Barre dietro alle sbarre
10 9 2022
Barre dietro alle sbarre

Carcere minorile, poesia e rap i temi trattati da Kento a Blurandevù

Di cosa parliamo quando parliamo di rap? Linguaggio giovanile, giovani vestiti male, cultura dell’illegalità, anni ’80? L’Hip Hop ha permeato la nostra società in maniera capillare, dal lessico comune, la pubblicità, i muri, al cinema. Il rap è il linguaggio di tutti. Della trasversalità di questo genere musicale si è parlato nell’incontro di Blurandevù con l’artista Francesco Carlo, in arte Kento. Oltre a essere un punto di riferimento per la musica, attivo dagli anni ’90, Kento insegna ai giovani detenuti a trovare un'espressione autentica e personale attraverso laboratori di scrittura rap e poesia presso carceri minorili, comunità di recupero e scuole.

Agli albori della sua attività di insegnante non esisteva una letteratura su come guidare i giovani detenuti ad apprendere l’arte del rap, il suo metodo è partito da alcune riflessioni: la nostra mente è davvero libera? Se siamo schiavi di noi stessi, come liberarci? Quali sono le gabbie mentali in cui siamo rinchiusi e ci rinchiudiamo? Cosa facciamo per romperle? Kento lo fa attraverso il rap, ed è ciò che cerca di trasmettere, insegnando come si scrivono strofe, barre e punchline.

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Un altro aspetto centrale che emerge nel dialogo con i ragazzi di Bluradevù è che il carcere è un punto bianco sulle nostre mappe cognitive: è considerato estraneo alla società tanto quanto i detenuti sono considerati alterità. «Il carcere minorile è uno degli specchi più realistici del classismo. Ci finisce solo chi non ha una famiglia ed una casa, chi non ha dimestichezza con la lingua e ha condizioni economiche, culturali e sociali sfavorevoli».

Per questa ragione è importante dare visibilità ad una realtà che è conosciuta solo attraverso (pochi) racconti cinematografici fiabeschi o report specialistici dal linguaggio tecnico. Barre, l’ultimo libro di Kento, nasce proprio come replica ad un vuoto di rappresentazione. Per fornire un’informazione che sia sincera e accessibile al grande pubblico, aldilà delle finzioni romanzesche, dei pietismi e dei tecnicismi.

Parlando di reinserimento sociale Kento invita i ragazzi e il pubblico a chiedersi se il concetto di stesso di reinserimento sociale sia corretto: se i ragazzi minorenni sono mai stati parte del nostro tessuto sociale la responsabilità non è del carcere, è collettiva. Quello di cui si può occupare il musicista è fornire lo strumento per esprimersi, per librare la creatività, la rabbia e la frustrazione: il rap.

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