"El caballo", la rivoluzione correndo
13 9 2015
"El caballo", la rivoluzione correndo

Allberto Juantorena intervistato da Federico Buffa

Alle olimpiadi di Montreal nel 1976 Alberto Juantorena entra nella storia: l'atleta cubano diventa e, fino ad ora rimane, l'unico atleta ad aver vinto la medaglia d'oro nella stessa competizione nei 400 e negli 800 metri. Juantorena non è però solo questo, è anche un "figlio della Rivoluzione" alla quale ha dedicato tutte le sue vittorie (particolarmente famoso è il pianto di commozione per l'anniversario dell'assalto della caserma Moncada), la sua fedeltà e il suo tempo; anche ora infatti vive per il suo popolo e per lo sport cubano rivestendo un ruolo istituzionale nel ministero dello sport (oltre a quello di vicepresidente dell'IAAF).

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A intervistarlo c'è il "più grande cantastorie italiano", Federico Buffa. Data la caratura dei due interlocutori l'intervista procede in modo vivace e accattivante toccando tutti i temi che definiscono e caratterizzano la complessa e poliedrica personalità dell'atleta. L'esordio è naturalmente sulla sua impresa e, guidato dal nostro "Omero dello sport", Alberto racconta l'incontro decisivo con l'allenatore polacco Zygmunt Zabierzowski e il passaggio dal basket all'atletica, la finale olimpica mancata per tre centesimi nella tragica edizione di Monaco '72 dopo solo 9 mesi di allenamento, la scelta di gareggiare agli 800, l'olimpiade del'76, i due ori e i record mondiali. Parla con vivacità e racconta aneddoti che danno ancora più profondità al suo racconto.

Parla anche dello sport a Cuba e della sua centralità nel sistema educativo; da vero cubano per lui l'attività fisica è prima di tutto educazione e mezzo per insegnare ai giovani principi morali come la disciplina e il sacrificio. I successi sportivi del paese sono successi della Rivoluzione, per questo biasima quegli atleti cubani che fuggono dall'isola e ad essi contrappone il suo esempio e quello del grande pugile Teofilo Stevenson citando il quale dice: "Non lascerei Cuba per tutto il denaro del mondo" e aggiunge "ciò che differenzia atleti come me o Teofilo e gli atleti che abbandonano Cuba sta nel fatto che noi ci siamo fatti guidare dalla fedeltà e dalla riconoscenza, loro dal denaro".

Si toccano tematiche di scottante attualità per Cuba; la prima domanda che Buffa pone è la questione dell'apertura del dialogo tra Obama e Raul Castro e dell'embargo, Juantorena esordisce con una battuta: "Per scogliere il gelo tra i due paesi ci sono voluti un presidente nero e un papa sudamericano" poi, fattosi più serio, prosegue dicendo che il popolo cubano è disponibile a stipulare accordi con gli Usa purchè questi non siano decisi unilateralmente, ma nascano da un confronto dialettico al centro del quale deve essere posto il tema dell'embargo; per ultima cosa parla dei diritti umani sostenendo che le accuse mosse contro Cuba sono solo una mossa politica volta a screditare l'isola.

Il ritratto che emerge dall'intervista è quella di un ombre vertical che nonostante il successo non dimentica da dove viene né la possibilità che Fidel e i barbudos gli hanno dato, anzi appare come un fiero portavoce della Rivoluzione che da sempre è la stella polare della sua esistenza.

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