Diavolacci, città e giardini del paradiso
13 9 2015
Diavolacci, città e giardini del paradiso

Quando i fiorentini approdarono in paradiso

Cosa si può dire di uno spettacolo in cui il pubblico si scompiscia ascoltando le idi di marzo di Lucio Battisti?

Diavolacci, città e giardini del paradiso é difficile da definire. Si passa dal paradiso a piazza Pitti, dal giardino dell'Eden ai supermercati della periferia fiorentina. Mescolando italiano, dialetto e inglese e con una mimica strabiliante Maria Cassi racconta i corners di Firenze, da cui sbucano madri nervose e anziani col cane, tutti osservati con attenzione dalle gossip women. Adamo, nato da "due sputacchini", é il primo fiorentino polemico e uggioso della storia. Ed Eva lo convince a mordere la mela della conoscenza nella speranza di poter scoprire finalmente tutto sulla ganza del farmacista e dove la sua amica compra quegli scarpini cosí carini. In sottofondo risuona il terribile monito di una madre fiorentina: "che poi si more!".

Non é facile seguire il filo logico di questo strampalato viaggio, in cui le dichiarazioni d'amore diventano raffinate metafore culinarie e si va al lavoro in pigiama. Diavolacci, cittá e giardini del paradiso é un continuo divincolarsi tra un piano umano, triviale e quasi animalesco e quello divino. È un viaggio d'amore, un volo, una fuga e in fondo solo un inno alla teatralitá. "Viva il teatro. Il teatro é vita, passione, amore, rivoluzione" é l'ultima battuta di Cassi.

Lo spettacolo è stato ideato a quattro mani da Fabio Picchi e Maria Cassi, che nella vita reale sono marito e moglie. E forse la parte migliore dello spettacolo è proprio osservarli insieme sul palco, vedere la loro assoluta complicità, i loro sguardi, ascoltarli recitare il racconto di una bella storia d'amore che potrebbe essere la loro. A Firenze dirigono insieme Cibreo, uno spazio culturale in cui si mescolano cucina, teatro, cultura.

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