Ecce cor meum
10 9 2020
Ecce cor meum

Interferenze divine e dialoghi di particelle di Mariangela Gualtieri

    Fate piano. Fate piano - per ogni
    goccia, per ogni delicato dito
    per ogni tavola partita da un porto
    rudimentale, antico. Fate piano,
    ch'è delicato tutto, nel suo esile
    canto d'esserci,
    fate piano, per carità, fate piano.

Si apre su queste parole il rito sonoro di Mariangela Gualtieri, modulato da effettive gocce di pioggia che si posano sui presenti come fossero un’indicazione registica. Teatro, musica e poesia si racchiudono nella sua esile figura, sola sul palco del Cortile Meridionale di Palazzo Te, e in quella sua voce roca non priva di dolcezza. L’autrice di Cesena propone l’ultima raccolta di poesie Quando non morivo, cadenzata da puntuali interventi musicali di voci e violini, studiati, ma mai soverchianti. Il suo universo poetico, punteggiato da un dialogo continuo di cuciture e sdruciture, di corpi silenti e di menti parlanti, di vene impazzite, di sospiri tonitruanti e di femminilità compunte, è capace di diluire il trascendente nell’immanente, rendendolo un amalgama di masse concrete, pregnanti, isomorfe.

Protagonisti di questo ecosistema sono cuccioli umani e animali, radici, piume, rami, peli. Sono le divinità domestiche a cui è dedicata una sezione del libro, come «il bambino tutto adorno / magnifico nei suoi sette anni / divinità penetrata / per noi venuta vicino al frigorifero». Il divino della Gualtieri si situa accanto ad un elettrodomestico, come a celebrare ciò che Georges Perec definì l’endotico, in contrapposizione con l’esotico, ovvero “il banale, l’evidente, il comune”, o per dirla come il titolo dell’evento, il quotidiano innamoramento.

(caricamento...)

La poetessa, che si auto-definisce ironicamente «una eccentrica con un pesce in bocca», riprende anche la poesia Nove marzo duemilaventi, scritta agli albori della quarantena, nella quale non indugia dinanzi all’avvertimento che «una voce imponente, senza parola / ci dice ora di stare a casa, come bambini / che l’hanno fatta grossa» e sembra voler spronare lettori e spettatori a rimanere sempre in allerta delle meraviglie nascoste. Nella sospensione quasi religiosa delle sue poesie c’è spazio anche per i temi che si potrebbero volgarmente definire più canonici: l’amore, la tristezza, il dolore. Questi paiono essere avvolti in un incontro di panico e bucolico che ambisce a farci mollare le prese e le strette dal pensare inquinato e giacere, immobili.

Festivaletteratura