Sulle tracce della ragazza di Brooklyn
11 9 2016
Sulle tracce della ragazza di Brooklyn

Dialogo con lo scrittore francese Guillaume Musso

L’ultimo libro pubblicato da Guillaume Musso si intitola “La ragazza di Brooklyn” ed ė un giallo che riesce a essere allo stesso tempo avvincente e poetico. Il protagonista è un giovane scrittore che a 19 anni abbandona la Francia e si trasferisce a New York inseguendo la ragazza di cui è perdutamente innamorato, e fin qui la trama ricalca la biografia dell’autore. Tutto cambia quando lei gli mostra una foto sconvolgente, e poi sparisce nel nulla. «Volevo raccontare l’effetto domino disastroso che può scaturire da un evento banale», racconta Musso.

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Il libro diventa una lunga indagine alla ricerca della ragazza di Brooklyn, che in realtà appare pochissimo; una doppia indagine in realtà, perché si snodano in contemporanea quella del poliziotto e quella dell’amante. È uno dei motivi per cui l’autore ha scelto di fare del suo protagonista uno scrittore: questo espediente gli ha dato modo di portare avanti parallelamente due filoni della stessa azione, la ricerca di una persona sparita, ma una è un’indagine tradizionale, l’altra si basa su mezzi artistici e creativi. Tutto questo insieme crea una sorta di caleidoscopio costruito con le intuizioni e le testimonianze di tanti personaggi differenti, ognuno con la sua verità. Il libro sarà tanto più efficace quanto più al lettore resterà la confusione riguardo alla fantomatica ragazza di Brooklyn. Quello che Musso ha imparato e vuole insegnare è che è molto complicato raggiungere la trasparenza assoluta in una relazione, e probabilmente non è nemmeno necessario: «Spesso di un altro si ama proprio il lato misterioso. Voler sapere tutto è un errore tipico dei giovani, ma determina una forma di violenza e non è per forza una buona scelta.»

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Ma tutte le opere di Musso sono stati dei grandi successi letterari. Come nascono? Prima costruisce l’ossatura del libro; è un processo che può richiedere anche due o tre anni, è tecnicamente complesso, ma anche divertente, quasi ludico. A questo segue il momento puramente creativo. Apprezza e invidia scrittori come Stephen King, che scrive e lasci che il libro si faccia via via da sé, ma per lui decisamente non funziona: ha bisogno di una struttura solida a cui riferirsi, di darsi una regola precisa da seguire. Questo non significa certo che tutti i suoi romanzi si assomiglino, anzi. Musso non sopporta le classificazioni e le categorie: non si è mai voluto sentire legato a una forma di letteratura o a un genere come lettore, e ancor meno vuole farlo da autore. Ha sempre almeno una ventina di storie sempre in testa, ci racconta, e di volta in volta scrive quelle che gli sembrano più corpose ed efficaci. «Scrivo le storie che, come lettore, mi piacerebbe leggere.»

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