L'amore necessario
27 7 2018
L'amore necessario

Un ricordo di Clara Sereni, scomparsa ieri, e dei suoi incontri al Festival

«Siamo tutti legati l'uno all'altro da un filo – scrisse una volta Clara Sereni – ma quando all'altro capo del filo c'è una persona disabile tutto cambia». L'autrice romana, che si è spenta ieri sera a Perugia, per tutta la vita ha davvero fatto di questi fili la cifra della sua opera letteraria e del suo impegno sociale, fino alla creazione di quel piccolo modello virtuoso che è tutt'oggi La Città del Sole. All'altro capo sapeva trovare gli ultimi, e cercava con tutte le forze di non abbandonarli. Bene lo dimostra il fatto che in queste ore, tra gli omaggi e i ricordi di chi ha avuto la possibilità di incontrarla e ascoltarla, insieme all'ormai celebre "casalinghitudine" torni di continuo un altro neologismo da lei coniato: Clara Sereni si definiva "ultimista" proprio perché in tutte le storie di disabilità fisica e psichica in cui si imbatteva nella vita e nella scrittura, in tutti quei racconti di dolorosa marginalità e di disarmante umanità, riusciva a identificarsi come poche persone. Lo si evince da un'opera in particolare, quel Taccuino di un'ultimista che è forse la più felice e diretta testimonianza della sua avventura esistenziale e professionale, della sua passione politica, delle sue lotte pubbliche e private per dare a tutti pari dignità.

L'ultima volta che venne a Mantova correva l'anno 2009. Era da poco uscita l'antologia Amore caro, una raccolta di lettere in forma di racconto che personaggi dello spettacolo, della politica e delle letteratura, avevano indirizzato ai rispettivi familiari affetti da handicap permanenti. Insieme a Bruno Gambarotta e alla giovane scrittrice Pulsatilla, questa «donna che ha speso gran parte della sua esistenza al servizio della comunità e delle persone più svantaggiate» – come l'ha omaggiata oggi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – aveva parlato con delicatezza di fragilità umane, di relazioni interpersonali che proprio davanti alla malattia ci riportano al significato più profondo della parola "amore".

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Una breve nota finale, unita al ricordo del suo ultimo incontro al Festival, merita anche la foto di copertina che abbiamo scelto per accompagnare questo piccolo post: risale al 2008, anno in cui la Sereni è stata protagonista di un memorabile blurandevù insieme a un gruppo di fantastici intervistatori. Nel rispondere alle domande e alle suggestioni dei giovani volontari era riuscita a capovolgere l'intervista, a interpellarli con sincera curiosità, a chiedere loro come mai fossero ancora così ancorati ad alcuni fenomeni del passato, invitandoli a raccontarsi fino al canto di chiusura. Era stata una bella sorpresa, e ci fa piacere che ancora oggi qualcuno dei partecipanti ripensi con affetto a quell'incontro.

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