Delitto di Stato
9 9 2022
Delitto di Stato

Dalla Wunderkammer a Passerino Bonacolsi

Dove si nasconde la storia? In un angolo della piazza, su uno spigolo di una colonna. Dove il 16 agosto 1328 Rainaldo Bonacolsi, detto il Passerino, picchiò la testa dopo essere caduto da cavallo (ma qui le fonti già divergono) e morì. Fu sorpreso dal golpe di Luigi Gonzaga e sparì dalla storia insieme a tutta la famiglia. Perché i Bonacolsi da allora furono dimenticati, in favore dei Gonzaga che domineranno per sempre Mantova, anche dopo la loro stessa caduta, nell’inconscio collettivo dei mantovani.

Siamo davvero a Mantova, tra profumi di cotechino e la maestosità del palazzo che si affaccia su piazza Sordello. Ed è qui che inizia il viaggio nelle stanze dei signori di Mantova insieme a Stefano Scansani e Maria Bellonci. Sì, perché la Bellonci è ancora ovunque durante il percorso nel palazzo, nei muri, nelle pitture, negli scenari, nella musica rinascimentale di tre bravissimi musicisti che accompagna i visitatori di questi luoghi ancora vivi di personaggi.

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La topografia del palazzo che ispirò Maria Bellonci nei suoi romanzi storici. Non fantasmi, ma persone vere. Precipitiamo nel tempo e scopriamo che comunque l’assassinio del Passerino rimane irrisolto. Entriamo nella sala di Manto, anticamera dell’alloggi di Guglielmo e poi nella sala di Troia di Giulio Romano, nella sala dei cavalli (i migliori della propria scuderia, come a Palazzo Te), nella camera dei condottieri. I Gonzaga erano latifondisti e avevano bisogno di affrancarsi da questa modesta origine. Così in queste sale miscelano la loro gloria con quella degli eroi, con quella dei condottieri romani, con le leggende classiche. E proprio come nelle leggende, come nelle profezia di qualche oracolo, Luigi riporta il Passerino in palazzo. “Finché un Bonacolsi rimarrà nelle proprie case, la fortuna sorriderà ai Gonzaga”. Pure Shakespeare descrisse queste sale in un suo testo. Opere che si intrecciano con altre opere. La galleria dei marmi, famosa per essere diventata nel tempo la Celeste Galleria, simbolo della potenza dei signori, prima pinacoteca d’Europa. E prima sala di un trittico di bellezza e potenza: la celeste galleria, la sala del tesoro e la wunderkammer. La camera delle meraviglie.

E ritroviamo il Passerino, imbalsamato, mummificato, impagliato, a cavallo di un ippopotamo egizio. Una statua equestre viva, un talismano, un amuleto che doveva rimanere in palazzo per garantire la prosperità dei Gonzaga. E rimase in mostra almeno fino al 1627, descritto nitidamente da un viaggiatore del tempo. E proprio quando venne distrutto e disperso il talismano, iniziò il declino della signoria. Le opere d’arte vendute a Carlo I d’Inghilterra (ed ora un altro Carlo è appena salito al trono), i gioielli dispersi, le meraviglie esotiche sparpagliate. Ma ritrovate e radunate ancora una volta nelle sale che le hanno accolte per anni. Anche l’ippopotamo, proprio quello, con ancora il foro dove era issato il Passerino a cavallo. Bellonci in mezzo a tutto questo trova le sue atmosfere, la sua ispirazione per i romanzi storici. Che non sono solo date ed eventi, ma si entra nella testa dei personaggi, nelle loro preoccupazioni, nelle loro scaramanzie. Nella loro vita. Un po’ come entrare nelle stanze dei nani, che dei nani non sono, ma un labirinto di locali con una copia della scala santa del Laterano.

Un luogo dove i signori si ritiravano in preda ai loro incubi, alle loro preoccupazioni, per cercare ispirazione nel sacro e nella penombra della mente. Nella sala dei fiumi la storia del Bonacolsi si sdoppia, si sovrappone realtà e fantasia. A cavallo di un ippopotamo o dentro una teca di cristallo. La Bellonci poi prende il sopravvento e racconta di come il corpo dovesse essere trasportato in Santa Barbara, di notte. Tolto dalla teca, nelle mani del gran cancelliere il corpo si distrugge, si polverizza. Alla presenza di un buffone, spia dei Medici, e di una cantante di corte. Che ridono e strepitano e rompono la sacralità dell’atto. Così il buffone viene infilzato dalla spada e finisce della bara insieme al Passerino, per sempre in Santa Barbara. Un delitto di Stato.

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