Auroro Borealo: Non è brutto ciò che è brutto ma è brutto ciò che piace
Forse è il sabato sera, forse sono gli ottantamila follower su Instagram, sicuramente è la curiosità nei confronti di un personaggio che si chiama Auroro Borealo, ma al suo evento in Piazza Leon Battista Alberti tutte le sedie sono già occupate mezz’ora prima dell’inizio. Stupisce vedere giovani, bambini, donne e uomini di tutte le età, in attesa di scoprire qualcosa su un tema che parrebbe in contrasto con l’estetica di Festivaletteratura: i libri brutti. Auroro Borealo lo dichiara subito: «Sono qua perché ho un problema… mi piace collezionare libri brutti». Manuali di auto-aiuto, opuscoli religiosi, libri di ricette disgustose: la ricerca feticistica del bresciano, operata fra mercatini e acquisti online, va a pescare nei bassifondi del sistema editoriale, partendo tuttavia da una precisa dichiarazione ideologica: «tutti i libri hanno la loro dignità». La sua presentazione PowerPoint, orgogliosamente in Comic Sans e con il sottotitolo metaletterario di «sottotitolo presentazione», racconta la storia di libri improbabili a partire da titoli, copertine e scelte editoriali.
La prima categoria è «Salute e benessere» e questa è la classifica dalla decima alla prima posizione:
Per Auroro Borealo questi libri, che ha letto interamente e che possiede personalmente, valicano il concetto di brutto compiendo un intero giro nella bussola del giudizio estetico e rientrando a pieno diritto nella categoria «so bad it’s good». Peraltro, a dispetto dello spessore culturale apparentemente nascosto, alcuni dei testi presentati sono libri di culto rari da trovare e talora anche molto costosi.
Il cantante propone un estratto dal secondo classificato Scoreggiare meglio. Quello che lui stesso ha definito «l’apice della mia carriera» è il momento improvvisato in cui chiede a dei curiosissimi bambini in prima fila di leggere il paragrafo Sette motivi per cui dovreste sempre scoreggiare. A turno si alternano al microfono e con dolcezza raccontano al pubblico che i peti «sono un ottimo campanellino d’allarme» o che «l’odore ti fa sentire bene» e molto altro. La piazza è letteralmente in delirio.
Non è da meno la seconda categoria: «Religione e spiritualità»:
L’estratto letto appartiene a un testo non presente in classifica: Cristiano al tartufo? di Don Fiorini Triverio, nel quale un prete di Alba racconta quali sono le caratteristiche che accomunano cristiano e tartufo e proponendo così, nelle parole di Borealo, un «nuovo concetto di apocrifo».
Della terza categoria «Vip e personaggi famosi» è bene segnalare Comprate il mio libro di Irene Pivetti ma soprattutto Yo, brothers and sisters siamo o non siamo un bel movimento?, pubblicato da un Jovanotti ragazzino nel 1988 e fatto non misteriosamente sparire dal mercato per le sue posizioni ambigue e a tratti entusiastiche su temi come la palestra, Berlusconi, McDonald's e la donna ideale.
La sezione «Politica» vede testi come Impara il judo con Putin, pubblicato da Mondadori nel 2001, Il leghista (collana in edicola distribuita «solo in Padania», con in omaggio la «padagenda») e L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio di Berlusconi, ovvero una serie di messaggi di sostegno ricevuti per Natale a seguito dell’attentato subìto in Piazza Duomo nel dicembre del 2009). Per Auroro Borealo testi come questi, al di là della loro fruizione comica, sono fondamentali per capire un pezzo di società italiana.
Da «Costume e società» meritano menzioni I drogati che hanno vinto la droga, Suicidio, modo d’uso. Storia, attualità, tecnica (libro francese ritirato dal mercato e ripubblicato in Italia da un collettivo di anarchici, potenzialmente una riflessione interessante sul suicidio assistito) e Cosa pensano le donne quando lessano gli spinaci.
Auroro Borealo continua a presentare libri, a commentare copertine e leggere estratti. Il pubblico è molto presente e divertito. L’evento può dunque procedere con la classifica «Sesso e amore», che merita di essere pubblicata interamente:
L’artista, allo scoccare dei 90 minuti di evento, concede le ultime chicche (Grattala e vinci, L’uccello nel paradiso, Quaggiù qualcuno mi tocca, Casanova in Kenya) e riflette sul fenomeno del self publishing per cui molti libri possono essere pubblicati senza il ricorso a una casa editrice.
Tempo dieci minuti e la piazza si trasforma. Tavoli e sedie spariscono, luci blu si intensificano, gente si accalca. Auroro Borealo toglie i panni del collezionista bizzarro e veste quelli del Dj, regalando al pubblico hit degli anni Novanta e Duemila. Il trittico iniziale Crying at the discoteque, Rhythm of the night e Freed from desire suscita un’esaltazione collettiva che vede piazza Alberti esplodere di frenesia. È la nemesi dei libri brutti: da testi rari e sconosciuti Auroro Borealo passa ai brani più famosi degli ultimi trent’anni alternando messaggi sugli schermi a bordo pista tipo l’anagramma MODERNI → MERDONI. Ci sono giovani volontari del Festival ma soprattutto tanti millennials che cantano a squarciagola Max Pezzali e Tiziano Ferro. Borealo flirta con il trash recuperando alcune hit come Gangnam style e Le tagliatelle di nonna Pina, evocando un random party che culmina nello stage diving delle 23.43 e nella richiesta insistente da parte del pubblico di spogliarsi nudo.
L’estate padana volge al termine, il Festival anche. La nostalgia aumenta minuto dopo minuto ma a dispetto delle condizioni climatiche e della latitudine, tutte e tutti, alzando gli occhi, possono scorgere un auroro borealo che illumina di blu il cielo mantovano.