L'umanità della diversità
9 9 2021
L'umanità della diversità

Bernardine Evaristo e Michela Murgia presentano Ragazza, donna, altro

La vera magia di Festivaletteratura sta nella capacità di far incontrare voci e anime affini solitamente separate dallo spazio. Quando questa magia si compie nascono eventi come quello che ha unito oggi le scrittrici Bernardine Evaristo e Michela Murgia, in cui il pubblico ha la possibilità di farsi testimone di uno scambio di idee appassionato e, soprattutto, edificante.

Occasione di questo scambio è stata la presentazione di Ragazza, donna, altro, ultima pubblicazione dell’autrice nonché drammaturga britannica, vincitrice dell’ambito Booker Prize.

Così l’ha presentato Michela Murgia «L’espressione romanzo corale credo sia abusata quando si parla di letteratura. In questo caso stento a parlare anche di polifonia. L’elemento sonoro che prevale nelle voci delle donne che Evaristo racconta non è armonia, è la dissonanza. Sono dodici storie di donne intrecciate tra loro tutte portatrici di una differenza rispetto a un’altra e anche rispetto a chi legge. La differenza produce attrito e anche contraddizione e questo fa paura a chi vuole stare comodo e anche a chi deve sostenerla, perché stanca. È più facile assomigliare, è più facile rientrare nelle aspettative che gli altri hanno di noi piuttosto che interpretare un’identità che spaventa l’altro e genera conflitto.»

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Proprio questa difficile collocazione del libro, una fusion fiction (così la definisce l’autrice), a metà strada tra prosa e poesia, tra il testo teatrale e il flusso del pensiero, determina la sua incredibile potenza espressiva che guida l’attenzione dello spettatore interamente sull’interiorità delle sue protagoniste, tutte diversissime tra loro: etero e gay, giovani e anziane, impiegate nella finanza o in un’impresa di pulizie, artiste o insegnanti, matriarche di campagna o attiviste transgender.

«Scrivendo questo libro ho voluto raccontare la storia mai narrata delle donne nere di Gran Bretagna. Facendo questo ho cercato di mettere in scena la loro esistenza, partendo dal presupposto che queste donne sono state tenute nella periferia. Io le ho prese e le ho messe al centro della mia narrazione. Anziché trattarle come esseri altri, nel romanzo, le ho trattate come protagoniste di un centro vivo, l’essere umano più importante» ha spiegato Evaristo in collegamento video dalla Gran Bretagna.

Le vite di queste donne evolvono nel corso della storia, intrecciandosi in un complesso fascio di relazioni che diviene occasione per mettere in discussione temi come l’idea di famiglia tradizionale, l’evoluzione del femminismo e i rapporti di potere.

Come racconta infatti la scrittrice, una delle relazioni che ha sconvolto di più i suoi lettori è quella abusante che va a crearsi tra Dominque, e la sua fidanzata Zinga. «Penso che la dinamica di potere sia qualcosa di intrinseco a tutti noi come esseri umani, non credo che creeremo mai la società utopica in cui siamo tutti uguali. E lo dico perché quando osservo un gruppo di persone mi accorgo subito di chi fa il dominante e chi il sottomesso. Io da scrittrice non possono che amare l’analisi dei rapporti umani all’interno del mondo e, in questo caso, fra donne, per cui ho deciso di esplorarlo. Mi è piaciuto creare quella relazione perché non se l’aspettava nessuno, anche se il potere esiste in tutte le relazioni e viene fuori in modi diversi.»

Andare oltre il banale per esplorare ogni pezzo del puzzle che determina chi siamo, questo è il cuore di una storia viva, vera, di una storia che pulsa di umanità.
Festivaletteratura