Le città (in)visibili di Zerocalcare e Bianchi
9 9 2018
Le città (in)visibili di Zerocalcare e Bianchi

La gente e il decoro

La disaffezione verso le forme tradizionali della rappresentanza politica, la rabbia nei confronti delle élites che attraversano oggi gran parte delle comunità occidentali sono sentimenti che trovano alimento nelle trasformazioni profonde che attraversano l'organizzazione dei sistemi economici e la natura stessa delle democrazie.


«Siamo cresciuti con il mito del senso civico. La religione, del senso civico. In famiglia, a scuola, in tv... il senso civico era un dogma assoluto. Un monolite da adorare. Un contenitore di tutto ciò che è bene. Rispetto, responsabilità, educazione, solidarietà, partecipazione. Viceversa, ogni male era imputabile alla mancanza di senso civico. Il senso civico come metro e centro di tutte le cose». Queste sono le parole che aprono il reportage grafico Nella città dei Puffi e con cui Marco Mongelli introduce la discussione di Michele Rech (in arte Zerocalcare) e Leonardo Bianchi. Il loro incontro verte su come, in varie città italiane, il mito del senso civico si sia convertito in sdegno dei cittadini verso il degrado, identificandolo con determinate categorie sociali. Il decoro diventa perciò una realtà depurata da questi elementi di decadenza.

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Una definizione importante per questo dialogo è il termine 'gentismo', analizzato da Bianchi nel suo reportage giornalistico La gente. Definizione della Treccani alla mano, il giornalista spiega al pubblico del Teatro Bibiena il gentismo definendolo un «atteggiamento politico di calcolata condiscendenza verso interessi, desideri, richieste presuntivamente espressi dalla gente, considerata come un insieme vasto e, sotto il profilo sociologico, indistinto». L’accento cade dunque su come la retorica di decoro e degrado possa diventare elemento di strumentalizzazione e servire per un’azione politica di manipolazione delle masse stesse da parte di determinati partiti.

Gli esempi da citare non mancano di certo, uno di questi è la manipolazione del “Tiburtino III”. In questo quartiere romano, in via del Frantoio, viene inaugurato nell’ottobre del 2015 un presidio della Croce Rossa. In breve tempo, il centro e i suoi ospiti iniziano a venire additati come causa principale della mancanza di sicurezza nel quartiere. Due anni dopo, la notizia dell’aggressione di una donna da parte di un ospite eritreo del centro inizia a fare scalpore su diversi canali mediatici. Lo spazio di tempo prima di scoprire la mancata attendibilità della notizia è breve, eppure le formazioni politiche conservatrici estreme hanno già fatto in tempo ad additare il fatto come esempio lampante di degrado della zona, con solido appoggio di molti cittadini.

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Come essere coscienti della responsabilità politica dietro a ogni notizia e non cedere a facili semplicismi? Come non rischiare che la paura del degrado crei effetti basati su un’ignoranza delle cause effettive del problema? L’arma principale per contrastare questa strumentalizzazione da parte di media e formazioni politiche è costituita da quelli che Zerocalcare e Bianchi definiscono «strumenti di complessità». Gli autori parlano di varie realtà che offrono esempi di contesti alternativi, come scuole di lingue, spazi condivisi, centri sportivi accessibili a tutti. Questo implica anche un impegno sociale a mettere in questione, anziché rafforzare, pregiudizi basati su luoghi comuni e alimentati dalla disinformazione. Ciò diventa un’arma di autodifesa contro la retorica mediatica che offre soluzioni semplicistiche e sottolinea l’impossibilità di generalizzazioni spicciole.


Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Evento 25 “Europa, sovranità e democrazia” - Evento 26 “Classi dirigenti e classi subalterne in Italia” - Evento 89 “Il reddito di base” - Evento 126 “I nuovi sfruttati” - Evento 202 “Un’economia senza peccati”.

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