La cucina trasforma (e ci trasforma)
10 9 2021
La cucina trasforma (e ci trasforma)

Francesca Mastrovito: Letteratura, alimentazione e metamorfosi

L’itinerario disegnato da Francesca Mastrovito nella luminosa ambientazione del cortile della biblioteca “Gino Baratta” si compone di cinque tappe: Cotto del giornalista ed esperto di alimentazione Michael Pollan, il celebre ricettario La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene di Pellegrino Artusi, la raccolta di saggi Come fare cose con le parole del filosofo John L. Austin, il romanzo Gabriella, garofano e cannella di Jorge Amado e il volume collettivo Munari per Rodari: segni, sghembi, sghiribizzi, macchie, colori e scarabocchi.

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Fili conduttori sono la trasformazione e il cibo, intrecciati secondo diverse modalità e tematiche nelle diverse stazioni del percorso. La natura olistica del cibo è infatti tale per cui i discorsi sull’alimentazione diventano presto discorsi sull’ambiente, sui diritti umani, sulle condizioni di vita e di lavoro… e sulla percezione e sull’interpretazione che gli esseri umani hanno del mondo circostante.

Attingendo alle riflessioni di Austin e ai propri studi di linguistica e semiotica, Mastrovito intesse quindi uno stimolante ragionamento sulla carne in vitro, sulla diffidenza che appare circondarla per via di un nome che rimanda all’origine sintetica e di laboratorio, sui meccanismi linguistici che rimuovono la necessaria uccisione dell’animale dalla successiva esperienza di consumo della carne di origine tradizionale. Tanto che, come ha provocatoriamente notato il pioniere della carne in vitro, il professor Mark Post, la percezione comune sarebbe ben diversa se a questa fosse abituale contrapporre la “carne di cadavere”!

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Varie sono comunque le chiavi di lettura cui si presta il rapporto tra cibo e trasformazioni. Queste ultime possono riguardare i processi chimici di lievitazione e fermentazione da cui si generano alimenti quali il pane, la birra e il formaggio, così come le sapienti arti di cottura degli ingredienti indagate da Pollan. Oppure riguardare, come nell’esempio, i nomi dei cibi, le culture e le visioni sottese a quei nomi.

Possono riflettere, come il manuale di cucina di Artusi corredato da aneddoti e considerazioni, la composita società dell’Italia unita, variamente rappresentata da cibi quali le scaloppine alla genovese, gli spaghetti da quaresima e i carciofi in gratella. Oppure possono essere trasformazioni personali che il cibo rende possibili, come nella storia narrata da Amado, la cui protagonista riesce ad emanciparsi attraverso l'opportunità di cucinare per le persone che ama, di autodefinirsi ai fornelli.

In definitiva, come conclude Pollan, «cucinare significa anche scoprire delle novità su se stessi». E per qualcuno, secondo una frase di Mastrovito particolarmente apprezzata dal pubblico, «cucinare per gli altri è l’atto liberatorio più grande che si possa fare.»

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