Libro e Testo, due concetti da distinguere
8 9 2021
Libro e Testo, due concetti da distinguere

La distanza che li separa raccontata da Carlo Ossola

La Biblioteca Teresiana accoglie Carlo Ossola. Nessun ambiente avrebbe potuto accompagnare meglio il discorso del critico letterario. Tra manoscritti antichi, in un luogo affascinante e ricco di tesori letterari lo scrittore richiama da subito l'attenzione su una fondamentale differenza: testo e libro non sono la stessa cosa. Il testo è ciò che è redatto, il libro è ciò che arriva tra le mani del lettore.

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Talvolta tendiamo ad associare questi due elementi. Ad esempio, quando si chiede un parere su un libro, in realtà si intende un commento sul testo letto. Il testo necessita di supporti, vari e in continuo mutamento: in passato pietra, papiro, metallo o altri materiali veicolavano i testi; ora invece dispositivi elettronici e reti di connessione invisibili, che nessuno avrebbe potuto prevedere, scambiano messaggi. I “contenitori di testi”, se così possiamo chiamare i mezzi di comunicazione, si sviluppano di anno in anno. La velocità di questo processo aumenta costantemente. Nel 1899, quando Guglielmo Marconi brevettò il telegrafo senza fili, chi avrebbe mai potuto pensare che si sarebbe arrivati alla tecnologia attuale, capace di alcune funzioni che ormai superano quelle umane?

Ma la domanda che sorge spontanea è: cos’è un testo? Lo pensiamo come insieme di parole che, una dopo l’altra, inducono il lettore all’associazione mentale di un’immagine, ma un testo può essere qualsiasi cosa contenga e crei un messaggio. Ogni forma di espressione ne contiene uno, ma il libro è il supporto e la forma più comoda per leggere un testo. La divisione in capitoli, paragrafi, l’esistenza di un indice permettono al lettore di trovare facilmente ciò che interessa. La concretezza dei libri ha permesso che i testi siano stati tramandati per centinaia di anni. Sorge un problema: il caso in cui non ci sia equilibrio tra testo e libro. Il caso, dunque, in cui quest’ultimo non contenga completamente ciò che l’autore voleva trasmettere. Per spiegare meglio questa eventualità Ossola cita come esempio Orlando Furioso di Ludovico Ariosto che scrisse altri cinque canti, aggiunti postumi dal figlio. Anche Lo spazio letterario di Maurice Blanchot tratta il tema di “saggezza orfana”. Proprio questa è frequente nella Comedia di Dante. Si considera la presenza di argomenti incompresi, inaspettati o temuti. Un testo già scritto non può essere cambiato: anche se la storia o il finale non sono come vorremmo, va accettato per ciò che è.

Come comportarsi con un libro quindi? Secondo Ossola «Come ci si comporta con Dio». Citazione che da un lato eleva il libro e dall'altro evidenzia la sua duplice natura, esteriore e interiore. La parola “libro” infatti deriva da “liber”, termine latino che inizialmente indica la corteccia. Infatti, come l'albero, anche il libro presenta una parte esterna, robusta e protettiva, e una parte interna, linfa vitale.

Una scoperta infinita. Verso la fine dell'incontro, nel momento dedicato alle domande, una signora chiede come non tradire il testo quando si traduce. La risposta data è che ogni traduzione è una diminuzione: la lettura personale non sarà mai pari a quella dello scrittore. Ci si può solo arrendere davanti a questa verità e non peccare di presunzione. C’è anche la bellezza della continua scoperta, del mettere in dubbio la realtà, del non arrendersi davanti alla certezza totale. È questo che stimola la continua ricerca di sapere. Ossola lascia gli ascoltatori affiancando ad una frase presente nelle stazioni francesi la sua visione di lettura: «Attenzione: un treno ne nasconde un altro. Attenzione: una pagina, una riga ne nasconde sempre un’altra»

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