A scuola di vita
10 9 2022
A scuola di vita

Botteri e Quondam raccontano lo sviluppo del galateo nei secoli

Creanza, linguaggio non offensivo per attenuare argomenti che potrebbero suscitare conflitti. Con queste parole Inge Botteri presenta Sulla buona creanza, evento ed excursus dei secoli della nascita e dello sviluppo del galateo, accompagnata dal collega e accademico Amedeo Quondam.

Genere letterario multiforme, il galateo ha per secoli rappresentato la bussola che guida la vita sociale delle persone, indicando a queste come muoversi fuori e dentro le mura di casa. Il nome di questo genere lo dobbiamo al libro di Giovanni Della Casa, Galateo overo de' costumi, il quale divenne divenne così famoso tra i suoi contemporanei che oggi, in italiano, la parola galateo indica sia il genere letterario sia l'insieme delle norme riferite alla buona educazione. Non solo: riconosciuto da subito come opera di grande valore, fu tradotto dai contemporanei in francese, latino e inglese, arrivando fino alle colonie americane.

«Possiamo considerare il galateo come un complesso di regole non codificate che nei secoli ha avuto alcuni modelli, ma non tantissimi» tiene a precisare Botteri. In effetti, i modelli ad oggi identificati sono solo due, uno nato nel Cinquecento e l'altro risalente al Settecento. Entrambi espressione del loro secoli: se infatti nel periodo rinascimentale il protagonista è il cavaliere-cortigiano, nel Settecento l'attante diventa gentiluomo, in un lento processo di democratizzazione. Perché, come ci ricorda Quondam, «Tutti possono essere gentiluomini se si comportano civilmente».

Ma qual è lo scopo scopo del galateo? Insegnare, ai giovani soprattutto. Il primo a capirlo è Erasmo da Rotterdam, che già nel 1530 pubblica il suo De la Civilité puérile (o De civilitate morum puerilium). Per favorire i processi di memorizzazione compaiono anche galatei scritti in rima, per istruire su come stare a tavola, vestirsi e molto altro ancora. Libri circolati moltissimo in Europa grazie al clero e in particolare grazie all'ordine domenicano, che per anni si è occupato dell'educazione dei giovani nobili come precettori o come istruttori all' interno di istituti educativi.

(caricamento...)

Parlare di galateo, oggi, sembra quasi anacronistico: intere generazioni sono cresciute senza queste pubblicazioni, tanto che oggi sembra un genere letterario morente, almeno a livello cartaceo. Esiste infatti un nuovo paradigma di galateo 2.0: la netiquette, l'etichetta di Internet. «Se ci pensate, le chat non sono che saloni virtuali. Saloni in un cui ci si deve comportare in un certo modo, pena l'esclusione. Per non parlare dei nuovi colloqui online, in cui si deve utilizzare un certo linguaggio, ci si deve presentare con una certa immagine». Il galateo dunque non è morto. Si è solo virtualizzato.

Festivaletteratura