La libertà di essere donne
11 9 2015
La libertà di essere donne

Quanto è distante il diritto di riappropriarsi della propria unicità?

Vi sono due vie opposte e parallele che si separano per contrapposizione di significato: nella prima viaggia la continua lotta delle donne per ottenere un'emancipazione (rincorsa per secoli) verso la tutela, la protezione e la ricerca della parità di sessi; nell'altra la tutela è descritta puramente come salvaguardia di quelle sensazioni e fasi psico-fisiologiche che restano unicamente femminili. Gemma Martino, Sandra Morano e Rosetta Papa, introdotte da Annarosa Buttarelli, hanno portato il pubblico verso la seconda via, quella caratterizzata da una riflessione non comune, tesa a conservare la natura delle donne, sollecitando la lotta per il mantenimento di quegli angoli riservati al sesso femminile, come la maternità.

Una sorta di rivoluzione, innescata dalle donne, da attuare per le donne, in funzione di un qualcosa che non c'è più, sfruttando armi come la medicina per andare a destrutturare ciò che si è dimostrata negli ultimi anni una limitazione della libertà, come quella andata persa per colpa dell'abuso dei cesarei (l'Italia è seconda in Europa per utilizzo della pratica appena citata, dati OMS). Perché le donne hanno voglia di tornare ad esser donne nella loro integrità, nella bellezza di poter vivere una maternità serena. È davvero necessario immergersi in questa rivoluzione per la riumanizzazione delle cure, in particolare di quei settori della sanità che hanno 'sequestrato' il corpo delle donne, a causa di una medicalizzazione patriarcale che ha eliminato molte sequenze della vita femminile, viste come innaturali e dalle quali la donna deve cercare di sfuggire, come il dolore di un parto. E che fine ha fatto quel senso di pienezza contenuto nel parto stesso? Così metaforicamente e concretamente simbolo di nuova vita, raggirarlo rappresenta il dimenticarsi di far parte di un sistema, di una società generata dal grembo stesso.

Proprio la ginecologa Sandra Morano si pone la domanda: "Da quali parole bisogna ricostruire un nuovo alfabeto?". Forse la risposta si trova tra le righe di un codice inscritto in ognuno di noi che narra di un senso di appartenenza primordiale. C'è chi ha cercato la soluzione tra gli affreschi scomposti e incompleti della chiesa di Santa Paola e c'è chi invece si è voltato indietro verso il proprio passato, interpellando le antenate e immaginandosi come sarebbe stato mettere al mondo una creatura senza temere la sofferenza. Una rivoluzione delle donne assolutamente lecita, obbligatoria, in cui entrare a piedi pari per coniugare ai diritti acquisiti fino ad ora una cultura ormai persa, che si spera possa tornare.

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