Karl Marx lettore e letterato
11 9 2021
Karl Marx lettore e letterato

L'ampia e multiforme cultura del pensatore tedesco

«Sarà per me benvenuto ogni giudizio di critica scientifica. Per quanto riguarda i pregiudizi della cosiddetta opinione pubblica, alla quale non ho fatto mai concessioni, per me vale sempre il motto del grande fiorentino: “Segui il tuo corso, e lascia dir le genti”.»

Con questa frase, nella prefazione alla prima edizione de Il Capitale, Karl Marx riutilizzava, leggermente modificato, un verso di colui che era per sua stessa ammissione il suo poeta prediletto: Dante Alighieri, della cui Commedia il filosofo di Treviri era solito declamare a memoria i versi in italiano.

D’altra parte, proprio questa è la chiave di volta del volume del germanista Siegbert Salomon Prawer, fondato su sistematici carotaggi delle opere maggiori e minori di Karl Marx, delle lettere giovanili alla moglie e dei discorsi alle associazioni operaie. Non soltanto Marx leggeva con passione la grande letteratura mondiale, da Goethe a Cervantes e a Shakespeare, dagli autori greci a quelli ebraici e ai contemporanei inglesi; lo faceva utilizzandone le parole nei propri scritti, non a titolo di abbellimento retorico, ma servendosene finemente per illustrare categorie e intessere argomentazioni.

Edito nel 1978 e rimasto incomprensibilmente inosservato all’epoca, lo studio di Prawer è stato recentemente ripubblicato a cura di Donatello Santarone, docente di Letteratura italiana dai multiformi interessi, già collaboratore di Franco Fortini. Nella cornice di Palazzo della Ragione dialogano con il curatore il critico letterario Massimo Raffaeli, inappuntabile ed erudito moderatore del dibattito, e Peter Kammerer, sociologo con un radicato interesse per l’opera di Gramsci, Pasolini e dello stesso Marx.

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Ne scaturisce un dibattito raffinato, profondo e insieme sottile, che restituisce a Marx la sua complessità di uomo di lettere e di ingegno: non algido economista, politico aridamente ancorato al primato della propria disciplina, ma intellettuale a tutto tondo, convinto della necessità di comprendere le verità che giacciono al fondo dell’economia politica perché l’umanità possa finalmente riappropriarsi di un tempo liberato.

Con interventi in successione, il dialogo attraversa aspetti della cultura politica e sociale tra la fine del Settecento e il Novecento: dall’idea di Weltliteratur elaborata da Goethe all’ambivalente rapporto con l’età delle macchine tratteggiato dallo scrittore tedesco ne Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister; dal diverso sguardo di Friedrich Engels sulla classe operaia e sulla rivoluzione industriale in Inghilterra alle ambizioni letterarie da lui nutrite e intrattenute in prima persona insieme all’amico Marx negli anni giovanili - senza dimenticare lo scritto di Marx Sulla questione ebraica (1843), le figure di ebrei secolarizzati nella Seconda e nella Terza Internazionale, le riflessioni di Isaac Deutscher sull’"ebreo non ebreo”.

Tematica finale del dibattito, l’interrogativo sull’applicabilità della riflessione marxiana, conduce Raffaeli, Santarone e Kammerer su un sentiero forse poco noto: l’attenzione dimostrata da Marx per la condizione umana in quanto tale, in rapporto alle proprie esigenze e all’impatto delle tecnologie. Se infatti ai tempi in cui scriveva il filosofo tedesco la fame era minaccia endemica primaria per le popolazioni europee, non sfuggiva a Marx neppure la rilevanza del tempo: «Tempo per un’educazione da esseri umani», così necessario e tuttavia così spesso alienato ai lavoratori dal capitale. Uno spunto di indagine la cui applicabilità in epoca contemporanea riecheggia di certo forte e chiara, anche sulla base di numerosi contributi pubblicati nell’arco degli ultimi anni.

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