Il tango albiceleste dell'amore
7 9 2024
Il tango albiceleste dell'amore

Buffa e Gabrielli raccontano la storia del Novecento argentino attraverso i protagonisti del calcio

«Per gli inglesi l’Argentina è stata una colonizzazione mancata, ma la loro indole negoziale gli ha comunque garantito lauti profitti. Poi, a inizio secolo, da una tasca secondaria gli è caduto per terra the beautiful game, the game of football. Gli argentini hanno osservato, imparato e poi pensato: loro hanno inventato il gioco, ma noi faremo qualcosa di molto più importante, inventeremo l’amore per il gioco». Con queste parole Federico Buffa, giornalista, scrittore e principale storyteller italiano dello sport, presenta a Festivaletteratura La Milonga del Fútbol (Rizzoli, 2024), opera scritta con Fabrizio Gabrielli, scrittore ed autore del libro Messi (66thand2nd, 2022).

La Milonga del fútbol nasce da uno spettacolo teatrale omonimo che Federico Buffa porta nei teatri di tutta Italia da mesi e dalla passione che entrambi gli autori nutrono per l’Argentina e il fútbol. Buffa e Gabrielli spiegano al pubblico l’obbiettivo dell’opera: raccontare il Novecento del calcio argentino ripercorrendo le orme di 3 grandi protagonisti, tre diez iconici: Renato Cesarini, Omar Sivori e Diego Armando Maradona.

Per farlo, però, c’è bisogno di riavvolgere il nastro e tornare al 20 giugno 1867, data della prima partita di calcio mai giocata in Argentina e scavare nel suo rapporto complicato con l'Inghilterra.

Per gli inglesi la cosiddetta “terra dell’argento” resterà sempre una conquista fallita; il loro passaggio è stato cancellato dopo la guerra delle Falkland-Malvinas e ormai ne sono rimaste solo poche tracce: i nomi delle squadre e una stele nel parco Tres de Febrero che indica il punto in cui per la prima volta il fútbol atterrò nel Paese. Questi elementi apparentemente marginali ci mostrano il legame viscerale che esiste fra il popolo argentino e il calcio: tutto può essere cancellato, ma non quel beautiful game “caduto dalle tasche dei nemici”.

Si fa riferimento anche al mondiale del 1978, disputato in Argentina e vinto proprio dalla Selecciòn albiceleste, ma passato alla storia come il “mondiale del regime”, con il Paese stretto sotto il gioco della dittatura militare di Jorge Rafael Videla e il terrore dei desaparecidos.

Proseguendo nel racconto dei protagonisti del calcio argentino i due ospiti si concentrano sulla storia di quello che per molti è il calciatore più forte di tutti i tempi: il Diez per eccellenza, Diego Armando Maradona. Partono dalla sua infanzia nelle villas, le baraccopoli di Buenos Aires, in cui inizia il suo “rapporto sciamanico” con la pelota, il pallone, per soffermarsi sugli aneddoti che hanno dato vita al mito di Diego, con una speciale menzione alla doppietta siglata ai danni dell’odiata Inghilterra nei mondiali di Messico 86, in cui Maradona scrive la storia del calcio in pochi minuti: prima segnando con la mano de Dios e poi con quello che per molti è il gol più bello della storia.

Si conclude con la naturale prosecuzione di Maradona: Lionel Messi, passando in rassegna i momenti di contatto tra i due campioni. Il primo è nel 1993, quando Diego torna a giocare in Argentina, nel Newell’s Old Boys, e alla sua presentazione assiste dagli spalti Leo, che ha poco più di 6 anni e sogna di seguire le orme del suo idolo. Il secondo ci porta nel 2010, il momento della collisione tra i due in nazionale, con Maradona in panchina e Messi in campo. «Il passaggio del testimone tra Diego e Leo non è lineare» dice Gabrielli, che poi individua come ultima tappa di questo processo il 26 Novembre 2020, giorno successivo alla morte di Maradona, quando Lionel Messi nel corso di una partita segna ed esulta mostrando proprio la maglia che Diego indossò nel 1993.

È qui che il cerchio, o forse la pelota, si chiude, regalandoci il mito di un nuovo Diez.

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