La camorra che non ti aspetti
13 9 2015
La camorra che non ti aspetti

Uno sguardo senza filtri ai vicoli di Napoli

È mattina nel centro di Napoli. Un giovane si sveglia, esce di casa e si immette nei vicoli. Magari cerca lavoro, magari va solo al bar, ma osserva una realtà cittadina che si risveglia, con le sue tradizioni e i suoi colori, per tanti folcloristici, per lui confortevoli: sanno di casa. Nel momento in cui termina le sue attività si desta dalla sua bolla perfetta e si chiede cosa fare per il resto della giornata. Il lavoro non si trova, i suoi amici ancora dormono cercando di riprendersi dalla sera precedente, e a casa a nessuno importa dove sia e cosa faccia. Cosa c'è da fare per un giovane che a scuola non ci va, sa leggere poco, e un lavoro proprio non lo trova? Parlare con il signore del quartiere, che tanto lui qualcosa da fare te lo trova. E così inizia tutto, una mattina come un'altra, in un momento tranquillo e apparentemente innocuo i giovani entrano in contatto con la realtà della camorra, che “si preoccupa di te se hai dei bisogni, mentre lo stato no”, come ha detto Salvatore Striano, ex membro dell'organizzazione criminale, poi detenuto e ora attore e scrittore, intervistato a Festivaletteratura da Ascanio Celestini.

Questo breve racconto potrebbe essere la storia di ognuno dei ragazzi di cui Striano ha parlato durante l'incontro, descrivendo un mondo più profondo della semplice violenza e scorreria che siamo abituati a sentire dai telegiornali. Quella della camorra è una realtà sempre più controllata da giovani privi di esperienza, appartenenti ai quartieri del centro di Napoli, che sopperiscono alle mancanze dello stato fornendo lavoro e soluzioni a chi non sa più dove volgersi.

L'attore ha sentito il bisogno di confessarsi al suo pubblico attraverso il romanzo Teste matte, in cui racconta le difficoltà incontrate nell'arco della sua esistenza, che unite al clima in cui un giovane napoletano cresce lo hanno condotto su strade sbagliate, dalle quali è stato salvato grazie alla carcerazione e, soprattutto, al teatro. La recitazione durante la detenzione gli ha permesso infatti di esprimere sé stesso e trovare il coraggio di cambiare, vedendo la sua vita con occhi diversi.

“Napoli è la città dell'arrangiarsi” ha dichiarato Striano, e per far capire ai ragazzi che arrangiarsi nell'illegalità non è la strada giusta si è fatto modello di cambiamento. L'ambiente in cui crescono i giovani determina un forte influsso e a Napoli, come in tante altre realtà, molti ragazzi sono abbandonati a sé stessi da un sistema troppo tollerante nei confronti dell'illegalità e troppo indifferente rispetto alle necessità di chi ancora adulto non è. Questo discorso porta a due conclusioni: la prima poggia sulla constatazione che “se le scuole fossero meno carceri e le carceri più scuole vivremmo meglio”, evidenziando l'importanza dell'ambiente nella formazione dell'individuo; la seconda intravede una possibilità di miglioramento nell'abbattimento delle differenze tra cittadini, tra ricchi e meno abbienti, così da non ergere una barriera tra noi e gli altri e diminuire gradualmente l'attrattiva nei confronti della malavita.

Festivaletteratura