Le colline della discordia
11 9 2015
Le colline della discordia

Un antropologo pop racconta gli insediamenti illegali dei coloni in Cisgiordania

La Cisgiordania, o West Bank, è quella terra compresa fra il Giordano e i vecchi confini di Israele, precedenti alla guerra dei sei giorni, nel 1967. Si tratta di territori contesi da 40 anni, disseminati di colonie illegali, instaurate da Israeliani religiosamente motivati. Assaf Gavron, scrittore israeliano, ha passato due anni visitando questi insediamenti, vivendo e parlando coi coloni, per raccontare questa realtà nel romanzo La collina, che non è, né vuole essere, un'opera giornalistica.

Gavron, di sinistra, cresciuto in un ambiente laico, con un passato da musicista rock, studi in Inghilterra e Canada, e un presente da professore di scrittura creativa, è sociologicamente molto distante dai coloni, che ha conosciuto. E forse per questo può essere in grado di restituircene un racconto scevro da eccessivi stereotipi.

Gavron è una sorta di antropologo pop: fa ricerca sul campo, e sostiene che non potrebbe scrivere di cose che non è convinto di conoscere. L'esito della sua ricerca, però, non è un saggio o un articolo scientifico, quanto un romanzo, che rivendica la sua natura di oggetto di narrazione.

È su questo tema, che la presentazione vede una contrapposizione fra l'autore israeliano e Corrado Augias, chiamato a presentarlo. Augias lamenta l'assenza di un punto di vista fondamentale sui coloni, cioè quello dei palestinesi. Inoltre, continua, il libro sarebbe stato esplosivo, se Gavron non avesse intenzionalmente rinunciato a descrivere le condizioni culturali e politiche, che hanno portato a questo contesto. Ad esempio, nulla è detto sull'uccisione di Rabin e sul clima di tensione che aveva portato all'omicidio, e che in parte era stato fomentato da Netanyahu, allora all'opposizione e ora primo ministro. Gavron condivide l'analisi politica di Augias, ma allo stesso tempo difende la sua autonomia di scrittore, legittimato a raccontare una storia fra le tante possibili. E se Augias lo incalza, lodando la sua scrittura e paragonando la sua operazione a quelle di Zola, allo stesso tempo lo accusa di aver messo in luce solo l'umanità dei coloni. Al che Gavron si difende citando il suo precedente romanzo, edito in Italia col titolo La mia storia, la tua storia, in cui si alternano le vicende di un giovane israeliano, che sfugge a attacchi bomba suicidi, e di un palestinese, che è raccontato nella traiettoria che lo porta a essere un terrorista suicida. Questo tentativo di comprendere il motivi degli altri ha attirato molte critiche a Gavron in Israele. Gavron continua, spiegando come per La Collina il suo intento fosse di andare a conoscere una realtà, che reputa il primo ostacolo al processo di pace, per rompere gli stereotipi e raccontare chi davvero sono i coloni: spesso fanatici religiosi, ma anche persone spinte dal mito della frontiera, o immigrati alla ricerca di sistemazioni economiche. Conoscere i coloni, dice, non gli ha fatto cambiare idea sulle colonie.

Ma il dibattito è caldo, e le domande del pubblico aprono nuovi temi di discussione: da chi si sente offesa dal paragone fatto da Augias fra ISIS e integralisti ebrei che uccisero Rabin, a chi si lamenta perché avrebbe voluto sentire parlare più di letteratura e meno di politica. Ma, in fondo, è difficile trovare letteratura che non sia anche politica.

Al termine dell'evento Assaf Gavron è stato intervistato da uno dei nostri volontari:

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