Alla ricerca dei geni dell'altruismo
7 9 2017
Alla ricerca dei geni dell'altruismo

La generosità dell'individuo anche a costo di non riprodursi

Si è rivelata una narrazione chiara e trascinante, tratto esclusivo delle lezioni e dei racconti più riusciti, la lavagna tenuta da Telmo Pievani, primo docente italiano di Filosofia delle Scienze Biologiche all'Università degli Studi di Padova. L’evento si è svolto in una Piazza Mantegna attenta e desiderosa di scovare con Pievani la base biologica della gentilezza, ripercorrendo il lascito di Darwin, le teorie di J. B. S. Haldane e la biografia di George R. Price.

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Darwin non teorizzò una selezione naturale fatta di sola competizione e violenza, contrariamente a quello che il sapere comune suggerisce, ma propose esempi di cooperazione e simbiosi. Tuttavia giunse alla conclusione che l’egoismo in natura sia la norma, con eccezioni in cui la collaborazione è vantaggiosa, come la consolazione di un compagno sconfitto. Una domanda, però, restava senza risposta: perché non approfittare della collaborazione altrui facendo gli egoisti?

È qui che subentrò la “selezione di parentela” di Haldane, secondo cui i comportamenti generosi si spiegano tra parenti, perché contribuiscono alla sopravvivenza della famiglia, anche se l’individuo generoso non dovesse riprodursi. Ancora una volta, però, l’altruismo tra parenti appare come egoismo mascherato, perché diretto ai propri consanguinei. È in questo contesto che Price, scienziato di spettacolare ambizione e determinazione, si incaponì sulla risoluzione del paradosso dell’altruismo, formulando in pochi anni l’equazione che oggi porta il suo nome. Espanse la teoria di Haldane, intuendo come la fitness di un individuo dipenda non solo dai suoi comportamenti egoistici, ma anche dai costi e benefici legati alla sua appartenenza a un gruppo e quindi non più solo un nucleo familiare. Se i gruppi si mostrano collaborativi al loro interno, gruppi estranei entrano invece in competizione tra loro, dinamica che mostra l’ambivalenza della natura dell’individuo: né buono né cattivo, né generoso né egoista, ma “gentile” all’interno di un gruppo.

Price non si accontentò però di questa conclusione rendendosi un esperimento: donò tutti i suoi averi e cercò di dimostrare che i suoi doni erano frutto di un amore disinteressato. La sua impresa estrema gli costò la vita, impedendogli di unire le sue teorie con la spiritualità e la generosità che ad essa collegava. Un viaggio intrigante e tenacemente portato avanti da un Telmo Pievani che ha sfidato la pioggia battente.

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Potete approfondire con l'intervista concessa a Festivaletteratura

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Festivaletteratura