La vita degli altri
6 9 2024
La vita degli altri

Uno sguardo su una realtà possibile

Le statistiche non servono, non sono sufficienti a descrivere la vita a Gerusalemme. Nathan Thrall, ebreo statunitense che ha vinto nel 2024 il Premio Pulitzer per la non-fiction con Un giorno nella vita di Abed Salama, ha deciso di cambiare il modo in cui è raccontata la questione israelo-palestinese mutandone sia punto di vista sia linguaggio utilizzato. I suoi rapporti dettagliati per l'International Crisis Group, purtroppo, raggiungevano esclusivamente l'élite politica, senza produrre effetti reali sul piano internazionale. Molti politici appoggiavano le sue idee in private, ma si dicevano costretti a ritrattarle in pubblico. Per uscire da quella cerchia ristretta di persone e raggiungere un pubblico più vasto, Thrall ha deciso di raccontare lo stesso tema attraverso la vita di una persona, uno sguardo dai margini sui margini. Una storia umana che ruota attorno ad un banale quanto tragico incidente capace di commuovere chi la legge.

Lo stesso scopo si è prefissata Paola Caridi, autrice de Il gelso di Gerusalemme: cambiare radicalmente prospettiva. La scrittrice, infatti, racconta il punto di vista degli alberi, quel non umano in grado di narrare un'altra storia - oppure anche la stessa, ma con differenti paradigmi. Gli alberi raccontano una realtà con cronologia diversa rispetto a quella degli esseri umani e, con il tempo, sono diventati capaci di spostarsi addirittura di confine in confine grazie all'azione umana. Infatti, gli uomini hanno usato anche l’architettura del paesaggio (con il taglio degli ulivi o la piantumazione di 250 milioni di alberi) per definire una precisa storia politica. È così, dunque, che assume rilevanza la visione degli alberi nella nostra storia.

Questi libri parlano di una dominazione etnica e per comprenderla risulta necessario immedesimarsi, per esempio, nella figura di un padre alla ricerca disperata e vana di capire in che ospedale si trova il figlio ferito, oppure risulta obbligatorio soffermarsi a riflettere sulla banale e al contempo agghiacciante notizia della distruzione dei mercati di frutta e verdura, un luogo di pubblico ritrovo e anche scambio di idee.

Entrambi gli autori hanno vissuto per anni a Gerusalemme, anche se in periodi differenti, potendo così vivere sulla loro pelle l'esperienza di mandare i loro figli in una scuola locale. La scuola costituisce probabilmente il vero punto di svolta: è in questo luogo che si possono radunare israeliani e palestinesi ed educarli al rispetto e alla convivenza pacifica. Ma purtroppo anche il sistema scolastico può essere sfruttato per promuovere l'agenda del governo israeliano agli occhi dei diplomatici in visita nel Paese e per dipingere un quadro diverso della situazione attuale. La maggioranza delle scuole a Gerusalemme denunciano infatti una realtà molto più complessa di quella sperimentata ad esempio dai figli di Thrall. L’obiettivo finale da raggiungere, quindi, è il sistema scolastico unico, in grado di superare la segregazione attuale e capace di offrire a tutti indistintamente le medesime possibilità.

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