Il valore delle cose
7 9 2019
Il valore delle cose

La ricetta di Mariana Mazzucato per il nuovo Stato: innovazione, creazione di valore, obiettivi chiari e ambiziosi

Per superare il senso di disorientamento che pervade le società contemporanee e tornare a mettere il futuro al centro del nostro orizzonte servono nuove etiche e nuovi strumenti di pensiero capaci di scardinare logiche e sistemi di potere accettati come incontrovertibili. In questo senso filosofi, economisti e intellettuali di varia formazione indicheranno al Festival alcuni possibili percorsi, seppur parziali, per rimettere mano a paradigmi e categorie interpretative che ormai risultano inadeguati. Un ampio ventaglio di riflessioni verrà ad aprirsi sulla guerra, attraverso una serie di incontri che toccheranno il confronto interreligioso, il ruolo della scuola e della comunicazione nel formare le coscienze, il racconto dei conflitti alle più giovani generazioni.


Davvero tutto ha un prezzo? Se sì, qual è il prezzo dell’educazione? Quale quello di un ambiente poco inquinato o del benessere? Piuttosto, per vederla con Mariana Mazzucato, una dei più influenti economisti del mondo, è sempre vero che tutto ha un valore (Il valore di tutto, Laterza, 2019). Ecco perché il peggior modello economico possibile è quello dove le risorse si estraggono solamente e non gli viene conferito un nuovo e maggiore valore. In altre parole, una società povera in value creators. Di questo e molto altro la professoressa di UCL parla con Bruno Giussani, padrino dei celeberrimi eventi TED che si tengono in tutto il mondo.

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Un perfetto esempio è la rendita. «Adam Smith – ha spiegato l’autrice – parlava della rendita come del furto: unearned income (redditi immeritati). Pensava ad un mercato libero, ma non libero dallo Stato; libero dalla rendita, dal semplice spostamento di risorse senza creazione di valore». Nel mondo di oggi invece l’equilibrio è completamente sbilanciato sul prezzo, non si parla mai di valore. La Mazzucato scherza su un esempio che fa divertire il pubblico del festival: «il matrimonio tra una badante e il suo assistito non è per niente conveniente: crea valore affettivo ma dopo il matrimonio c’è uno stipendio in meno».

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Altro punto fondamentale toccato dall’autrice, che dirige l'Institute for Innovation and Public Purpose (IPP), è quello del valore pubblico. Molti pensano al settore pubblico come a un cerotto. Quando il privato non fa abbastanza (market failure), il pubblico supplisce. Quando il privato fa troppo (monopoly), il pubblico vieta. «Per me il settore pubblico è un’altra cosa. È proprio un pubblico, come siete voi (indica la platea, ndr). Solo pensandolo così si può creare un vero valore pubblico collettivo». Il secondo step, dopo questo passaggio concettuale, è l’investimento pubblico.

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Stimolata dalle domande di Giussani, l’autrice compie una riflessione finale sullo Stato. Spesso si pensa che lo Stato assorba valore e non lo produca. «Quando si perde l’idea di cosa sia lo Stato – ha detto – si comincia a pensare che sia un’istituzione inerziale e senza valore». L’obiettivo, quindi, sarebbe quello di creare uno Stato mission-oriented: missioni precise e sfide ambiziose. È questa la ricetta.


Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone: Evento 13 “Umanesimo inquieto” - Evento 24 “Un nuovo racconto della guerra” - Evento 25 “E alla fine un mondo lunare” - Evento 33 “Raccontare il mondo” - Evento 73 “Per un nuovo pensiero africano” - Evento 89 “12 dicembre 1969” - Evento 142 “Dedicato ad Ágnes Heller” - Evento 145 “L’economia del valore” - Contaminazioni ore 18.00 sabato 7 “L’inflazione della verità scientifica” - Evento 175 “Il mondo è giovane ancora” - Evento 190 “Tutte le guerre del mondo” - Evento 204 “Affermare l’umanità” - Accento ore 14.00 domenica 8 “Le sante ossa” - Evento 209 “La democrazia esclusiva e i suoi sovvertimenti” - Evento 215 “Le regole e la coscienza”.

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