Abraham Yehoshua fa il suo punto sulla questione Israelo-Palestinese
7 9 2019
Abraham Yehoshua fa il suo punto sulla questione Israelo-Palestinese

L'oblio sano come rimedio alla troppa memoria, il Tunnel per abbattere la politica identitaria, la pace in Terra Santa

Abraham B. Yehoshua inizia a leggere le prime due pagine del suo romanzo, lo fa in ebraico, la sua lingua, per ricordare a tutti che gli ebrei ne hanno passate tante. Così inizia la sua chiacchierata.

Invece no, Yehoshua non è il tipo di persona che scava nelle ferite del passato, ma un uomo che guarda avanti. Il protagonista del suo libro, Zvi, soffre di demenza senile. Come noto, questo tipo di malattia è caratterizzata dall’oblio, che secondo l’autore è anche qualcosa di positivo: dimenticare qualcosa che ci fa male, ci fa meglio.

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«Ho scelto come malattia per il mio Zvi la demenza. La demenza perché è una cosa tremenda, un disastro, come non affermarlo? Quello che stavo cercando di dire, un messaggio che rivolgo sia agli israeliani che ai palestinesi: dobbiamo cominciare a dimenticare, noi dobbiamo cominciare a dimenticare. C’è questo culto per noi ebrei, della memoria, che ci porta a rivangare continuamente il ricordo della shoah, a parlare sempre dell’antisemitismo e a quello che ha fatto a noi, a scavare e riscavare nelle ferite del passato. Basta!»

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Ai palestinesi dico la stessa cosa. Voi siete lì, a Gaza, fate manifestazioni, proclamate che volete tornare nelle vostre case, lo capisco, le case dei vostri genitori, dove siete cresciuti, sono a dieci chilometri di distanza…ma c’è un muro che vi separa, non potete più tornarci. Siete stati espulsi all’epoca della grande catastrofe dei palestinesi. Troppa. Memoria. Ricordare troppo sta diventando pericoloso per i nostri due popoli, guardate, anzi, guardiamo: il mondo si evolve a una velocità vertiginosa, le sfide che ci troviamo di fronte sono numerose, noi dobbiamo adattarci, conformarci. Non possiamo sempre soltanto, ricordare con la testa girata indietro. Gli ebrei sono rimasti bloccati sulla loro memoria al punto che in Israele non sono più stati capaci di vedere la realtà e le minacce reali di ogni giorno, così anche i Palestinesi». Yehoshua ha voluto ricordare che David Ben-Gurion, fondatore dello Stato d’Israele, aveva detto di non rimanere attaccati alla memoria.

Abraham dice di essere uno scrittore che difende i matrimoni: già troppi fanno soldi parlando di divorzi, crisi matrimoniali, tradimenti. Più del 50% dei matrimoni funziona! Ha dedicato tutti i suoi libri alla moglie, con cui è stato sposato per 56 anni e l’ha accompagnato per tutta la sua carriera. Ora è vedovo, ma lei è sempre presente, anche nell’ultimo libro: molti tratti della moglie di Zvi la ricordano.

Il libro si chiama Il Tunnel perché vuole sospingere a superare la politica identitaria, che sta dominando tutte le nostre società, non solo quella israeliana. Tante identità diverse, ognuna si racchiude in se stessa. Eterosessuali contro omosessuali, identità razziali, bianchi contro neri e viceversa, nativi e immigrati. Abbiamo paura che la globalizzazione ci renda tutti uguali, dunque ciascuno si aggrappa alla propria identità, cercando di far prevalere la propria ai danni di quella altrui. Ponendo che ogni identità sia una montagna identitaria, scaviamo dei tunnel, delle gallerie che le colleghino. In questo modo tutte le identità non saranno più chiuse in se stesse ma aperte alle altre. Ambraham Yehoshua apprezzerebbe un ulteriore tentativo di eliminare l’apartheid, perché nessuno dei tentativi fatti finora si è concluso positivamente. Si riferisce all’apartheid più che mai presente tra israeliani e palestinesi, perché è impossibile eliminare tutti i palestinesi dalla Cisgiordania, così com’è impensabile l’idea di una Gerusalemme divisa tra le due parti.

Vorrebbe un po’ di pace almeno nella Terra Santa.

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