Il decennio della scelta
10 9 2021
Il decennio della scelta

Christiana Figueres: "L'ottimismo ostinato" contro il cambiamento climatico

A sei anni dall'accordo di Parigi, le Nazioni Unite si riuniranno a Glasgow per la Conferenza mondiale sul clima (COP26), in cui si confronteranno sugli obiettivi raggiunti e sulle azioni future per contrastare l'innalzamento globale delle temperature. La Segreteria Esecutiva dell'UNFCC Christiana Figueres, durante l'incontro in Piazza Castello, ha sottolineato come l'accordo di Parigi sia stato un punto di svolta per l'umanità, in quanto per la prima volta 195 Paesi presero la decisione unanime e vincolante di contenere l'innalzamento delle temperatura al di sotto dei 2°C oltre i livelli pre-industriali.

Questo incontro, che fissò un nuovo standard della diplomazia internazionale, ebbe successo per tre motivi principali: lo sviluppo delle fonti rinnovabili che ne consentì l'accesso a prezzi competitivi, allineamento tra i due colossi mondiali Usa e Cina e soprattutto una precedente analisi quinquennale delle differenze geopolitiche ed economiche dei Paesi aderenti.

Il ricercatore Giorgio Vacchiano (La resilienza del bosco) concorda sull'importanza dell'intervento dei governi nel regolamentare l'azione delle compagnie energetiche, tra i principali attori del cambiamento climatico, poiché esse hanno i fondi, la tecnologia e la capacità di attrarre giovani talenti per la realizzazione di una green economy concreta, che vada oltre alla pericolosa apparenza del greenwashing.

La «guerra contro la natura», così definita da Figueres, «è una guerra contro l'uomo» e combattere il cambiamento climatico significa combattere l'ingiustizia sociale, dato che gli effetti di tale fenomeno colpiscono principalmente i Paesi in via di sviluppo e le classi meno abbienti. Da qui l'importante ruolo giocato dai Paesi del primo mondo, che da un lato nel 2015 stabilirono di stanziare 100 miliardi di dollari in aiuto alle nazioni più povere e dall'altro si impegnarono maggiormente nelle politiche di contenimento delle emissioni di carbonio.

Malgrado la gestione di queste politiche non sia stata sempre facile (si veda ad esempio l'aumento dei prezzi del carburante in Francia e il conseguente movimento dei Gilet gialli), è necessario mantenere un atteggiamento di «ottimismo ostinato», che si basa sulla chiarezza della scienza e sulla necessità di fare una scelta. Solo con l'impegno degli Stati si potrà raggiungere l'obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra del 55% rispetto ai livelli del 1990 entro il termine del 2030 e far sì che il nostro Pianeta sia la casa delle generazioni future.

Festivaletteratura