Un bar disperso “tra la via Emilia e il West”
9 9 2017
Un bar disperso “tra la via Emilia e il West”

Diego Marani ci porta alla scoperta del microcosmo di un bar di provincia

«C’è una specie di felicità là fuori, in quelle linee di terra che vanno dovunque senza ondulazioni.» (Gianni Celati, Verso la foce) Diego Marani, classe 1959, originario di Tresigallo, paese della profonda provincia ferrarese: ed è proprio su questo, sul raccontare la vita di provincia, che si fonda Vita di Nullo, il suo ultimo romanzo.

Come però precisa l’autore, interrogato dallo scrittore e insegnante Davide Longo sull'esigenza che lo ha spinto a scrivere il libro, la storia parte da una realtà di paese per andare poi a toccare un’esistenza più ampia. Per esempio il saper gestire i rapporti con gli altri deriva più da quello che si è imparato al bar – sì, perché lì «le relazioni non si scelgono», bisogna saper gestire ogni situazione – che dal suo successivo lavoro da diplomatico culturale per l’Unione Europea.

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Un bar di provincia si trasforma in un microcosmo, un luogo in cui ognuno ha il proprio ruolo, che deve seguire alla lettera. Quello di Nullo, il protagonista, è il capro espiatorio: una sorta di “San Sebastiano” che non perde mai l’occasione per farsi prendere in giro, durante le discussioni smentisce ogni cosa pur di essere “contro”. Nullo è un lucido folle, di quelli che una volta si potevano ancora incontrare in paese, mentre ora l’essere eccentrico, l’avere un pensiero originale sembra non essere più permesso: è necessario comportarsi tutti allo stesso modo. È proprio questa sua originalità che rende Nullo un personaggio scanzonato e ammirato al tempo stesso, le sue idee attirano l’attenzione. Quando Nullo scompare tutti lo rimpiangono, il suo ruolo manca, mina l’equilibrio di quel piccolo mondo provinciale. Persino Marani ha un ruolo specifico all’interno di questo racconto autobiografico, interpreta la parte di quello che prima o poi se ne sarebbe andato, gli è stato dato il permesso di farlo, e così e stato.

(caricamento...) Luigi Ghirri, Nogara – Bar della stazione, 1989, 36,5×50 cm. Fondo Ghirri, Fondazione Querini Stampalia

Vita di Nullo è quasi un romanzo epico: un insieme di storie, tramandate di generazione in generazione. «La memoria è un ricordare o un elaborare?» si chiede l’autore. «Io credo che sia una suggestiva elaborazione per farci sentire caro un ricordo», questa è la sua risposta.

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La vita in provincia ha delle regole da seguire, dei ruoli da rispettare, una liturgia da recitare in un bar che diventa quasi un luogo sacro e così tutto si ripete, come un mantra, con «quel tono da vita nelle riserve», come scriveva Celati e Diego Marani riesce a raccontarci tutto questo nel migliore nei modi.

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