L'esistenza ai margini
9 9 2018
L'esistenza ai margini

La naturalezza composta della poesia di Enrico Testa

Prosegue la ricerca sul linguaggio e la scrittura drammaturgica avviata negli ultimi anni al Festival per ritrovare l'intimo e originario nesso tra teatro, poesia e letteratura.


Le note di Brahms aprono la strada alle parole di Enrico Testa che, dialogando con Antonio Prete, racconta la sua poesia e conferma la prossimità tra linguaggio musicale e arte poetica. Se la forma poetica è la strada che collega le note alle parole, Testa la percorre con un'attenzione devota, avendo cura di non calpestare quel nesso tra suono e senso che Dante chiamava “legame musaico”: il movimento delle parole è gestito con tecnica invisibile, un lavoro al dettaglio per un risultato estremamente naturale che si riflette nel nitore delle immagini e nelle sonorità limpide dei versi. Il cammino di Testa è tracciato fin dal titolo da indicatori semplici: "Cairn" infatti si riferisce ai cumuli piramidali di pietre che sui sentieri di montagna indicano che ci si trova nel posto giusto o che c'è qualcosa su cui soffermare l'attenzione.

Lo sguardo è sugli oggetti, quasi sempre desueti, che popolano le periferie del visibile. Quella di Enrico Testa non è una poesia dell'eclatante, ma nel tono prevalentemente basso della raccolta (proprio come in una composizione musicale armonica) emerge talvolta qualche soprassalto ritmico che rende Cairn anche «disperatamente erotico»: i pensieri del poeta sembrano trovare luogo in questo scarto tra basso e alto, nelle ferite dell'esistenza che chiedono di essere ascoltate come le voci degli scomparsi, molto diverse dalle “cicatrici” che nella nostra retorica pervasiva vengono assunte a medaglie all'esperienza, magari da quegli stessi poeti che dal proprio blog «osservano l'orizzonte avvolti in sciarpe chilometriche».

La retorica tra le pagine di Cairn non sembra trovare nessuno spazio: quella di Testa è una reale «naturalezza del dire», resa particolarmente efficace da uno stile che riesce a essere genuino senza scomporsi, permettendo al lettore di camminare insieme all'autore apprezzando la virtù anagogica dell'apparire (un altro prestito da Dante) che è la cifra del libro: immagini che si manifestano per produrre un senso o per avvertire chi legge, ma anche per rivendicare l'importanza di fermare lo sguardo sull'intorno.

È in effetti questo, come sottolinea Antonio Prete, il messaggio che Cairn sembra consegnare: nel rapporto tra il paesaggio e la lingua che lo racconta, Testa testimonia l'importanza di fermare lo sguardo sulle forme di vita interstiziale degli elementi minimi, che spesso trascuriamo ma che, nella loro trasparenza, si rivelano essenziali e carichi di vita.

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Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Evento 11 “E’ Bal” - Evento 16 “Homo ridens lab” - Evento 29 “Autoritratto di un Giannizzero” - Evento 31 “Un giorno” - Evento 39 “Ipocrita, mio simile, fratello” - Evento 53 “Debra Libanos: il passato per le armi” - Evento 87 “La poesia che alle altre non somiglia” - Evento 116 “Tra il dire e lo scrivere” - Evento 127 “Quando veniva la poesia, si fermava tutto” - Evento 144 “Come nasce una poesia” - Evento 147 “Sulle tracce della realtà” - Evento 168 “Amori poetici” - Evento 174 “Crikecrak”.

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