Il valore della cura
12 9 2021
Il valore della cura

Pascale Molinier e Sandra Morano dialogano su riconoscimento sociale e salariale delle professioni di cura

Come fare a misurare il sorriso, le attenzioni rivolte all’altro? In Francia, ci spiega Pascale Molinier, il lavoro delle badanti si misura attraverso standard gestionali: il numero di camicie stirate, i pasti preparati. La relazione, il valore aggiunto con cui questi compiti materiali vengono svolti, è sottovalutato e preso affatto in considerazione. La stessa mentalità è alla radice della svalutazione di differenti categorie: infermieri, os, lavoratori nelle case di cura, persone che assistono un familiare malato.

La psicologa-filosofa si pone come una delle maggiori pensatrici a cui fare oggi riferimento per un cambio di civiltà basato sul riconoscimento della fragilità umana e della necessità del prendersi cura. Il suo primo libro tradotto in Italia Care, prendersi cura. Un lavoro inestimabile nasce da esperienze sul campo in cui Pascal ha voluto osservare il lavoro di infermiere, badanti, mogli che si occupano di mariti malati: tutto il mondo sotterraneo legato al prendersi cura, che spesso viene nascosto e sottovalutato. Nello specifico, l’ultimo libro è stato scritto dopo un anno di studio in un casa di riposo per anziani a Parigi. La cura, questo mondo di profonda sapienza relazionale finora totalmente oscurato dall’accademia, riceve da queste indagini un primo alone di luce.

E’ stato a partire dalla maggiore necessità di specializzazione, che il mondo medico si è fatto tecnico, dimenticando al contempo la dimensione umana e relazionale del prendersi cura, su cui ogni trattamento fisico dovrebbe basarsi. Sandra Morano (La sanità che vogliamo), pensatrice e ginecologa, lavora assieme alla sua equipe di professionisti - ostetriche, infermiere - per strappare il momento della nascita a un prospettiva meramente medica e infiltrare in quel momento magico e delicato più spazio per la cura. Quando ha letto il libro di Pascal, ha dichiarato, è stato per lei come trovare riconoscimento esterno che il lavoro portato avanti negli anni aveva valore. Lo scopo suo e quello dei suoi collaboratori, dice, è abbattere una medicina sempre più lontana dalle persone che soffrono.

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La formazione di medici e infermieri è ancora eccessivamente legata a dimensioni tecniche, concordano le due autrici. Il caso della Francia, in particolare, dimostra la necessità di un cambiamento nel percorso formativo: attualmente, sono aumentati il numero dei casi di suicidio e salute mentale fragile fra gli studenti. Lo sganciamento totale dalle questioni affettive rende la formazione eccessivamente difensiva di fronte agli aspetti emotivi, e totalmente impreparata ad affrontarli.

Il problema si divide quindi fra due questioni: una di educazione del personale presente e futuro, l’altra di organizzazione del lavoro. Perché se l’educazione alla cura emotiva è importante, è vero anche che è inattuabile nelle presenti condizioni di lavoro: a una persona che lavora più di cinquanta ore a settimana, non si può chiederle di essere anche empatica.

La dimensione del prendersi cura è qualcosa di 'inestimabile', riprendo il titolo di Pascale Molinier, di non misurabile attraverso il paradigma scientifico ed economico contemporaneo. Esente dai parametri di misura, non per questo non deve essere considerata. Si può e si deve invece estimarla. Il passo avanti che la nostra società può fare è quello di donare a questa dimensione lavorativa un riconoscimento e una giustizia sociale: stipulare che si tratta di un lavoro di civiltà, di una produzione essenziale del vivere comune e aumentare la considerazione e il salario delle persone che lo svolgono.

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