Metamorfosi di un ecosistema
10 9 2022
Metamorfosi di un ecosistema

Mantova, il Mincio e il tempo

«Il luccio in salsa è un piatto tipico mantovano, peccato che siano rimasti pochissimi lucci in zona e che la maggior parte di quelli che vengono utilizzati in cucina provengano da Danimarca o Norvegia», afferma Marco Bartoli, docente di Ecologia dell’Università di Parma. E prosegue: «Il luccio, infatti, è un pesce che riesce a predare tramite la vista e nelle acque torbide del Mincio – diventate torbide nel tempo – non ha vita facile».

Cambiare, adattarsi, continuare ad evolvere per sopravvivere. È questa la storia e forse il destino del fiume Mincio che circonda Mantova. La città, infatti, nel corso dei secoli, ha subito e continua a subire una metamorfosi pesante per mano dell’intervento umano. A partire dal 1100 – raccontano i ricercatori del gruppo di eXtemporanea che da anni ormai hanno come focus il Mincio e il suo ecosistema – quando i signori dell’epoca decisero, attraverso la costruzione del Ponte dei Mulini, di separare il Lago superiore dal Lago di mezzo e trasformare quindi il paesaggio mantovano da fluviale a lacustre.

Questo mutamento a livello paesaggistico portò con sé una moltitudine di conseguenze su più livelli, a cominciare da quello ovviamente geografico, ma anche storico, culturale, politico ed economico. Col tempo queste trasformazioni sono proseguite e non accennano a fermarsi. Questa relazione che intercorre tra ambiente ed elemento antropico si interseca inevitabilmente proprio col concetto di tempo. Sempre Bartoli afferma che «Mantova ha perso la sua faccia. Se riavvolgiamo il nastro rischiamo di non riconoscerla questa città».

Uno degli obiettivi degli interventi di Scienceground è quello di riportare attenzione sul valore del tempo e di fornire gli strumenti per una comprensione approfondita di come percepire l’ambiente non con gli occhi affrettati della modernità, bensì con un approccio più slow e meditativo. In questa visione, ripercorrendo il progetto di Via Fluminis, si capisce l’intervento del compositore Pierfrancesco Ceregioli. La sua “passeggiata sonora”, realizzata mediante la registrazione dei suoni della natura, mira a far riscoprire il piacere dell’udito, senso apparentemente subordinato rispetto alla vista, che però riesce a farci approfondire molti aspetti del mondo in cui viviamo e a farli apparire più chiari, belli e interessanti grazie ad un ascolto più profondo e cosciente.

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