La vita di Dostoevskij come un romanzo
9 9 2021
La vita di Dostoevskij come un romanzo

Marco Archetti e Alessandro Zaccuri leggono il suo epistolario più completo mai pubblicato in Italia

Ci sono diversi modi per conoscere uno scrittore: leggerne le opere, talvolta avvicinarsi ai testi critici, oppure può capitare di addentrarsi nelle sue riflessioni grazie all'epistolario. Questo avviene nel caso delle Lettere di Fëdor Dostoevskij, tradotte da Giulia De Florio, Alice Farina ed Elena Freda Piredda, che offrono una lettura senz’altro coinvolgente di eventi e pensieri di uno degli scrittori più importanti ed influenti della storia della letteratura, finora accessibile solo attraverso l'edizione parziale di Sansoni.

Lo scrittore Marco Archetti, il giornalista Alessandro Zaccuri e la curatrice dell’opera Alice Farina di questo sono profondamente convinti. Se fosse una verità assoluta quanto sosteneva Alfred Hitchock, ovvero che «il cinema è la vita con le parti noiose tagliate», allora leggere un epistolario risulterebbe poco allettante. Invece tale affermazione non potrebbe risultare più errata riferendosi alla vita dello scrittore russo. Il vortice di pensieri che egli ha racchiuso nelle lettere destinate alle persone a lui più care ci permettono di scoprire eventi inediti che sembrerebbero affiorare proprio da uno qualsiasi dei suoi capolavori, come Memorie dal sottosuolo o I demoni, che lo hanno reso unico nel panorama letterario mondiale.

Ecco allora che il lettore, nel bicentenario della nascita del romanziere moscovita, potrà godere di questo libro come se fosse un romanzo vero e proprio in cui «lo scrittore è autore e protagonista assieme» - commenta Archetti. Come nella lettera del 1849, nella quale lo scrittore racconta al fratello Michail della condanna a morte per alto tradimento e dell’improvvisa grazia ottenuta dallo zar Nicola I, che commuta la fucilazione in lavori forzati appena pochi minuti prima di salire al patibolo. Oppure come nel testo del 1871, quando il ludopatico incallito durante uno dei suoi viaggi in Germania informa la seconda moglie Anna di aver perso al gioco tutti i trenta talleri che le aveva sottratto e, nonostante ciò, di sentirsi totalmente «rinato» perché finalmente deciso con estrema risolutezza a non ricascare mai più in assoluto.

Anche i moventi che si celano misteriosamente dietro alla nascita di romanzi del calibro de L’idiota, Il giocatore e I fratelli Kamazov assumono dei tratti a loro volta romanzeschi. Dostoevskij applica infatti anche a se stesso il medesimo metodo di indagine dell’animo umano che troviamo nei suoi libri e nei suoi personaggi. E così, accanto alla fragilità dell’uomo, come alcuni dei suoi personaggi più noti in pieno squilibrio nella vita, emerge con franchezza ed impetuosità anche quella dello scrittore, perennemente insicuro sulla riuscita dei suoi progetti narrativi che - a suo stesso parere - sono «smisurati» e destinati all’insuccesso. Per tutti questi motivi leggere le lettere di Dostoevskij significa lasciarsi travolgere ancora una volta dall’«accelerazione delle particelle esistenziali» di cui egli è considerato maestro.

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