La pesca poetica
12 9 2021
La pesca poetica

Matteo Loglio e Alessandro Mantovani: I versi dei laghi di Mantova

«L’anima, che bollente salìa
e a Mantova posso l’olmo
su l’aia un mattino forse
nell’ombre dell’acqua»

«E di aurei e tristi vicini
il lago nostra morte sopporta
un freddo
i miei sono caduti di notte»

Sembrano liriche tratte da un canzoniere novecentesco, con echi dannunziani e gozzaniani, in realtà questi sono alcuni dei versi composti nei giorni del festival dal lago di Mantova, grazie a un’istallazione realizzata dallo studio oio e Matteo Loglio, e che era già stato sperimentato nei canali di Londra.

Il progetto consiste in una serie di boe galleggianti che raccolgono dati ambientali, inviandoli poi a una rete neurale su internet. I dati vengono poi elaborati da un algoritmo di machine learning, addestrato a generare poesie a partire da una raccolta di circa 58.000 versi di pubblico dominio scritti da autori della tradizione italiana. L’Intelligenza Artificiale così addestrata compone quindi poesie a partire dagli input di tipo ambientale raccolti dalle boe nel lago, come può essere il freddo dell’acqua del mattino. I componimenti vengono poi stampati in tempo reale da una stampante posta all’ingresso della libreria del festival in Piazza Sordello.

Matteo Loglio, ideatore del progetto, e Alessandro Mantovani, critico letterario, seduti in una barca ormeggiata nel lago con alle spalle lo skyline di Mantova al tramonto, hanno letto e commentato le poesie del lago. Un esperimento che ricorda le sperimentazioni poetiche delle avanguardie degli anni Sessanta: quelle dell’Oulipo (Ouvroir de Littérature Potentielle) o quelle di Nanni Balestrini, che nel 1961 compose Tapemark, «poesia combinatoria composta con l'ausilio di un calcolatore elettronico».

Ma anche un esperimento che solleva con forza interrogativi sulla soggettività, che in base alla tradizione romantica occidentale rappresenta il centro del processo poetico. Se un’Intelligenza Artificiale riesce a comporre versi suggestivi, a usare immagini e metafore, a parlare al mondo dando voce al lago, l’eccezionalità dell’io poetico viene meno, si dissolve un un algoritmo. Eppure, afferma Alessandro Mantovani, al centro di questo esperimento non è tanto il soggetto quanto il processo poetico, che viene geometrizzato e sistematizzato, in una successiva risoggettivazione.

Un esperimento sul linguaggio, in sostanza, che non manca di suscitarci meraviglia.

«E per Mantova
quella che le vittorie grave sfida
la trista eco si abbassa
e ti tesse queste parole
al mattino di sbarra
la gelida terra piena»
Festivaletteratura