L'agricoltura dal volto umano
16 10 2020
L'agricoltura dal volto umano

Nella Giornata Mondiale dell'Alimentazione riproponiamo il bell'incontro al Festival tra Hans Rudolf Herren e Laura Ciacci

Sei anni non sono pochi, considerando le urgenze sociali e ambientali che il pianeta si trova oggi ad affrontare, compresa l'allarmante pandemia in corso. Eppure molti dei temi portati all'attenzione del pubblico di Festivaletteratura 2014 da un agronomo ed entomologo del calibro di Hans Rudolf Herren sono ancora all'ordine del giorno. Riascoltare il suo intervento in occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione promossa dalla FAO in un anno assolutamente fuori dal comune è un invito a tenere alta la guardia, ad analizzare con lucidità modelli dati per assoluti ma ripetutamente smentiti, a ripensare degli standard di produzione alimentare che per forza di cose chiamano in causa ambiente, tecnologia, economia, diritti e tutela del diritti.

Herren è un'icona dell'agricoltura biologica e uno dei suoi grandi innovatori. In Nigeria, dove ha lavorato dal 1979 al 1994, è riuscito a sviluppare metodi di lotta biologica ai parassiti senza l'ausilio di pesticidi, conseguendo risultati fondamentali nella lotta alla cocciniglia manioca e all'acaro verde della manioca, principali minacce dell'omonima pianta tropicale la cui radice a tubero è una delle fonti primarie di sostentamento delle popolazioni africane. I successi sul campo, che hanno evitato carestie di massa e offerto ai contadini gli strumenti necessari per la difesa dei propri prodotti a costi sostenibili, nel 1995 sono valsi a lui e alla sua equipe il World Food Prize e sono confluiti nella creazione dell'ICIPE di Nairobi, un centro mondiale di eccellenza per quanto concerne il monitoraggio della malaria e lo studio degli insetti e dei parassiti che diffondono malattie e infestano i raccolti. Con il premio in denaro del World Food Prize ha poi dato vita alla Fondazione Biovision, il cui scopo è quello di migliorare le condizioni di sussistenza delle comunità agricole nel rispetto dell'ambiente. Nel 2002 è stato insignito del Brandenberger Prize e, nel 2003, del Premio Tyler. Dal 2005 è presidente della Fondazione Millenium ad Arlington-Virginia e CEO del Millennium Institute. Nel 2013 si è aggiudicato insieme alla Fondazione Biovision il Right Livelihood Award per l'impegno profuso a favore delle popolazioni più povere del pianeta.

La sua testimonianza al Festival, accompagnata dalle domande di Laura Ciacci – responsabile delle relazioni istituzionali per Slow Food –, si è orientata su quattro parole chiave: agricoltura sostenibile, agricoltura familiare, sicurezza alimentare e sovranità alimentare. Ancora oggi la premessa del ragionamento è immutata e le risposte non semplici: il sistema alimentare di tipo estrattivo in vigore non è sostenibile, anche se disponiamo delle conoscenze per renderlo tale. Sappiamo da dove cominciare per cambiarlo? «Dalla mia esperienza per oltre trent'anni in Africa – ha affermato Herren – ho visto che sia in Africa che altrove, in Europa e Nord America, permangono delle grosse problematiche legate alla produzione di cibo. Oggi sappiamo che è possibile cambiare il sistema. Non dobbiamo tornare a un tipo di agricoltura come quella dei nostri nonni, ma dobbiamo anzi andare avanti e instaurare un sistema sostenibile che non dipenda più dal consumo di energie fossili. Avrete spesso sentito l'espressione "rivoluzione verde": questa rivoluzione si è tradotta in un aumento enorme nella produzione di alimenti, tuttavia ha anche provocato dei costi molto elevati in quanto a problemi sociali e ambientali. Sappiamo che le alternative ci sono e sappiamo che se vogliamo possiamo applicarle. Ma il punto è: dovrebbero essere gli agricoltori a spingere in quella direzione o dovrebbero essere i consumatori con le loro richieste?». Da questa domanda muovono le tante idee esposte brillantemente dallo scienziato svizzero nel corso dell'evento, che vale davvero la pena riascoltare.

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