Il sesso dei libri
10 9 2015
Il sesso dei libri

Storia maschile vs storia femminile

Elisabetta Bucciarelli e Paolo Colagrande, mediati da Afro Somenzari, intavolano un'ilare discussione sul genere della scrittura. I due autori ammettono che esiste un po' di confusione tra maschile e femminile per quanto riguarda la scrittura, ma fondamentalmente esiste "un tipo di storia maschile e un tipo di storia femminile". Paolo Colagrande, all'apertura del discorso, ammette di essersi sentito un po' come gli alunni che rimangono smarriti di fronte ad una domanda criptica di un'insegnante che intima di ragionare, egli non ritiene infatti che la letteratura riveli il sesso dell'autore.

"Il talento - diceva Lady Morgan - il talento è asessuato come l'anima". Di parere diverso era probabilmente la casa editrice della celebre J.K. Rowling, che le impose di utilizzare uno pseudonimo per firmare i propri libri, preoccupata che il pubblico potesse accettare con qualche remora l'idea di una scrittrice donna. Eppure ancora si rimane sconvolti quando ci si accorge che il maghetto di fama mondiale non sia nato dalle mani di un uomo. In letteratura si incontrano molti stereotipi, tra cui quello del 'sentimento', cioè la capacità femminile di rappresentare la profondità e la complessità dei sentimenti meglio dello scrittore uomo, che invece schiva i sentimenti e utilizza metafore grezze e una lingua più 'carnale'.

Secondo Colagrande è questo il punto focale della questione: se esiste una differenza nella capacità di mettere in scena un'emozione. "Perché parlare di calcio è serio e parlare di vestiti è futile? Perché un libro che parla di guerra è un libro importante, mentre un libro che parla di amore non lo è?" provoca Virginia Woolf. Il nostro ospite si astiene da giudizi calcistici e sentimentali, ma riconosce l'importanza dei vestiti in quanto "elementi identificativi di sé, contenenti un'autobiografia" come quella di Margaret Atwood e della sua camicia rossa. Citando Alba de Céspedes e il suo modo di scrivere in forma epistolare-diaristica, loda la sua capacità, evidenziata nel romanzo Rimorsi, di far parlare personaggi maschili e femminili, riuscendo a rendere perfettamente con la stessa potenza narrativa e profondità la voce della protagonista donna e dell'uomo. In sostanza, la narrativa femminile, se esiste, sa dar voce a personaggi di sesso opposto meglio di quanto lo sappia fare uno scrittore.

Nel romanzo Senti le rane infatti, per esporre il pensiero di un personaggio femminile, Colagrande ha dovuto utilizzare due punti di vista maschili, poiché crede sia difficile per un uomo comprendere fino in fondo la psicologia femminile. Elisabetta Bucciarelli manifesta presto il suo dissenso, nel ultimo libro La resistenza del maschio ha trovato ciò che le mancava: il 'Maschio', l'aspetto virile, il corpo esibito, la mascolinità. Il suo Uomo è un uomo calcolatore, che misura tutto per stabilire una certa distanza, amato dalle donne, le cui peculiarità sono state diagnosticate da una femmina.

Ma è davvero necessario stabilire una differenza di scrittura? E' utile, esiste? Forse allora, più che una questione di genere maschile e femminile, sono le vicende personali a determinare i temi e il tratto della scrittura di ognuno. D'altronde chi scrive trasfonde nelle sue opere sesnibilità, esperienze di vita e modo di essere, a prescindere dalla forma in cui sceglie di raccontarsi.

Festivaletteratura