Le vie che orientano
12 9 2021
Le vie che orientano

Mask e Staid riflettono sui nomi delle strade come veicolo di cambiamento

L’odonomastica, la disciplina che studia la storia e l’origine dei nomi delle strade, quest’anno è diventato uno dei nuovi percorsi all’interno del programma del Festival, con l’obiettivo di indagare l’evoluzione che la toponomastica stradale della città ha subito nel tempo. Nell’ultimo periodo il pubblico dibattito sulle intitolazioni di strade e piazze è stato infatti molto acceso e ha finito col produrre un ripensamento dell’idea stessa di fare città.

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Sono questi i temi presenti nel libro Le vie che orientano di Deirdre Mask, in dialogo stamani con Andrea Staid, il quale sulla scorta delle sue ricerche di campo antropologico solleva subito una questione di fondo: la cultura dell’odonomastica non appartiene a tutti i paesi del mondo, nel sud-est asiatico ad esempio molte città non hanno un nome con cui identificare le vie. Al tal proposito la scrittrice americana puntualizza come la cultura europea e occidentale abbiano iniziato a dare i nomi alle strade per un bisogno di orientamento, per identificare ciò che c’era intorno alle persone che le percorrevano; una necessità di tipo descrittivo che con l’Illuminismo e la Rivoluzione francese si è convertita in una volontà di commemorazione dei valori fondanti di una società. Non potendo distruggere intere città per rifondarle da capo, si è provveduto dunque a ri-nominare le strade con nuovi appellativi.

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Dare i nomi alle strade è però una maniera anche per pianificare la vita cittadina; questo tuttavia solleva una questione delicata: dare un indirizzo ai cittadini può essere uno strumento di controllo, coercizione ed esercizio del potere da parte dei governi. Dialogando attorno alla figura del politologo James Scott, Staid e Mask sostengono come avere un indirizzo sia da un lato una privazione di libertà e di privacy, ma dall’altro uno strumento generatore di identità. Colpisce a tal proposito come vi siano tantissime persone nel mondo che lottano per reclamare un indirizzo; gli stati moderni infatti per erogare dei servizi ai cittadini hanno la necessità di identificare i soggetti a cui rivolgere le proprie attenzioni. Avere un indirizzo può essere dunque anche uno strumento per esercitare i propri diritti di cittadinanza quali votare, ricevere la posta, aprire un conto in banca, un mezzo di inclusione per far uscire dalla marginalità moltissime persone che si trovano in condizioni precarie e inserirle nel tessuto sociale.

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La griglia stradale di una città possiede una serie di risvolti sociali, civili e politici che nel corso della storia sono diventati un’arma per combattere anche le epidemie; partendo dall’esempio del medico inglese John Snow, che nella Londra vittoriana riuscì a mappare i luoghi attorno ad una pompa d’acqua dalla quale si presumeva provenisse l’epidemia di colera scoppiata a Broad Street, comprendendo così come il virus si diffondesse tramite l’acqua inquinata, l’odonomastica rimanda inevitabilmente alla stretta attualità, alla possibilità da parte dei governi di contenere il diffondersi della pandemia da Covid agendo per zone e aree delimitate da confini tracciati da strade e nomi geografici.

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La dimensione politica legata alla denominazione delle strade può essere infine un veicolo per attuare dei cambiamenti nella società, per creare aggregazione e alimentare un nuovo sentimento di comunità. L’esempio di Benjamin Israel nella cittadina di Hollywood in Florida – da non confondere con la celeberrima località della California –, il quale ha discusso in giunta comunale sull’opportunità di modificare i nomi di alcune strade intitolate ai generali della Confederazione, sudisti a favore della schiavitù dei neri, ha infatti portato alla ri-nominazione di quelle strade con una toponomastica legata a valori di libertà e speranza. Il movimento Black Lives Matter, di rimando, intitolando cinque strade di New York alle vittime dei soprusi di matrice razziale ha contribuito così a sensibilizzare l’opinione pubblica riaffermando l’idea che l’appropriazione di uno spazio è una via per l’esercizio del potere.

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Conoscere la stratigrafia dell’odonomastica è fondamentale perciò per la costruzione della memoria e dell’identità di una comunità. I nomi sono uno strumento potente per strutturare la società, i nomi di case e vie parlano di noi. Interrogarsi continuamente sull’origine di essi contribuisce a ristabilire gli equilibri sociali, a capire in definitiva la storia da cui proveniamo e quella che tramanderemo.

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