Le cose che il mare insegna
11 9 2015
Le cose che il mare insegna

Per una letteratura lontana dalla terraferma: Larsson e Cavanna

Non guardiamo più i treni partire e raramente gli aerei volare. Non scegliamo certo di passeggiare nei parcheggi delle auto o tantomeno accanto a quelli delle biciclette. Invece il porto rimane - sì, ancora andiamo al porto. Ci andiamo per parlare, ascoltare, chiudere gli occhi, osservare. Ancora andiamo al porto, perché siamo di fronte al mare.

Le onde ed i gabbiani sono stati a lungo i compagni di Björn Larsson ed il profumo della salsedine e del legno di barche erano un tutt’uno nella tradizione della famiglia da cui Alberto Cavanna proviene. I due autori, sollecitati dal giornalista Carlo Annese in un dialogo animato, vivace, serrato, hanno provato a tessere alcune tra le numerose connessioni esistenti tra mare e letteratura.

Il mare è invito alla libertà, dice Larsson, lo stesso invito che la letteratura ci rivolge. Il mare è nostrum e mostrum insieme, afferma Cavanna, va rispettato e temuto, è morte e vita. E dal mare, così come dalla letteratura, impariamo: nella spuma silenziosa troviamo scritta la ricetta per una vita che sia buona, che non sia burrasca ma nemmeno calma piatta. Una vita di aureo equilibrio, quella dell’Aliseo, dice Larsson, di quel vento che è forte ma temperato, regolare, costante, come l’andirivieni delle onde sulla battigia.

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