Giulietta non aveva capito niente
10 9 2022
Giulietta non aveva capito niente

Martina Cacciola e la sfida al sessismo: la comicità femminile non è una chimera

Che succede se a far ridere è…una donna?

Jacopo Cirillo l’ha detto, a un certo punto della «chiacchierata nerd» che ha seguito lo spettacolo comico di Federica Cacciola: ogni volta che va a una serata open mic, il rapporto uomini a donne è sempre di 10 a 1. Le donne non vanno sul palco, non si espongono, «non ci provano nemmeno».

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Cacciola è stata, in un senso, coraggiosa: è salita sul palco a fare della brillante auto-ironia parlando di sesso (orale e non), organi genitali e BDSM; ma ha anche lanciato svariate frecciate al patriarcato, attraverso una disanima femminista sulla tragedia di Giulietta e su quella di Ofelia, le quali fondamentalmente «non avevano capito nulla». Perché, se a scherzare di sesso e pratiche sessuali è un uomo, molto spesso fa ridere, ma se a farlo è una donna, per quanta arguzia e sottigliezza ci metta, è più spesso bollata come “volgare”? Quando i valori della comicità si sono allineati a quelli della mascolinità?

«Stai dicendo che non è attraente?»

«No, te l’ho detto che è attraente»

«Sì, ma hai anche detto che ha molta personalità»

«Sì, ha molta personalità»

«Quando una donna è poco attraente, la prima cosa che si dice è che ha molta personalità»

«Senti, se mi avessi chiesto com’è fisicamente e avessi detto - Ha molta personalità -, allora non sarebbe attraente. Ma visto che ti dico solo che ha molta personalità, può essere due cose: ossia attraente con molta personalità, o non attraente con molta personalità»

«E quale delle due è?»

“Attraente”

«…»

«…»

«…ma non è bella, giusto?»

Questo dialogo si svolge tra Harry e un suo amico a proposito di Sally, in un must delle commedie romantiche, Harry ti presento Sally.

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E cela una grande, amara condanna che ci perseguita: non importa se siamo intelligenti e in grado di scatenare la risata; ciò che conterà di più per noi donne è come appariamo, rispetto a che quello che diciamo. Se siamo dotate di ironia e di «molta personalità», sicuramente queste devono essere state acquisite per sopperire alla mancanza di fascino. Quando invece siamo sia attraenti che divertenti, nel giudizio comune si crea un corto circuito di impossibilità. Nella scena comica italiana, è quello che è accaduto con l’arrivo al successo di Virginia Raffaele, per esempio.

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Le lunghe ombre di una storia sociale patriarcale e machista si stendono anche sopra questo: una donna che vuole far ridere e che soprattutto ne è capace (considerata esteticamente piacevole o meno) è sempre stata vista in maniera sospetta, come una creatura pericolosa che con la sua lingua affilata rischiava di minare la virilità e il privilegio della condizione maschile. Una donna doveva essere posata, rispettosa, indiscreta. Essere una comica donna, invece, significa tradire le tradizionali, bigotte, sessiste aspettative di genere. A fine Ottocento, la Baronne Staffe, dittatrice di bon ton, scrive che ridere era un atto rischioso e sconveniente: la risata crea la smorfia, distorce il viso, lo riempie di grinze. La donna che ride perde la sua bellezza. Come non bastasse, per molti la bocca spalancata era vista come un’allusione sessuale insostenibile.

Cacciola sfida tutto questo quando calca il palco. Non solo lo sfida, ma lo canzona attivamente e quotidianamente con il suo alter ego, la sua maschera, Martina Dell’Ombra.

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Martina è una «Pariolina svampita e tuttologa, proto-influencer fin dal 2014»: un personaggio problematico per le cose che dice, ma che al tempo stesso si fa beffe del sentimento di sicurezza che prova la società nel constatare che «una ragazza bella ha effettivamente la testa vuota». Cacciola racconta che Martina è nata da uno dei momenti più bui della sua vita: quando aveva perso il lavoro perché la compagnia teatrale si era sciolta e allo stesso tempo aveva chiuso la sua relazione a quindici giorni dal matrimonio, salutando con essa tutti i mobili di casa, portati via dall’ex-compagno. Da questa funesta situazione è nato un personaggio che l’ha lanciata anche sul web e sulla scena comica mediatica; che ha attratto un sacco di commenti negativi e indignati. Cacciola, però, dice che la reazione su internet, per lei, è sempre stata interessante: provenendo da una lunga esperienza di teatro di piazza, sa bene che la maniera in cui le persone reagiscono alla performance è parte integrante della performance stessa. Sulla piazza, sul sul web o sui social, il commento rispecchia quello che si pensa, che è responsabilità di ciascuno. Se il commento è pieno d’odio e specialmente perché Cacciolia è donna, «è colpevole la società». Cacciola si batte contro tutto ciò facendo il suo lavoro: essendo bella, intelligente e soprattutto…divertente.

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