Achille Castiglioni tra pensiero, ricordo e opera
Nell'anno del centenario dalla nascita di Achille Castiglioni, anche Festivaletteratura rende tributo alla figura di questo «gigante» del design (è ora in corso una mostra al M.a.x. Museo di Chiasso e ne aprirà in ottobre una alla Triennale di Milano; la Fondazione Achille Castiglioni presenterà a breve nei suoi spazi un percorso di rilettura di un progetto di interni del Maestro e ha organizzato una mostra itinerante che raccoglie i regali – oggetti di design anonimo – di 100 designer coinvolti a festeggiare questo anniversario).
E il tributo è un confronto
appassionato intorno ai temi ricorrenti che emergono dai progetti del
Maestro tra Beppe Finessi – architetto, critico e professore del Politecnico di Milano – e i due designer
Andrea Anastasio e Francesco Faccin – «due grandi curiosi del
sistema della creatività».
Concetti chiave come “design
anonimo”, “ready-made”, “attenzioni funzionali” e “fare
luce” permettono al pubblico del Teatro Bibiena di appassionarsi e
di sorprendersi per una metodologia progettuale e una produzione che
sono davvero speciali, assolute.
Oggetti (o esperienze, o invenzioni) come Mezzadro, Sella, Allunaggio, Basello, l'interruttore Rompitratta, il tavolino Cumano, le lampade Taraxacum, Arco, Toio, Luminator, Lampadina, il cucchiaio per barattoli Sleek, il posacenere Spirale e i tanti altri progetti di Castiglioni – pensati in diversi casi insieme al fratello Pier Giacomo – sono riferimenti della storia del design, ma anche della nostra cultura: parlano del tempo in cui questi oggetti sono stati progettati, parlano dei gesti dell'uomo, delle sue abitudini e delle sue posizioni.
I due designer coinvolti nel dialogo – un «uomo di lettere prestato al design» ovvero Anastasio e un «uomo del fare» cioè Faccin – aprono finestre di grande interesse nel ricordo e nell'opera del Maestro, anche in confronto con la loro esperienza progettuale.
Se al tema del "design anonimo" (i cui oggetti erano tanto cari al Maestro, che non solo li collezionava ma se ne serviva di ispirazione pratica) viene riconosciuta la narrazione della cultura che li ha generati, le attenzioni funzionali degli oggetti permettono di guardare alle “istruzioni per l'uso” che i suoi straordinari progetti incorporano nella loro forma.
Il "fare progettuale" delle lampade di Castiglioni ci
regala un approfondimento sul senso cosa possa voler dire "progettare la forma della luce" (appunto, farla), il concetto di
ready-made porta il pensiero alla libertà d'azione e alla sintesi
fluida e perfetta tra forma e funzione.
«La funzione, che bella
forma!», diceva il Maestro Achille Castiglioni: e le sue tante,
tantissime forme disegnate erano e sono tra loro diverse, lontane da
quella ricerca di stile tanto contemporanea e così vicine al senso,
al sorriso, alla perfezione.