Come sfasciare un paese in sette mosse
8 9 2019
Come sfasciare un paese in sette mosse

Un comune meccanismo dietro le svolte autoritarie della politica contemporanea?

Al destino incerto dell'Europa è dedicata una parte importante degli appuntamenti in programma a Festivaletteratura 2019.


Pochissimi tra i maggiori Paesi del mondo sembrano immuni dalla presenza di una forza politica e spesso di un "uomo forte” associati al populismo, al nazionalismo o all’autoritarismo: Trump negli USA, Modi in India, Erdoğan in Turchia, Johnson e Farage nel Regno Unito, e l’elenco potrebbe facilmente proseguire. Ma esiste un filo conduttore che – a dispetto delle differenze fra i Paesi, fra i loro sistemi politici, fra i loro contesti storici ed economici, fra gli stessi partiti e personaggi in questione – delinea un comune percorso con simili stadi successivi?

Ne è fermamente convinta la giornalista e scrittrice turca Ece Temelkuran, che in una conversazione con il collega italiano Marco Damilano presenta il suo recentissimo lavoro Come sfasciare un paese in sette mosse. Quello che Damilano definisce il «vento» che agita la politica contemporanea sarebbe insomma, fuor di metafora, una «macchina internazionale e sovranazionale di autoritarismo globale» che agisce secondo una comune logica essenziale e meccanismi ricorrenti. Le «sette mosse» segnano quindi, come specifica il sottotitolo del saggio, «la via che porta dal populismo alla dittatura», e ad ognuna il volume dedica un capitolo:

1. Crea un movimento

2. Disgrega la logica, spargi il terrore nella comunicazione

3. Abolisci la vergogna: essere immorali è "figo” nel mondo post-verità

4. Smantella i meccanismi giudiziari e politici

5. Progetta i tuoi cittadini e le tue cittadine ideali

6. Lascia che ridano dell'orrore

7. Costruisci il tuo paese

La discussione si sofferma quindi su elementi come la cesura iniziale che si costituisce quando qualcuno inizia a rivendicare di parlare in nome del “popolo vero” e della “vera gente”; l’infantilizzazione del discorso politico; la sterilizzazione della logica, che impedisce il ragionamento e rovescia l’onere della prova; la mancanza di vergogna appuntata come una medaglia sul proprio petto come critica al “politically correct”; l’esaurimento emotivo che tutto ciò provoca in chi resiste, che inizia a diagnosticare nel suo prossimo la banalità del male perdendo fiducia nell’umanità.

Se però il libro è quasi un «manuale del piccolo autoritario», nota Damilano, è almeno altrettanto un manuale per riconoscerlo e sconfiggerlo. Questo è del resto l’intento di Temelkuran, le cui lezioni tratte in primo luogo (ma non solamente) dall’esperienza della Turchia sono finalizzate a rispondere ad un’altra domanda frequente e centrale: che cosa dovrebbe fare il cittadino? Le risposte sono semplici e complesse al tempo stesso: non cedere alla superbia perdendo la fede nell’umanità, abituarsi a ragionare e ad argomentare, affidarsi alla logica piuttosto che alle emozioni nell’affrontare i problemi.

Certo, si potrebbe dire che categorie come “populismo” e “nazionalismo” sono usate spesso in modo vago, e che accomunare tutti questi leader rischia di suggerire una demonizzazione a priori di tutte le istanze di quei cittadini che li sostengono. D’altra parte, i meccanismi descritti da Temelkuran sono ormai innegabilmente pervasivi nel discorso pubblico, e la preoccupazione circa il pericolo che numerose forze politiche causano allo Stato di diritto appare ben giustificata. Come ricorda Damilano, leader come Vladimir Putin e Viktor Orbán, esplicito punto di riferimento per le forze politiche nazional-populiste, affermano ormai apertamente di rappresentare il futuro nel proporsi di mantenere le “democratiche” elezioni ma separandole dal liberalismo.

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Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Evento 10 “Sintomatologia della crisi” - Pensieri in comune mercoledì 4 ore 21.00 “Terra mediterraneo” - Evento 17 “Quando l’URSS faceva cultura” - Evento 31 “De la terre des pleurs un grand vent s'éleva” - Evento 35 “Sotto la luna di Beirut” - Evento 36 “La pagina bianca a volte è il mio nemico” - Evento 37 “Dare voce alla storia africana” - Evento 41 “Da dove nasce la crisi europea” - Evento 45 “Trovare la luce nelle tenebre” - Evento 46 “Astrid Lindgren: la vita è una favola amara” - Evento 47 “I miei personaggi mi rincorrono” - Evento 51 “Il fascismo storico” - Evento 60 “Il re dell’Atlantico” - Evento 67 “Messia e Rivoluzione” - Evento 68 “La bandiera del mio paese ha due colori” - Evento 70 “Una storia intima del nazismo” - Evento 77 “Il ricordo e il labirinto” - Evento 85 “Tra le gole dell’Armenia” - Evento 95 “Trafficanti di essere umani” - Evento 96 “Il pericolo di ideologia come alibi” - Evento 116 “La guerra, la scrittura, le donne” - Evento 119 “Da Norcia all’Europa” - Accento venerdì 6 ore 22.00 “Gran Cabaret socialista” - Evento 136 “Giocare con la narrazione” - Evento 153 “La storia si ripete?” - Evento 159 “Mondi separati dentro le città” - Evento 169 “Allons enfants” - Evento 203 “I barbari che siamo, i romani che non siamo” - Evento 213 “Come Davide contro Golia” - Read on domenica 8 ore 15.00 “EU dreamers” - Evento 221 “Il nome necessario”.

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