Evento 175: "Onde nasca questa grazia"
In sede alla ex Chiesa della Madonna della Vittoria, (ricca di arcate ed affreschi che a tempo debito sarebbero da ammirare ed analizzare con il dovuto rispetto) Peter Burke ed Emilio Russo hanno dialogato riguardo l’opera del primo Le fortune del Cortegiano (Donzelli, 1998) e il suo impatto nella cultura europea.
Burke, rinomato storico britannico, specializzato in storia culturale e sociale, insieme a Russo, professore di Letteratura italiana alla Sapienza di Roma, ha intrapreso con il pubblico un viaggio nell’Italia rinascimentale, attraverso la sua opera e alcuni ritratti del 1500/1600.
Il libro del Cortegiano di Baldassarre Castiglione (1528), all’epoca in cui venne scritto esponeva un «modello di comportamento ideale per uomini di corte e donne di palazzo».
Proprio all’incipit dell’evento, Russo ha voluto omaggiare Burke commentando: «Peter Burke è uno dei più importanti storici della cultura degli ultimi decenni».
Questo perché, non solo grazie alla vastità e grandezza del suo fondo di indagine ma anche al suo enorme interesse per la stagione del rinascimento, specialmente italiano, ha potuto realizzare l’impressionante analisi della cultura e della lettura stessa del suo volume Il Cortegiano.
Al terzo anno di laurea, racconta Burke, ha dovuto scegliere questo special subject e lui scelse il rinascimento italiano, analizzando poi durante il corso diversi materiali originali, tra cui Il Principe di Niccolò Macchiavelli (1532) e le Storie d’Italia di Francesco Guicciardini (1561).
Burke aggiunge poi che la sua università quell’anno gli offrì di passare due estati in Italia per studiare l’italiano e osservarne l’arte, e così fece.
È proprio grazie a questa “vacanza” culturale che ha aumentato in lui l’interesse per il paese, poi coltivato da Burke in numerose sue pubblicazioni prima di quella sull’opera di Castiglione.
Burke afferma, giustamente, che in periodi diversi lo stesso libro può essere letto con punti di vista diversi in base anche al lettore: «Only some readers read not only with their eyes but with their fingers too, underlining, writing and getting angry at the book, too», ha aggiunto Burke successivamente.
Un quesito che Burke ha posto in evidenza è quello sul destinatario dell’opera del Castiglione: «Who is he writing for?».
Per chi stava scrivendo Baldassarre Castiglione? Di certo non i cortigiani e i nobili, che già conoscevano le proprie usanze...e allora chi? Lo storico dà una sua risposta: quella parte della classe media la quale era interessata a muoversi sulla scala sociale.
Ridendo, successivamente, Burke commenta, in risposta alla domanda che Russo gli aveva posto (ovvero, se fosse proprio così che lui intendeva scrivere della storia della lettura): «You set out to write one kind of book and before you finish it, you realise it’s another kind of book from what you set it out to be».
Russo poi cita parte deIl Cortegiano: «Ma avendo io già piú volte pensato meco onde nasca questa grazia, lasciando quelli che dalle stelle l’hanno [...]».
Discorrendo della virtù principale del cortegiano, la grazia, Burke si collega in seguito all’arte, citando Raffaello, amico e ritrattista dello stesso Castiglione, mostrando il quadro stesso in comparazione con una versione meno "aggraziata" dello stesso Castiglione fatta da Bernardo Carpi, denotando quanto la grazia del pittore stesso possa influire la sua arte.
Infine, Burke si è soffermato sul ruolo delle donne sia nel libro di Castiglione, generoso per l’epoca nello scrivere di loro, sia nel far sì che venisse letto e si diffondesse in Europa.
Infine, Burke e Russo hanno discusso dei due punti di vista: Italofilia e Italofobia, che si sviluppano nel periodo di Castiglione.
Nella letteratura dei suoi contemporanei viene beffato, definito un simbolo di affettazione, mentre è chiaro come la sua opera (e quella di Burke in correlazione) sia di vitale importanza nello studio socio-culturale delle usanze del passato come quelle moderne. Siete d'accordo?