Il falso mito della crescita
9 9 2022
Il falso mito della crescita

Willie Peyote parla con Giorgio Brizio delle «cose che contano»

Willie Peyote, nome d’arte di Guglielmo Bruno, ha ormai raggiunto una celebrità pop col il brano Mai dire mai portato sul palco di Sanremo. Le sue ultime uscite sono l’album Pornostalgia e il libro Dov’è Willie?, scritto in dialogo con Giuseppe Civati, in cui racconta della sua partecipazione al grande festival, della scena musicale, del contesto culturale e di altre «cose che contano».

È un incontro pungente quello con Giorgio Brizio nel corso dell’Accento Altra marea in piazza Sordello. I due torinesi conversano toccando una serie di questioni complesse: dal politically correct al cambiamento climatico, dalle modalità violente e non violente della disubbidienza civile alle politiche editoriali di case editrici e case di produzione musicali.

La postura di Peyote è fondamentalmente nichilista, aggettivo che lui stesso usa per definirsi insieme a «torinese e disoccupato perché dire cantautore fa subito festa dell’Unità e dire rapper fa troppo bimbominkia». Ciò che più il cantante dice di voler contrastare col suo lavoro di artista è l’individualismo che porta le persone a stare nella loro bolla, leggere solo i giornali che confermano il loro modo di pensare e non saper affrontare il confronto in maniera costruttiva. È infatti sempre più diffusa una forma polarizzata e partitica di scontro che tenta di zittire chi la pensa in modo diverso, in una società che parallelamente demonizza il conflitto. L’assenza di dibattito ha portato, secondo Peyote, all’assenza di una lotta sociale consapevole, che sia lotta di classe in una realtà in cui l’unico modello proposto è quello della crescita del profitto. Non si può dimenticare che non tutti partono con le stesse possibilità e condizioni materiali per la realizzazione personale. Willie si sente fortunato perché oggi ha l’occasione di lavorare esprimendo le sue idee attraverso la musica, ma conosce la rabbia dello sfruttamento che ha conosciuto in gioventù in un call center. La fama richiede tuttavia un ritmo di produzione che sacrifica talvolta la creazione di un buon disco per una hit di successo o impone all’artista un’autopromozione che priva di valore il suo lavoro e che Peyote non si dice disposto ad accettare.

Brizio e Peyote affrontano poi il problema della lotta climatica, la sfida più urgente e importante perché esista ancora una società del futuro. È impossibile negare, sostiene il rapper, che il sistema di approvvigionamento delle energie è strutturato per far guadagnare chi possiede le risorse, ma «se non c’è un limite alla crescita è un gioco a somma zero, qualcuno ci perde sempre».

(caricamento...)

Festivaletteratura