L’importante è restare comunque in piedi
9 9 2017
L’importante è restare comunque in piedi

In arrivo il nuovo medical di Mattia Torre

La coppia Mattia Torre e Valerio Mastandrea, ormai dopo dieci anni di collaborazioni, è più che collaudata, e in autunno ad aggiungersi alla lista di Qui e Ora, Migliore, arriva la nuova serie tv La linea verticale. A partire dai numerosi generi Medical che si concentrano sempre sul punto di vista dei medici, come Grey’s Anatomy o Gregory House, questa volta avviene un rovesciamento per dar voce ai pazienti.

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Il tema è molto delicato, viene definito da Mattia Torrequasi un tabù, ma l’ironia e la leggerezza con cui viene proposto rende sia il romanzo che la serie tv da cui è tratto un contributo davvero importante. La storia racconta la malattia di Luigi, interpretato da Valerio Mastandrea, che all’età di quaranta anni scopre di avere un tumore, mentre insieme alla moglie incinta di sette mesi progettano l’arrivo di una nuova vita, una se ne sta andando. Si potrebbe pensare che sia a tratti anche troppo melodrammatico il personaggio che si ammala mentre sta per diventare padre, ma purtroppo tutto ciò è frutto dell'autobiografia di Mattia Torre.

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Quest'esperienza, oltre ad altre riflessioni, ha portato l’autore a riflettere sul luogo dell’ospedale, come un posto differente da come si era immaginato. Il ruolo dello scrittore infatti afferma che dovrebbe essere proprio quello di fare da ponte tra il mondo percepito e quello reale. Persino Boris si propone come il documentario di uno spaccato di mondo diverso da come ci si immagina dall’esterno. È proprio questo luogo a offrire elementi di forte ilarità dal fatto che sono altri a prendere le decisioni al posto del paziente in merito al cibo, orari, vestiti e tempi di dimissione. Si è tutti uguali indipendentemente dall’estrazione sociale, dal reddito o dalle conoscenze. Nella stessa stanza si possono ritrovare persone differenti dal commesso all’architetto ma entrambi ormai ossessionati dall’emoglobina. Come è tipico nel loro stile si tratta comunque di un riso amaro, permettendo oltre alle risate momenti di grande commozione.

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Il ruolo dell’attore che ben si esplica in questa circostanza è proprio quello di demistificare e sconfiggere le proprie paure, con l’intento di regalare al fruitore un’esperienza che più che consolare può far valutare la malattia come un’opportunità per ridimensionare la paura. Come affermato da Borges nella poesia Istanti, ipotizzando di poter cambiare alcune cose della propria vita: «avrei più problemi reali e meno immaginari».

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