La scrittura è un gioco mortale
10 9 2022
La scrittura è un gioco mortale

Gambetti, forchette e arrocchi sulla scacchiera della letteratura

Una storia ben congegnata è composta da fasi ben precise, esattamente come una partita a scacchi, ciascuna caratterizzata dalle proprie specificità ed esigenze. Per iniziare, negli scacchi c'è l'apertura, la scelta delle mosse iniziali: una fase fondamentale del gioco, su cui esistono infiniti studi e teorie. Perché l'apertura di una partita a scacchi è come l'incipit di un libro: va cercata, raffinata, lavorata, studiata, ma quando la si azzecca, in essa si vede in controluce tutta la partita. O il romanzo.

Dopodiché c'è il problema della forma. Dei limiti. 64 caselle, non una di più, da gestire con una ferma coerenza e un forte senso di necessità. Non c'è spazio per il superfluo. E anche il romanzo più lungo del mondo prima o poi deve richiudersi, ripiegarsi, raggiungere la cima e iniziare a discendere. Il rapporto con lo spazio degli scacchi rispecchia pienamente quello della letteratura, così come i confini del racconto inseguono e circondano l'indefinitezza della vita.

Infine, eccoci al finale: lo scacco. Scopriamo stasera, in questa introduzione incredibile che ci lascia tutte e tutti senza fiato, che alcuni maestri di scacchi iniziano le loro lezioni dallo scacco finale. Perché non si comincia niente che non si abbia intenzione di chiudere. Specie nella narrativa: è la chiusa di un libro che crea l'eco, l'impressione finale di ciò che resta.

Insomma, eccoci qui. Con Giorgio Fontana e Fabio Stassi, scrittori che dimostrano con il loro lavoro e la loro personale esperienza di scrittori-scacchisti che letteratura e scacchi vanno a braccetto. E non sono i soli a pensarlo: con loro sul palco ci sono Stefan Zweig, Paolo Maurensig, Edgar Allan Poe, e moltissimi altri scrittori che sono rimasti così affascinati dalla filosofia del gioco degli scacchi da inserirlo nelle loro opere, in un modo o nell'altro. Dopotutto, sono proprio gli scacchisti amatoriali a riconoscere di più l'aspetto intimo, interiore degli scacchi, al contrario dei professionisti che lo vedono come uno sport, una missione e niente più.

Per questo è affascinante scoprire gli scacchi tramite la letteratura, e tramite gli scrittori che l'hanno considerato come un soggetto letterario tanto degno quanto lo sono le vicende della vita quotidiana dell'essere umano: perché quello che Bufalino ha definito "gioco mortale" è in realtà il gioco più simile alla vita vera, pulsante, esigente, e spesso insidiosa. Ma non per questo meno bella.

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