La crisi di mezz’età
13 9 2020
La crisi di mezz’età

In equilibrio tra invecchiare e cercare di non invecchiare

«Mia madre ha 60 anni, è inferma e stanca».

Giosuè Carducci descriveva così la madre, un commento che oggi farebbe inorridire circa 4 milioni di persone in Italia. L’età media si è allungata e la qualità della vita odierna permette alle sessant’enni di vestire sgargianti tutine rosa per la yoga e ai sessant’enni di cimentarsi nelle più disparate attività. Eppure, una riflessione identitaria si rende necessaria: la cosiddetta crisi di mezz’età. Massimo Cirri interroga Elvira Seminara e Giulia Corsalini sui rispettivi libri: I segreti del giovedì sera e Kolia. Una storia famigliare.

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Entrambe parlano del momento in cui uomini e donne si accorgono di invecchiare e ridefiniscono l’immagine di sé. Quando dal Kronos: tempo cronologico, cronometrabile, si palesa l’esistenza del Kairos: tempo degli eventi inaspettati, tempo delle occasioni. Si tirano le somme sopratutto delle proprie relazioni, che di fatto, sono ciò che definisce l’uomo. Elvira Seminara, che si definisce “buddistante” (buddista e protestante), consiglia di entrare nell’età del post-narcisismo appunto mettendo da parte l’ideale egoistico dell’Io, cercando di porre il focus sulla nostra capacità di stare assieme agli altri.

La mezza età è quasi una seconda adolescenza per la confusione che si ha in testa. Si vive un precario equilibrio nella dicotomia tra invecchiare e cercare di non invecchiare. Tentando di trovare il proprio orientamento e magari fare i conti con il tempo perduto.

    «Stupefatto del mondo mi giunse un’età
    che tiravo dei pugni nell’aria e piangevo da solo».

Recitava Cesare Pavese in Antenati. L’arte della tenerezza, concordano le due autrici, ci viene incontro: la compassione ci lega perchè attraverso essa ci vediamo simili e possiamo costruire relazioni solide. Siamo uomini in cammino, «stiamo facendo tutti una ricerca per capirci qualcosa» dice Giulia Corsalini. In fondo si tratta di ritrovarsi, si tratta di riscoprire il proprio posto nel mondo ancora una volta. E magari, alla fine, comprendere che ci piacciamo anche un po’ di più.

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