Una città in libri: San Pietroburgo
9 9 2015
Una città in libri: San Pietroburgo

La città di Pietro il Grande tra libri, stagioni, cambiamenti e contraddizioni.

Festivaletteratura dedica all'esplorazione di San Pietroburgo e della relativa letteratura una serie di incontri che si sviluppano durante i cinque giorni della manifestazione.

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La scelta di una città così particolare è spiegata da Gian Piero Piretto, curatore insieme a Luca Scarlini della bibliografia dedicata a San Pietroburgo.

Relego Dostoevskij al secondo posto e riservo la prima citazione allo scrittore simbolista Andrej Belyj che, nel suo romanzo intitolato Pietroburgo e ispirato proprio alla fantasmagorica città, scrisse tra l’altro: “Pietroburgo non esiste. Dietro Pietroburgo non c’è nulla”. Spingendosi più in là del suo illustre compatriota che, alcuni decenni prima, in un altro secolo, già era arrivato a definire la città come “la più astratta e premeditata del mondo”. Fin dalla sua nascita nel fatidico 1703 San Pietroburgo si sviluppò in parallelo al mito che l’avrebbe accompagnata per tutti i secoli di vita e che ancora oggi non l’abbandona. Le categorie di condanna e celebrazione, costantemente alternate nelle pagine della letteratura, sulle tele dei dipinti e poi sulle pellicole dei film, portarono in primo piano e misero in discussione la sua origine artificiosa, le sue fondamenta paludose, gli spettacolari complessi architettonici che la resero unica al mondo, i riflessi di luci e colori nei suoi fiumi e canali, le silhouette dei suoi ponti, la violenza delle sue alluvioni, i contrasti tra le splendide facciate di palazzi neoclassici e barocchi sporti sulle vie e i sordidi recessi di fetidi cortili comunicanti tra loro dietro le quinte di quel prodigioso inganno metropolitano.

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In Piazza Sordello i due curatori hanno presentato la bibliografia selezionata, che va dagli immancabili Tolstoj e Dostoevskij, ai classici come Oblomov di Goncarov, fino a narratori moderni come Ken Follett; bibliografia ragionata accuratamente per mettere in luce l’animo variabile e intenso di San Pietroburgo, città fortemente letteraria creata dal nulla dallo zar Pietro il Grande. Se infatti come ha detto Luca Scarlini “I libri raccontano una città in modo ingannevole e preciso”, questo è particolarmente vero per San Pietroburgo, che fin dal 27 maggio 1703 (è una delle pochissime città al mondo ad avere un preciso giorno di fondazione) ha esercitato un fascino fortissimo su chiunque la raggiungesse e ha suscitato un attaccamento orgoglioso da parte di tutti i suoi abitanti, catturando anche l’immaginario di numerosi scrittori tra Ottocento e Novecento.

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Contemporaneamente al suo mito però, San Pietroburgo ha alimentato il suo demone: Puskin infatti trova irritanti quelle notti bianche che appassionano l’opinione generale; Dostoevskij la considera un luogo artificiale e premeditato, il clima rigido e inospitale finisce col respingere i suoi stessi cittadini. San Pietroburgo appare quindi un terreno di contraddizioni, un essere poliedrico, accattivante e sorprendente, ma anche gelido e ostile.

Per tutta la durata del Festival otto ricercatori di slavistica saranno a disposizione dei visitatori per condurli alla scoperta della città di San Pietroburgo, proprio attraverso le opere letterarie selezionate, in buona parte consultabili alla Tenda dei Libri.

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Si racconta, ad esempio, che il rapporto di amore e odio con San Pietroburgo sia legato istintivamente alle stagioni (pessimo d’inverno, più dolce d’estate), che la differenza tra un russo e uno straniero che parlano di San Pietroburgo si trovi nell’uso raffinato e preciso che soltanto i russi sanno fare della loro ricchissima lingua, che Guida a una città che ha cambiato nome di Brodskij è particolarmente adatto per iniziare a conoscere la città, così come La valigia di Dovlatov per conoscere una serie di personaggi caratteristici che ne riempivano le strade nella Russia sovietica.


Paolo Nori rilegge Lev Tolstoj, uno degli autori più famosi di Una città in libri, durante la performance serale La morte di Ivan Il'ič.

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“Ivan Il’ič è morto!” esclama il personaggio. E invece no, Ivan Il’ič è vivo, stasera: rivive nel ritratto perfetto che ne fanno le dita leggere del maestro Carlo Boccadoro al pianoforte su cui danza la voce di Nori, che lo tratteggia nelle debolezze, speranze, paure che lo hanno reso un classico immortale della letteratura.

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Qui il link dell'opera commentata ed un breve resoconto fornito da Paolo Nori all'interno del suo Diario mantovano:

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Di seguito la bibliografia dedicata a San Pietroburgo, liberamente consultabile presso la Tenda dei Libri:

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