La scrittura come ricerca linguistica
8 9 2018
La scrittura come ricerca linguistica

Patrik Ouředník a Festivaletteratura

Cosa succede quando un decide di eliminare il narratore? Patrik Ouředník, scrittore eclettico di origini ceche che vive in Francia, ha tentato di trovare una soluzione in Europeana: Breve storia del XX secolo. Pubblicato per la prima volta in patria nel 2001 – e primo testo ad esser trattato nell'incontro tra l'autore ceco, il boemista Alessandro Catalano e Paolo Nori –, Europeana unisce le più svariate notizie della storia del Novecento: guerre, scoperte, progressi, tragedie immani, quasi delle brevi clip narrate brevemente una di seguito all’altra, senza distinzioni di importanza. Spinto dalla volontà di provare a raccontare la storia del ventesimo secolo senza passare per la microstoria, Ouředník sostituisce il narratore con la lingua stessa. Per questo ha individuato delle parole chiave che hanno caratterizzato il Novecento: "precipitazione", “infantilismo” e "scientismo", termine che nel secolo scorso ha raggiunto la sua massima espressione. Ha quindi deciso di scrivere un libro precipitoso, infantile e impregnato di gergo scientista.

«Dopo la Seconda Guerra Mondiale i giovani cominciarono ad essere sempre più importanti nei paesi democratici perché la società dei consumi si era imposta e quando i giovani vedevano la pubblicità di qualcosa di giovane lo chiedevano ai genitori. Nella società dei consumi le nuove generazioni sono cresciute nell’agiatezza materiale e i bambini potevano avere berretti nuovi i di peluche e palloncini, prendendosi gioco dei genitori che raccontavano di aver dovuto andare a scuola a piedi nudi o condividere il proprio berretto con fratelli e sorelle. Crescendo hanno iniziato a pensare che la società dei consumi asservisse l’uomo e che bisognava inventare un mondo nuovo in cui nessuno sarebbe stato asservito. E negli anni Sessanta i giovani hanno cominciato a ribellarsi contro la società dei consumi e l’asservimento e le guerre e il razzismo ecc.» (da Europeana).

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Il lavoro sulla lingua è centrale in tutte le opere dell’autore ceco: a suo avviso l’interesse della scrittura risiede principalmente nella lingua, unica difesa possibile per un individuo. Così in Istante propizio, 1855, ha scelto qualcosa di più appropriato all’epoca e alla storia raccontata, privilegiando la forma epistolare e il diario. Mentre in Caso irrisolto abbiamo quattro narratori diversi che non si precisano, se non per il modo differente in cui usano la lingua. Il recente La fine del mondo sembra non sia arrivata, racconta in maniera surreale e realistica i primi quindici anni del XXI secolo tramite il confronto fra un intellettuale francese e lo stupido consigliere di un presidente americano. Sembra insomma prospettarsi un secolo che, se dovessimo usare la stessa logica di Europeana, sarà caratterizzato da un tragico "infantilismo" e da un mefitico "politicamente corretto”.

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