Giovani e anziani nelle società contemporanee
12 9 2015
Giovani e anziani nelle società contemporanee

Le diverse generazioni non seguono più i tradizionali modelli di interazione e così i giovani non riescono più a imparare dagli anziani

La chiave per comprendere le difficoltà che le fasce di età più sensibili incontrano nella società globalizzata attuale è la rottura dei cicli generazionali. Oggi le diverse generazioni non seguono più i tradizionali modelli di interazione. Miguel Benasayang e Riccardo Mazzeo si chiedono e riflettono proprio sulle cause prime di questo cambiamento e le individuano nella percezione del tempo e nel disprezzo della corporeità. Riprendendo il pensiero spinoziano, i due ospiti distinguono tra il tempo immediato - scandito dalle lancette dell’orologio -, e il tempo presente - così come inteso dall’intelletto.

Ebbene, nei nostri giorni il primo domina il secondo. Ogni individuo deve sfruttare il tempo al massimo, spremerlo così che nessuna goccia venga sprecata. Per un giovane ciò significa formarsi e farlo senza correre rischi, traendo informazioni rapide e sicure sulla rete. Al contrario, per un anziano ciò significa godere del tempo che resta, cercando di dimenticare gli acciacchi dell’età. Le società contemporanee sono società per soli adulti. Alle loro esigenze è inadeguata l’esperienza diretta, fatta dal singolo, non trasmessa da terzi e implicante la dimensione del tempo interiore e la dimensione del corpo. Pertanto, i giovani non riescono a imparare dagli anziani e questi ultimi non riescono a trasmettere il proprio sapere.

Come afferma Benasayang, “il corpo è il rumore nel meccanismo del sistema”. Esso è ingombrante e inceppa la macchina perfetta della società, il cui scopo è, sì, la crescita, ma non quella personale.

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