autore di romanzi per ragazzi e della collana Gol. Luigi si è sempre ispirato a Giovanni Falcone, al Che, rivoluzionario cubano, e al Papa: personaggi accomunati da un forte senso della giustizia. «Si può essere felici anche vivendo da topi, come Giovanni che non poteva mettere il naso fuori da casa per paura di essere ucciso dalla mafia. Questi uomini hanno trovato un ideale forte che riempisse le loro giornate dove oggi non c'è sentimento di solidarietà».

Garlando: «Come ti sei documentato scrivendo Io e il Papu?»

Oliva: «Ho letto libri e mi sono consultato con dei vaticanisti. Questo è un Papa che costruisce ponti con la gente laddove persone come il presidente degli Stati Uniti costruiscono muri. È un Papa che mente a fin di bene. Dopo la pubblicazione di questo romanzo alcuni giornali, in particolare Avvenire, non hanno apprezzato la figura del Papa, scegliendo di non recensire il libro". In ogni caso, dopo la visita da parte di Luigi all'ospedale Bambino Gesù, Avvenire ha commentato il romanzo».

Garlando: «Che ragazzo eri? Avevi un luogo magico in cui rifugiarti?»

Oliva: «Alla vostra età non leggevo mai un libro. Giocavo a pallone dalla mattina alla sera e il mio idolo era Roberto Boninsegna. Quando in prima liceo il professore ha assegnato come compito la lettura del libro Non sparate sui narcisi, mi sono innamorato della lettura".

Luigi ci ha rivelato che ancora oggi il suo professore è stupito del successo, perché ricorda i voti terribili dei suoi temi. Prima di iniziare il gioco con i ragazzi e lasciare spazio alle domande, Luigi ha concluso dicendo di essersi emozionato leggendo la lettera di addio che Che Guevara aveva indirizzato ai figli. Il celebre rivoluzionario ricordava loro quanto fosse importante sentire il dolore degli altri.

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Il gioco finale consisteva nell'indovinare i calciatori di una squadra basandosi su alcuni indizi dati dall'autore. Per esempio: «Milan. È bravo in matematica». Ragazzi: «Conti!». Al momento degli autografi sono state distribuite delle figurine a tutti i piccoli partecipanti dell'evento.

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